What a nasty bludger

E pensare che Marcus Crouch non era mai stato un tipo particolarmente sportivo. Teneva alla sua forma fisica di certo, ma non abbastanza da potersi dire ossessionato dal movimento e dal conteggio giornaliero delle chilocalorie.
Era dunque un mistero come quella stessa mattina i suoi compagni di dormitorio fossero riusciti a convincerlo a recarsi presso il campo di Quidditch per una "partitella" amichevole contro gli Elementary di Grifondoro. Proprio lui, che di svolazzare su una scopa in pieno inverno non aveva alcuna intenzione, così come non aveva alcuna voglia di applicarsi per riuscire a lanciare pluffe in anelli posti a chissà quanti metri d'altezza.
Una personalissima vittoria era riuscito tuttavia da ottenerla: aveva insistito per fare da portiere, così da poter auspicabilmente passare la stragrande maggioranza del tempo a scaldarsi le mani con il proprio fiato caldo, mentre tutti gli altri si affannavano per strappare una vittoria del tutto inutile a qualunque immaginabile scopo.
Per una buona mezz'ora si era limitato a fluttuare nei pressi degli anelli che avrebbe dovuto difendere ed era bastato un attimo di distrazione a generare la tragedia del giorno. Uno degli avversari, in equilibrio precario sulla sua Scopalinda presa in prestito dalla scuola, aveva accidentalmente scagliato un bolide in sua direzione. Un bolide che non era neppure in realtà destinato a lui, ma che aveva inesorabilmente mancato il suo compagno di squadra, fino a schiantarsi con forza inaudita contro l'addome del Crouch.
Non sapeva neppure lui come caspita aveva fatto a restare in equilibrio sulla scopa, fatto sta che si era visto costretto ad abbandonare il campo per recarsi in infermeria, tirando giù vari ed eventuali santi dal paradiso ad ogni passo compiuto fino alla sua meta.

Io non volevo neanche giocare. Quanto ci metterà a guarire?

Era accomodato su uno dei lettini dell'infermeria, la camicia bianca completamente sbottonata ed il torace tonico esposto assieme all'ematoma di forma sferica posizionato al centro esatto del suo ventre, poco più giù rispetto allo sterno.

Suvvia signor Crouch, passa in fretta. Beva questo e torni nella sua sala comune. Tra tre o quattro giorni il livido sarà già largamente sbiadito.

L'infermiera a quel punto gli piazzò in mano un bicchiere ricolmo di una sostanza non ben identificata di colore azzurro cielo, rifilandogli anche una mezza pacca sulla spalla prima di girare i tacchi e fare per andarsene.

E si rivesta in fretta, per l'amor del cielo.

Con la fronte aggrottata per la confusione, seguì la figura della dipendente della scuola che si allontanava oltre l'uscio del magazzino, lasciandolo completamente solo con il bicchiere in mano.
Come caspita avrebbe potuto fare a mostrarle il risultato della botta senza sbottonarsi la camicia? Roba da pazzi.
Sospirò e lanciò un'occhiata all'interno del bicchiere, deglutendo dapprima a labbra arricciate prima di prendere un primo, incerto sorso.
Il sapore, dapprima amarognolo e stomachevole, virò pian piano verso note un po' più piacevoli. Decise di prendersi tutto il tempo del mondo prima di finire la medicina e rivestirsi. Non gli sarebbe dispiaciuto attardarsi un po' da quelle parti e tardare il rientro da quelle scimmie urlatrici dei suoi compari.

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