Too Much

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    La ricomparsa di Yerin Chang tra le aule scolastiche ha acceso diversi dibattiti, soprattutto dopo la sera della festa. La Chang è comparsa all'improvviso tra quei banchi, dopo un'assenza durata più di un anno, come se nulla fosse successo. Sorride, certo, ma di un sorriso che non convince del tutto mentre evita con qualche alzata di spalle le domande più invadenti sulla sua vita privata. « Ma è vero che sei tornata con Kim Lee?! » Un sorrisino imbarazzato.
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    « Lo hanno visto tutti, che Kim e Dewei si sono menati alla festa! » Uno sguardo sfuggente. Le manca il fiato. Dalla sera della festa è riuscita a vedere il gemello solo per quegli stessi corridoi, ma ad ogni suo tentativo di parlare Dewei ha risposto a mezza bocca. Non l'ha guardata negli occhi nemmeno una volta. Non l'ha abbracciata così stretta da toglierle il respiro, ne ha riempito quelle gote arrossate dal dispiacere di piccoli e teneri baci per scacciarne via la preoccupazione. Si è limitato ad alzare le spalle, mentre ondate di quella cupa delusione le arrivavano a scuotere le ossa senza alcuna pietà, lasciandola senza fiato. E senza di Dew, Yerin esiste solo per metà. Rimane di lei solo la parte più sbagliata, quella più fragile ed indifesa. Nel suo mondo fa freddo, senza di lui. Persino i rapporti con Poppy non sono più gli stessi. Li ha delusi tutti. Lo vede riflesso persino negli occhi di Kim quanto sia inadatta, ogni volta che si chiude in un nuovo silenzio con il quale sembra voler prendere gradualmente le distanze da lei, da quando il mondo gli ha urlato addosso quelle verità che Yerin ha con tanta attenzione cercato di tenergli nascoste per proteggerlo. Per proteggere entrambi. Dopo aver rischiato di andare in pezzi dopo la loro rottura e dopo essere quasi riuscita a ritrovare la felicità con il loro avvicinamento, Yeye sente nuovamente ogni cosa sfuggire al suo controllo. Per quanto tenti di stringere le dita per afferrare quella fragile felicità, la sente scivolare via senza riuscire a fare nulla per impedirlo. Eppure la mora ha deciso di tornare a lezione in un momento tanto delicato, ricercando un briciolo di normalità proprio tra un corso e l'altro così da poter tenere la mente impegnata su questioni ben meno spinose di quelle che stanno minacciando di mandare in frantumi la sua vita privata ed il suo cuore. Le basta concentrarsi sulle spiegazioni degli insegnanti e tagliare fuori ogni altro pensiero, riempiendo i quaderni di appunti ordinati e scambiando due chiacchiere di poco conto lungo i corridoi con gli studenti che condividono i suoi stessi orari. Eppure capita spesso che la testa si faccia pesante e gli occhi si inumidiscano all'improvviso, costringendola a correre via veloce prima che il fiato inizi ad agitarle il petto troppo velocemente. Si è nascosta dietro la porta chiusa del bagno più vicino, oppure ranicchiata dietro qualcuna delle statue del castello... oppure, come ora, nella solitudine che le è concessa dalle rive del lago nero, lì dove non arriva nessuno che possa notare quei lacrimoni che sfuggono dagli occhioni scuri e scivolano lungo le gote arrossate dalla paura, mentre le spalle esili tremano incontrollatamente. Singhiozza come una bambina, Yerin, portandosi istintivamente le gambe contro il petto per cercare di diventare ancora più piccina e sparire da quella giornata che sembra sul punto di schiacciarla viva. Rimane lì per ore intere senza riuscire a fare nulla anche una volta che le lacrime di sono fermate, fin quando il sole tramonta oltre la superficie scura del lago per avvertirla che è ora di rientrare al castello. Solo a quel punto torna a muoversi, sentendo i muscoli protestare dolorosamente nel tornare a muoversi dopo essere stati costretti per troppo tempo nella stessa posizione. Tenta di ricomporsi come riesce la Chang, prima di incamminarsi verso le luci del castello. È decisa a non farsi vedere da nessuno mentre raggiunge la torre dei superior, ma il destino sembra avere altri piani in serbo per lei. Ancora impegnata a strofinarsi gli occhi gonfi di pianto, si rende a stento conto di aver impattato contro qualcuno fin quando l'urto non porta l'esile corpicino ad indietreggiare di un paio di passi lungo il corridoio che pensava deserto. « Scusa, non stavo guardando dove andavo e...» Gli occhioni scuri lasciano la presa dalla punta delle scarpe della divisa per incontrare il volto del malcapitato che si è ritrovato travolto dalla sua sbadataggine, solo per soffermarsi un ogni lineamento familiare della ragazza che le compare davanti. « Octavia! » La Nightingale è uno splendore, come al solito, con quei capelli fluenti e quelle labbra così carnose da sembrare invitare a baciarle per scoprirne il sapore. Yerin si sbilancia istintivamente verso di lei, gettandole le braccia al collo per travolgerla in un abbraccio che rischia di privare l'ex Grifondoro del respiro per quanto è stretto. « Non ci vediamo da una vita e... come stai?! » Ci prova, davvero, a trattenere le lacrime che sente tornare a farle pizzicare il naso... ma è tutto inutile. Basta quella breve sensazione di calore per far crollare miseramente i nervi tanto tesi, tornando a far piagnucolare Yeye come una bimba mentre ancora rimane aggrappata all'altra. « S-scusa... »
     
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    Octavia Nightingale
    I anno Superior


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    Octavia non era mai stata male per l'assenza di suo padre, più che altro perché aveva avuto una figura paterna. Quando sua madre si fidanzò e sposò con Marcus lei aveva solo due anni, quindi da quando si ricorda aveva passato la sua intera vita con lui come padre, e lui era stato grandioso. L'aveva considerata sempre una figlia e non l'aveva mai fatta sentire esclusa, probabilmente per questo non aveva mai avuto la voglia di conoscere il suo vero padre, che senso avrebbe? Non si era mai interessato, da come aveva spiegato sua madre era scappato non appena aveva saputo la verità su sua madre, ovvero che era una strega, per quanto poteva saperne lei poteva pure essere morto, chissene. Come puoi sentire la mancanza di una persona che non hai mai vissuto? La sua famiglia ce l'aveva, e il padre esisteva, Marcus Blake, non qualcun altro che aveva semplicemente scelto la via più facile: scappare. A proposito di famiglia, Alison, era sua sorella, e le due non si consideravano sorellastre, bensì sorelle proprio di sangue. Avevano un rapporto stupendo, avevano solo due anni di differenza quindi si può dire che erano quasi coetanee, infatti Octavia la considerava anche una migliore amica. Lei sapeva tutti i suoi segreti, e viceversa, e per la sorella provava un grande senso di protezione. Questo per spiegare il tipo di rapporto che legava le due, chiunque faceva soffrire l'altra aveva una grossa X, e quando ci si mettevano potevano essere proprio cattive.
    Era pomeriggio tardi, le lezioni erano finite, sia per i Superior che per gli studenti più piccoli, in quel preciso momento Octavia si trovava nei pressi del corridoio davanti alla Sala Grande, aveva intenzioni di tornare abbastanza in fretta verso la torre dei Superior, dove si trovava il suo appartamento. Quella giornata era stata abbastanza stancante, le lezioni l'anno prima erano difficili, ma da quando aveva deciso di intraprendere il percorso da Superior era diventata tutto molto più difficile. Si parlava di un livello avanzato di determinate materie, quindi la stanchezza mentale si faceva sentire molto di più. Quindi stava per girare l'angolo quando da lontano vede la figura di sua sorella alle prese con un litigio. Di nuovo. Non era la prima volta che Alison aveva problemi con una certa studentesse Serpeverde del suo stesso anno, le aveva raccontato di diversi scontri, e Octavia non avrebbe di certo voluto mettersi in mezzo, era grande, e farsi difendere dalla sorella maggiore immaginava non fosse il massimo. Così decise di rimanere in disparte, osservando la situazione ed in caso intervenire nel momento più opportuno. La studentessa Serpeverde avanzò di qualche passo con fare arrogante, avvicinandosi ad Alison prepotentemente. Fu più forte di lei, non riuscì a rimanere ferma. "Fai qualche passo indietro, se no giuro che ti faccio tornare da dove sei venuta frignando come una bambina." esclamò la ragazza alzando la voce essendo che si trovava parecchio lontana. La Serpeverde sorrise guardando prima Octavia e poi Alison, per poi girare i tacchi e tornare dai suoi amichetti. "Lo so. Non arrabbiarti, ma mi hai raccontato di quanto sia insopportabile, e quindi è diventata insopportabile pure per me. Ci ho provato a farmi gli affari miei, non guardarmi così." cercò di giustificarsi portando una mano sulla spalla della sorella. "Potevi evitare, ora comincerà con la storia che non so difendermi, che ho bisogno della sorella per difendermi. Avevo tutto sotto controllo. GRAZIE EH." Octavia rimase di sasso, quella era proprio pazza. MAH. La lasciò andare verso le sue amiche, le sarebbe passata velocemente, in fondo non aveva fatto proprio nulla di male.
    Stava per arrivare verso la torre dei Superior quando qualcuno andò a sbattere su di lei, fece qualche passo indietro, ancora non capendo di chi si trattasse visto che in quel momento aveva lo sguardo su un libro, che cadde nel momento dello scontro. "Scusa, non stavo guardando dove andavo e..." Yeye! Era tornata da poco e non aveva ancora avuto il piacere di riparlare. Aveva sentito delle voci strane su di lei e il suo ex (?) ma non sapeva nulla. La ragazza si buttò in un abbraccio stretto, chiaramente aveva bisogno di affetto- "Tu mi devi spiegare che fine hai fatto, sei sparita e non mi hai detto nulla! Comunque io sto bene, t..." stava per chiederle come stesse anche lei, ricambiando l'abbraccio quando sentì che l'amica iniziare a piangere. "Yeye?" la chiamò Octavia per poi spostarla dall'abbraccio delicatamente e dolcemente. "Che succede? Che hai?" chiese abbassando la voce ed asciugando le lacrime sul viso di Yerin con la sua mano, aveva sempre avuto un bel rapporto con lei, e quando era sparita si era sempre chiesta il motivo, le voleva bene, e vedere un'amica piangere per la Nightingale non era mai bello.
     
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