Knocking on Hell's door.

Privata; Indira.

« Older   Newer »
 
  Share  
.
  1.     +1   Top   Dislike
     
    .
    Avatar

    Junior Member

    Group
    Ministero
    Posts
    13
    Reputation
    +12

    Status
    Waiting!
    «Sei una pivella, Robyn. Cosa credevi? Che ti avremmo considerata da subito una di noi? Che sarebbero bastati i tuoi dieci anni di studio per prenderti sul serio e portarti fuori con noi? Eh no, mia cara, gavetta!.» Sola, durante quella che era la prima vera serata primaverile di Aprile, Robyn camminava a passo lento per Diagon Alley. Stretta nella sua giacca di pelle nera anni '90, si lamentava di quella che era l'unica missione che le assegnavano da mesi: ricognizione. Era l'ultima arrivata, il grado più basso di tutta la scala gerarchica, un granello di sabbia nel deserto... insomma, non importava che lei si sentisse pronta per essere messa alla prova per davvero, quello che aveva appreso in quegli ultimi mesi di ricognizione era che odiava le gerarchie.
    Era stato un patronus a forma di donnola a riferirle quale sarebbe stato il luogo designato per l'incarico: Magie Sinister, una notizia che la ragazza aveva accolto con un borbottio ed un alzata di occhi al cielo. Dannazione., aveva pensato, mentre chiudeva a chiave il suo negozio di dischi e, skateboard alla mano, si dirigeva al primo camino per Metropolvere disponibile. Non si preoccupò nemmeno di fare un cambio d'abiti per l'occasione: la sua camicia oversize con motivi hawaiani infilata in un paio di jeans a vita alta le avrebbero donato un'aria stravagante e di sicuro nessuno avrebbe pensato che fosse lì in qualità di Auror.

    «Questi fottutissimi maghi oscuri non li capirò mai.» bisbigliò tra sé e sé, con una mano sul petto, vittima di un mezzo infarto per essersi sporta troppo nella vetrina di un negozio la cui insegna - aveva notato troppo tardi - recitava "Negozio di Ragni Giganti". Per fortuna, trovare Magie Sinister non fu così complesso. Ciò nonostante, per riuscire a raggiungerlo, dovette superare un paio di gruppetti di maghi dall'aspetto terrificante, vestiti interamente di nero e dagli alti cappucci a punta; incontri che le fecero cercare la bacchetta sotto ai vestiti, pronta per ogni evenienza. Fu solo dopo averli superati ed essersi lasciata indietro Candele Velenose per ogni Occasione, che Robyn vide finalmente l'insegna di quella che era la sua destinazione. Vi si stava dirigendo, aveva persino accelerato il passo, quando la sagoma di una ragazza della sua età uscì dal negozio, lasciando l'irlandese senza parole, con solo parolacce. Cazzo, cazzo, cazzo. si disse mentalmente, appiattendosi dietro ad alcuni cassonetti, incredula che quello che aveva visto potesse corrispondere alla realtà. Restò immobile e silente per qualche minuto, mentre l'altra faceva scattare le serrature del negozio producendo dei tintinnii impossibili da confondere con qualsiasi altro rumore. Come avrebbe dovuto comportarsi in quella situazione? Se era davvero chi pensava che fosse, non poteva ordinarle di riaprire tutto per ispezionarle il negozio. E poi... cosa diamine ci faceva Indira, da Magie Sinister???
     
    Top
    .
  2.     +1   Top   Dislike
     
    .
    Avatar


    Group
    Fatati
    Posts
    14
    Reputation
    +7

    Status
    Anonymes!

    Indira Blackthornthere's always light after the dark

    Darkness Fae
    28 y.o.
    Magie Sinister
    Quello di Notturn Alley era sempre stato un vicolo angosciante, a tratti decisamente pericoloso. Glielo avevano raccontato, ma era stata in grado di percepirlo con i sensi che le restavano. Se fosse stata una strega, si ripeteva di tanto in tanto, avrebbe certamente goduto del dono della preveggenza, ché il suo sesto senso non l'aveva mai tradita e la sensibilità con cui sfiorava il mondo circostante non poteva essere messa in discussione. Sentiva l'aura oscura che avvolgeva quel posto, vibrava del buio che lo avvolgeva e se ne nutriva. Fata del Buio e di tutte le sue accezioni, Indira si aggirava sicura e invisibile tra quegli angoli oscuri, celata dalla propria natura dagli indiscreti occhi altrui, priva del timore che era solito scaturire il cuore di chiunque altro.
    Diaval si svegliò e parve fare le fusa sul proprio trespolo. La fata curvò gli angoli delle labbra verso l'alto mentre si accingeva a percepire la sua essenza. La compagnia del corvo era per lei essenziale: non solo la creatura era i suoi occhi o ciò che ne rimaneva, ma rappresentava anche la sua unica compagnia.
    «Dormito bene?» La voce risuonò roca e svogliata persino alle sue stesse orecchie, quasi necessitasse di sgranchirsi a seguito di ore di stasi. Si schiarì la gola e terminò di assaporare con le dita le parole incise sul libro di Magia Nera, quel volume che studiava inutilmente da settimane. Non le sarebbe servito a niente, se non a incrementare una passione che sarebbe rimasta tale. Sospirò e richiuse il tomo, volgendo lo sguardo vacuo di fronte a sé.
    «Credi sia il caso di andare?» Il buio aveva ormai coperto il cielo offuscato dal grigiore delle nubi, l'aria era umida e il sentore che a breve la pioggia avrebbe reso difficile a Diaval volare la convinse ad abbandonare il negozio prima del previsto. Il gracchiare del corvo le diede conferma di quei pensieri e allungò la mano sulla propria destra per afferrare l'ampio mantello e indossarlo sulle spalle celate da una maglia succinta, le maniche avvolte in un velo fitto il cui colore si fondeva perfettamente con quello della pelle scura. La mancina tastò il tavolo fino a trovare le chiavi, per poi lasciar sfilare le dita sul bordo della superficie lignea fino a riscontrarne la fine.
    «Devo trovare l'ampolla con radici di Artemisia.» Lo avvertì un attimo prima di sentirlo planare a breve distanza, lì dove sapeva trovarsi il secondo ripiano di una libreria che necessitava urgentemente di una riparazione. Sbuffò aria dal naso, il sopracciglio destro si inarcò in un cipiglio contrariato. «Prima o poi quel vecchio dovrà sborsare diversi Galeoni per gli ingredienti che perderà.» Cadendo inevitabilmente a terra e marcendo. Era solo questione di tempo.
    Sentì le ali del corvo solleticarle le dita non appena sollevò il braccio per afferrare ciò di cui necessitava, sentendo lo scaffale scricchiolare nonostante la delicatezza che infuse nel gesto. Si avviò dunque verso l'uscita infilando l'ampolla nella borsa e fece scattare la serratura. Sentì dei passi ma non diede loro alcuna importanza, fu invece Diaval ad attirare la sua attenzione, allontanandosi in volo e gracchiando con insistenza, facendo sì che Indira volgesse verso di lui il volto e lasciando che l'oscurità scaturisse dalle proprie mani in una tacita e ancora flebile minaccia.
    «Non ti hanno mai detto che è maleducazione spiare la gente?» Mormorò affinché l'ospite evidentemente sgradito al corvo la sentisse. «Soprattutto le dame in evidente difficoltà.» Il tono candido vibrò dietro la menzogna: non era affatto in difficoltà, men che meno indifesa.
    Indurò i lineamenti del volto e perse il lieve sorriso che poco prima fu rivolto al nulla, per poi ringhiare quello che risuonò come un primo e ultimo avvertimento. «Vieni fuori.»

    Scheda | Role



     
    Top
    .
  3.     +1   Top   Dislike
     
    .
    Avatar

    Junior Member

    Group
    Ministero
    Posts
    13
    Reputation
    +12

    Status
    Waiting!
    Con la schiena spalmata contro una parete di pietra fredda, Robyn si maledisse e, per un breve anzi brevissimo istante, comprese ciò che spesso cercavano di dirle i colleghi più anziani. "Serve esperienza, Murphy.", "Devi farti le ossa.", "Sbaglierai, eccome se sbaglierai. Devi solo sperare che il tuo errore non sarà fatale per qualcuno". Affermazioni, quelle, che la infastidivano terribilmente, spingendola a sbuffare e ad alzare gli occhi al cielo almeno il 95% delle volte. Come poteva imparare, si chiedeva, se continuavano a tenerla in panchina? Robyn era un fottutissimo grifo, viveva di emozioni forti, di passione, di azione, di avventura. Sul serio pensavano che fosse più saggio aspettarsi che lei apprendesse il mestiere attraverso i racconti altrui? Risposta breve: sì. «Non sarebbe meglio farmi cominciare da qualche parte? Un incarico semplice, qualcosa che non preveda la possibilità di mettere in pericolo nessuno. Mi sono diplomata con ottimi voti, dopotutto. E sono una fottuta strega, ho una bacchetta, cosa mai potra succedere?» aveva pregato il suo supervisore, con tanto di mani giunte e occhioni dolci (un metodo che funzionava sempre, soprattutto quando lo attuava con soggetti di sesso maschile e se ci aggiungeva un bel labbrino). Dopo aver visto Indira Blackthorne uscire da Magie Sinister, però, si pentì immediatamente di essere stata così avventata. Forse, in fin dei conti, avrebbe davvero dovuto concentrarsi sulla teoria e lasciare la pratica ad una versione più riflessiva e meno impulsiva di sé stessa. I suoi colleghi non avevano tutti i torti.
    Ma aver sorpreso la sua più grande cotta di tutti i tempi intenta ad uscire dal negozio di Magia Oscura più famoso di tutto il Regno Unito non bastò a placare il karma, no. Ci si aggiunse pure quel fottuto corvaccio a romperle le uova nel paniere: il rapace che evidentemente aveva riconosciuto nell'irlandese un pericolo, impiegò pochi istanti per localizzarla e quando finalmente lo fece, volò in picchiata e - a più riprese - le beccò i dread sottili, costringendola a uscire dal suo nascondiglio per riuscire a guadagnare abbastanza spazio da poter agitare le braccia nel vano tentativo di scacciarlo. «Ahi, ehi! AHIA! Maledett-smettila subito.» So che puoi sentirmi, stupido pennuto, sono io, idiota, sono Robyn!. Ma nemmeno la comunicazione telepatica sembrava convincere il corvo a lasciarla in pace. Non erano mai andati molto d'accordo, lei e quell'uccello. Cioè, l'irlandese tendeva a non andare d'accordo con gli uccelli in generale, ma quella era un'altra storia... «Non ti hanno mai detto che è maleducazione spiare la gente? Soprattutto le dame in evidente difficoltà.» La voce di Indira fece desistere il suo dolce animale-guida dall'aggredire ancora la povera Auror. Costretta a uscire allo scoperto, Robyn lanciò un'occhiataccia al suo assalitore, si spolverò i vestiti e si portò indietro i dread, cercando di recuperare un po' di credibilità (per la dignità era decisamente troppo tardi). «Qui l'unica dama in difficoltà sono io.» tossì Robyn, portandosi i pugni ai fianchi, in una posa buffa e minacciosa al tempo stesso. «E' così che si riaccolgono le vecchie amiche?» domandò, fingendosi stizzita, ma allargando un sorriso che - era certa - l'altra poteva percepire.
     
    Top
    .
  4.     +1   Top   Dislike
     
    .
    Avatar


    Group
    Fatati
    Posts
    14
    Reputation
    +7

    Status
    Anonymes!

    Indira Blackthornthere's always light after the dark

    Darkness Fae
    28 y.o.
    Magie Sinister
    Nessuno l'aveva mai messa alla prova, considerandola evidentemente inadeguata a qualsivoglia mestiere o semplice compito. Non era una novità per lei, avendo vissuto metà della propria vita in quelle condizioni. Se all'inizio era stato difficile, Indira non lo aveva mai dato a vedere, celando quella fiamma di rancore tuttavia attenuata da amara consapevolezza: dopo aver perso la vista si sentì smarrita, alienata da un mondo che sembrava non riuscire a fornirle ciò di cui aveva bisogno. La verità si nascondeva nel punto più infimo della sua coscienza, lì dove la saggia consigliera la convinse a essere lei stessa a rendere il mondo un posto adeguato in cui poter continuare a vivere seppur con mezzi differenti.
    Il contatto con le riserve dei draghi era stato propiziatorio. L'incontro con Emit, l'anziano Opaleye che era stato privato della vista per opera dei bracconieri, le aveva paradossalmente aperto gli occhi su una realtà in cui avrebbe potuto sopravvivere, lasciandosi guidare da sensi generalmente sottovalutati, sfiorando il mondo con mani che avrebbero potuto leggere per lei, un udito che sarebbe riuscito a guidarla nel percepire il suono del vento, il frusciare delle foglie e le parole soffiate da sussurri altrimenti difficili da cogliere, profumi che le avrebbero concesso di cogliere dettagli solitamente considerati superflui.
    La vista era una finestra sul mondo, ma avrebbe potuto osservarne il panorama anche dietro un vetro opacizzato.
    Non era mai stata messa alla prova, Indira, eppure aveva tutte le intenzioni di dimostrare a se stessa, più che agli altri, di poter essere in grado di fare qualunque cosa.
    «Strano» commentò inclinando appena il capo, l'oscurità emanata dalla propria figura a infittirsi, «solitamente non attacca.» Diaval era sempre stato molto discreto con gli estranei dacché lo aveva scelto come guida, rappresentando i suoi occhi in una realtà che neppure chi era dotato della vista riusciva effettivamente a cogliere.
    Sentì la voce di una donna e i suoi sensi si affilarono: non era anziana e neppure infantile, era vigorosa eppure celava un velo di timore. Non le parve pericolosa, ma dovette dar credito alla reazione del corvo.
    Indira non poté vederla, ma Diaval tornò al suo fianco appollaiandosi sulla spalla sinistra: nessun pericolo. Inarcò un sopracciglio, la Fata, mentre l'oscurità veniva riassorbita dal fulcro del proprio potere, assopita a causa della familiarità di quella voce che, se ben ricordava, non sentiva da troppo tempo.
    La donna dall'altra parte di quella peculiare conversazione non era una dama in difficoltà, almeno quanto non lo era lei. E sorrise, Indira, nel compiere qualche passo verso la vecchia amica che Robyn Zoe Murphy era stata per lei. Un perno attorno al quale più e più volte aveva gravitato tempo prima.
    «E' il minimo dopo essere sparita per anni.» Qualcosa che, per quanto ingiusto, valeva anche per lei. «Christine, giusto?» Sorrise di gusto, mentre immaginava la faccia di Robyn contrasti per la frustrazione.

    Scheda | Role



     
    Top
    .
  5.     +1   Top   Dislike
     
    .
    Avatar

    Junior Member

    Group
    Ministero
    Posts
    13
    Reputation
    +12

    Status
    Waiting!
    Una brezza leggera scompigliò i dread di Robyn, costringendola a portarsi una mano sul volto per allontanarli dagli occhi e, quando ebbe fatto e fu libera di volgere lo sguardo dritto difronte a sé, la giovane Auror deglutì a vuoto. Illuminata dalla sola luce a intermittenza di un vecchio faro e da quella fioca delle insegne al neon dei pochi negozietti siti a Notturn Alley, Indira Evelyn Blackthorn si mostrò in tutta la sua bellezza, lasciando l'altra temporaneamente senza parole (un evento più unico che raro). Lo sguardo di Robyn si soffermò su quella sagoma per degli interminabili istanti e, quasi involontariamente, la studiò nella speranza di trovarci qualcosa di anche vagamente familiare. Dai capelli corvini che erano più corti di quanto non li portasse in passato, al volto - ora meno rotondo e più spigoloso, sino alle labbra ora serrate compostamente in un modo che contribuiva a rendere la sua espressione più seriosa e meno rilassata: tutto di Indira sembrava essere cambiato, ma c'era stato un tempo in cui la sua presenza aveva significato casa per l'irlandese e, per quanto ci avesse provato a dimenticarlo, era bastato risentire il suono della sua voce per far crollare tutte le miserabili difese di Robyn.
    «O-oh, n-non attacca di solito eh?» ripeté, quasi balbettando, puntando lo sguardo sulla punta dei propri anfibi, in palese difficoltà. Si, perché a starle lontana si era quasi abituata col passare degli anni (il buon 'occhio non vede, cuore non duole'), ma vederla di nuovo lì, a pochi metri da lei, ancora più radiosa del passato... a quello Robyn non sarebbe stata pronta nemmeno se fosse stata preparata a quell'incontro. «E' un buon guardiano.» riconobbe a malincuore, alzando nuovamente lo sguardo sulla figura dell'altra. C'erano stati anni in cui il rapace avrebbe riconosciuto nella sua figura un'alleata, piuttosto che una minaccia, e questo lo sapevano entrambe.

    ***

    «A te cosa sembra?» chiese Robyn puntando il cielo con l'indice, prima di voltarsi a guardare la sua interlocutrice. Sdraiate scompostamente nel prato di Tenuta Grayson, le due ragazzine avevano approfittato della distrazione delle rispettive famiglie per svignarsela, in cerca di un po' di tranquillità, un posto dove non avrebbero dovuto tenere la schiena dritta, avrebbero potuto fare a meno di tutte quelle buone maniere e - soprattutto - di quegli odiosi strumenti di tortura chiamati tacchi. Avevano corso per una buona decina di minuti, completamente scalze, prima di raggiungere un angolo della tenuta che fosse lontano da occhi indiscreti, dove potessero essere finalmente libere, ma alla fine ce l'avevano fatta.
    Concentrata com'era ad osservare le stelle, Indira non fece caso al modo in cui Robyn ne osservava il profilo, quasi sognante. Non sapeva bene quando tutto era cominciato, se da giorni, settimane, o forse mesi, ma c'era qualcosa di diverso in lei. Improvvisamente, le piccole attenzioni che le rivolgeva la sua migliore amica, non erano più così scontate, e se fino a quel momento un abbraccio o le loro mani che si cercavano erano stati gesti innocenti, amichevoli, ora Robyn si domandava se anche l'altra non bramava un altro tipo di intimità.
    «E' un drago, non ti pare?» le domandò Indira sorridendo e cercando lo sguardo di Robyn, che immediatamente distolse il suo e ne approfittò per cercare la bacchetta. Qualche parola sussurrata, alcuni brevi movimenti del polso e come puntini su un foglio di carta, le stelle che entrambe avevano osservato fino a quel momento sembrarono unirsi fino a formare la sagoma di un grande drago che - animato dalla magia - tentò di sputare fuoco, ma che produsse una banalissima nuvola di fumo, provocando la risata della Blackthorn e l'enorme sorriso di Robyn.

    ***

    «E' il minimo dopo essere sparita per anni.» la voce della mora costrinse Robyn a tornare alla realtà. Una smorfia semi contrariata increspò le labbra dell'Auror. Era vero, era stata lei a sparire. Dopo il suicidio della madre, e la conseguente scoperta della maledizione che colpiva tutte le donne della famiglia, Robyn aveva sentito il bisogno di allontanarsi da tutti i suoi affetti più profondi e, inutile specificarlo, Indira non solo ne faceva parte, ma era il motivo principale per cui si era presa quella pausa. Una pausa che si era protratta per così tanto tempo che, alla fine, si era tramutata in una vera rottura. «Christine, giusto?» ancora una volta, l'altra riuscì a catturare la sua attenzione. Indignata, ma palesemente più rilassata, Robyn aprì la bocca e incrociò le braccia al petto, ma non riuscì a dibattere a tono, non subito. «Ti è bastato così poco per dimenticarmi?» le domandò, alzando un sopracciglio. «Pensavo di essere l'unica per te.» scherzò ancora, senza nemmeno provare a nascondere quell'allusione maliziosa che era rotolata fuori dalle sue labbra prima che potesse fermarla. Si morse il labbro inferiore, cercando di mascherare il nervosismo, ma odiava sentirsi così vulnerabile e, prima che l'altra potesse realmente risponderle, Robyn parlò ancora. «Senti, ti va... Si, insomma, qui vicino c'è un locale... Possiamo cenare insieme se ne hai voglia... Offro io.» Lei e la sua fottuta impulsività.
     
    Top
    .
  6.     Top   Dislike
     
    .
    Avatar


    Group
    Fatati
    Posts
    14
    Reputation
    +7

    Status
    Anonymes!

    Indira Blackthornthere's always light after the dark

    Darkness Fae
    28 y.o.
    Magie Sinister
    Era difficile che Indira dimenticasse, di qualunque cosa si trattasse. I ricordi erano invero l'unica finestra per lei, su un mondo che aveva smesso di mostrarsi in tutto il suo splendore, difetti compresi. Ricordava Robyn come se non l'avesse incontrata per paio di giorni appena e non per tutti quegli anni che avevano messo tra loro un'inevitabile distanza, ed era certa che anche l'Auror si ricordasse di lei, del tempo trascorso insieme e di ciò che entrambe avevano provato l'una vicino all'altra. Anche per Indira lei era stata casa, e Amren aveva sempre sofferto di quel legame, ché la Fata del Buio si era avvicinata talmente tanto a Robyn da considerarla parte integrante della propria vita. Non provavano gli stessi sentimenti l'una per l'altra, ciò non escludeva il fatto che Indira fosse stata legata in maniera indissolubile alla strega, pur non cogliendo allora ciò che l'altra sentiva nei suoi confronti.
    Sorrise nel sentirle definire Diaval un buon guardiano, riconoscendo in quelle parole una verità imprescindibile. Il corvo era stato l'unico essere in grado di farla sentire sicura, conscio di poter scatenare l'oscurità della Fata a seconda di un verso, di quella lieve brezza capace di generare planando nelle sue vicinanze. Si domandava spesso cosa avrebbe fatto senza di lui, e in ogni occasione non faceva che costringersi a riflettere su ben altro. Non riusciva a tollerare l'idea di dover perdere i propri occhi una seconda volta.
    «Lo è davvero.» Commentò sollevando la mano sinistra su di lui, soddisfatto nell'appollaiarsi sulla gemma del bastone. Sfiorò il suo petto e quasi lo sentì gemere sotto il tocco delicato che gli concesse, mentre le labbra della Fata si distendevano.
    Non poteva immaginare che Robyn fosse tornata indietro nel tempo, ricordando quel momento in cui, libere dalle costrizioni delle rispettive famiglie, si erano lasciate andare su un prato, scalze e lontano dal mondo che pretendeva la loro assoluta perfezione. Era una rarità, quella che le aveva viste legarsi fino a quel punto: una famiglia di maghi e una di fate intenzionate ad allearsi e lasciando che le rispettive figlie potessero fare altrettanto.
    Quel giorno di tanti anni prima, Indira non aveva idea che Robyn la osservasse con occhi diversi. Un dettaglio che probabilmente e paradossalmente nel presente avrebbe notato. Forse avrebbe sentito il suo respiro farsi più veloce e sfiorarle impercettibilmente il viso lasciandole intuire che il suo fosse rivolto verso il proprio. Qualcosa che a quel tempo non era in grado di fare e che al contempo avrebbe concesso alla strega di lasciarsi andare.
    Indira a quel tempo non provava quel sentimento per l'amica di sempre, tuttavia avrebbe fatto qualunque cosa pur di non perderla. Quel drago che l'altra le aveva donato, era divenuto simbolo della natura che le accomunava.
    «Non ti ho dimenticata affatto» rispose con un accenno di divertimento «ma era divertente lasciartelo credere. Non ti sembra?» Il fuoco che da sempre divampava in Robyn l'avrebbe probabilmente spinta ad aizzarsi contro di lei, ma Indira sapeva dominarla, quell'indomita fiamma, lo aveva sempre fatto. O almeno così credeva.
    Inarcò un sopracciglio di fronte al suo invito, ma non udendo alcun verso da parte di Diaval, annuì. Aveva amato profondamente Robyn, quasi al pari di Amren. Tuttavia erano trascorsi anni e lei era cambiata. Entrambe erano cambiate. Non poteva dire di non fidarsi di lei, ma neppure dare per certa una fiducia che un tempo era tutto ciò che poteva desiderare dall'altra.
    Robyn era sparita, sì, ma lei non aveva fatto nulla per impedirglielo. Erano colpevoli entrambe, che fosse stato per la madre della strega o per la cecità della Fata.
    «Come potrei rifiutare?» Domandò avvicinandosi a lei, il corvo a riprendere il volo per controllare il passo della padrona. «Ho molta fame e tanto da raccontarti.» Come ai vecchi tempi, si disse, mentre la affiancava e il profumo di un tempo ne risvegliava i sensi.
    Era certa che in passato Robyn avesse avuto quell'odore, ma solo allora si rese conto di quanto esplicativo e familiare fosse.

    Scheda | Role



     
    Top
    .
  7.     +1   Top   Dislike
     
    .
    Avatar

    Junior Member

    Group
    Ministero
    Posts
    13
    Reputation
    +12

    Status
    Waiting!
    Osservò Indira riservare qualche piccola carezza al corvo e istintivamente un sorriso comparve sul suo volto. Diaval, il pennuto rompi palle, era uno dei motivi per cui la ragazza aveva superato la perdita della vista e - per quanto Robyn lo odiasse - una parte di sé era grata a quello stupido uccello, senza il quale le cose sarebbero andate diversamente.
    «Divertente, mh?» la rimbeccò, con un cipiglio curioso dipinto sul volto. No, Robyn non avrebbe trovato affatto divertente la possibilità che Indira non ricordasse i loro trascorsi. Insomma, immaginatevi di allontanarvi dall'unica persona al mondo con la quale vorreste stare, e per la quale avete appreso di provare qualcosa di più profondo dell'amicizia, immaginatevi di esservene andati dopo aver scoperto di essere maledetti, di aver ereditato una maledizione che - in un futuro nemmeno troppo lontano - vi costringerebbe a perdere la vostra umanità... e immaginatevi se dopo tutto il vostro sacrificio, quella persona vi confessasse di non ricordare chi voi siate... No, Indira, non sarebbe affatto divertente. «Si vede che non mi frequenti più da tempo, cara Blackthorn scosse il capo l'ex-grifona, pensando ad almeno un migliaio di battute migliori di quella dell'amica.

    L'invito a cena era venuto fuori prima che l'Auror potesse collegare il cervello alla bocca. Erano bastati letteralmente pochi minuti in compagnia dell'irlandese a vanificare ciò che Robyn aveva cercato di fare per anni interi. Due. fottutissimi. minuti. E, prima che potesse anche solo pensare di rimangiarsi tutto magari inventandosi qualche impegno improrogabile per conto del Ministero, l'altra accettò l'invito. «Oh, o-ottimo! Andiamo allora.» balbettò sorpresa, riprendendo però subito il controllo della propria voce. Fanculo l'incarico, fanculo il paternalismo, fanculo tutto. In fondo, era solo una cena e non aveva intenzione di sprecare nemmeno un minuto del tempo che le era stato concesso dalla ragazza. «Per di qua!» esclamò Robyn, indicando una strada alle proprie spalle e aspettando che Indira la precedesse. Prima di seguirla e affiancarla, diede un'ultima occhiata all'insegna di Magie Sinister e si morse il labbro inferiore. Per una volta, il suo status di pivella era qualcosa che avrebbe sfruttato nella speranza di trovare una scusa plausibile al mancato completamento della missione che le era stata affidata.

    Il Calderone Fumante era un piccolo risto-pub nel cuore di Diagon Alley, un gioiellino di locale che Robyn aveva scoperto solo di recente. Illuminato dalle sole fiamme danzanti di almeno un centinaio di candele che fluttuavano sopra le teste degli avventori, l'ambiente era avvolto da un'atmosfera magica e invitante. Le pareti di pietra erano state ornate di quadri incantati che sembravano quasi osservare con curiosità gli ospiti, cercando di captare - nei loro racconti - dettagli e curiosità da raccontare ai posteri. Qua e là, comparivano mensole colme di strane bottiglie di diversa forma e colore, contenenti chissà quale tipo di bevanda magica. Nella sala principale, quella in cui ci si imbatteva non appena si superava l'ingresso, tavoli di legno massiccio erano sparsi strategicamente per occupare tutto lo spazio intorno a quello che era un vero e proprio palco, dove ogni sera musicisti da ogni parte del Regno Unito portavano la propria musica, dando il proprio contributo all'atmosfera già di per sé rustica del locale.
    Anche quella sera, in effetti, la musica - una sorta di indie/gospel - faceva da sottofondo al chiacchiericcio dei presenti, intenti quasi tutti a gustare le prelibatezze del posto. «Vieni con me, ti faccio strada.» disse improvvisamente Robyn, sfiorando il polso dell'altra affinché le stesse vicina. Insieme raggiunsero uno dei tavoli più lontani dal palco e dalla folla, così da riuscire ad ottenere un minimo di riservatezza, e presero finalmente posto una difronte all'altra. Una cameriera le accolse col sorriso, lasciò loro un paio di menù e promise che sarebbe tornata nel giro di qualche istante, poi si allontanò. Quando rimasero finalmente sole, Robyn sbirciò distrattamente il menù e più attentamente, invece, finì per osservare Indira. «Quindi... - si schiarì la voce - «...cosa fai ora?» le domandò, cercando di distogliere i suoi pensieri da ciò che i suoi occhi, invece, non riuscivano a smettere di guardare.
     
    Top
    .
  8.     Top   Dislike
     
    .
    Avatar


    Group
    Fatati
    Posts
    14
    Reputation
    +7

    Status
    Anonymes!

    Indira Blackthornthere's always light after the dark

    Darkness Fae
    28 y.o.
    Magie Sinister
    Indira non era esattamente ciò che le persone avrebbero definito divertente. Era tutto fuorché quello, d'altronde vantava un umorismo nero, quasi tetro, di cui in pochi potevano giovare. Robyn non era mai rientrata in questa piccola nicchia, più intenzionata a trascinare l'indiana in una luce di cui quest'ultima non avrebbe più potuto godere. Si era chiesta più volte, Indira, che fine avesse fatto l'unica amica per cui avrebbe venduto l'anima, non riuscendo tuttavia a coltivare la sofferenza e quel qualcosa che somigliava pericolosamente all'odio, non come conseguenza di ciò che di più importante aveva condiviso con qualcuno che aveva sfiorato l'affetto che la Fata nutriva per la gemella.
    Le sue labbra si curvarono in un sorriso e la testa si inclinò appena verso Diaval, che le sfiorò i capelli con l'ala destra. Non vi era imbarazzo nelle sue parole, nei suoi gesti, consapevole di quanto tuttavia fossero distanti, una lontananza che ben poco aveva a che fare con quella manciata di metri su cui il corvo poneva lo sguardo minaccioso.
    Il vicolo di Notturn Alley faceva da sfondo a quel fortuito incontro, l'invito della strega divenne la prima occasione di ritrovo per le due che un tempo si erano concesse reciprocamente qualunque emozione, qualsivoglia segreto. Le era mancata, Robyn, Indira non avrebbe potuto negarlo. Avrebbe avuto bisogno di lei, ma la sua assenza l'aveva spinta, dopo essere riuscita a placare il dolore della perdita, a reggersi sulle proprie gambe, cercando conforto altrove. Diaval sembrò percepire quei pensieri ed emise un verso che riecheggiò dentro di lui.
    «A seguito dell'incidente sono diventata più ironica. Il black humor si adatta parecchio alla mia condizione.» E sorrise, mentre le ombre l'avvolgevano in una delicata coltre oscura. Ammise candidamente a se stessa di desiderare poter incrociare ancora il suo sguardo, quel qualcosa che le avrebbe svelato tanto, troppo.
    Non poteva sapere quel che le era accaduto, per quanto la percepisse diversa. Lo attribuì alla crescita, al tempo che avevano scelto di non condividere. Non poteva conoscere il destino che avrebbe accolto quella che un tempo era stata sua amica, la maledizione che aveva avvelenato il suo sangue, qualcosa che prima o poi, laddove si fossero riavvicinate, gliel'avrebbe sottratta ancora una volta.
    E non conosceva neppure i suoi sentimenti. Altrimenti si sarebbe presa qualche istante per riflettere su cosa essi avrebbero comportato per loro, per lei, per il passato, il presente e l'eventuale futuro.
    L'incertezza era per lei la più crudele delle condanne.
    Si avviò con lei verso il pub e, una volta dentro, colse l'odore tremendamente familiare di un luogo sicuro, noto. Si lasciò guidare verso uno dei tavoli più lontani, il caos che le rese difficile concentrarsi si ridusse notevolmente e nel sedersi sentì Diaval appollaiarsi sullo schienale di una sedia libera. Si sfilò il mantello e poggiò il bastone contro il muro, quell'angolo che le riparava le spalle.
    «Nulla di particolarmente interessante.» Rispose alla sua domanda stringendosi nelle spalle. «Lavoro da Magie Sinister - sai che mi è sempre piaciuta la Magia Nera e non poterla praticare mi uccide.» Un sorriso mentre si spingeva in avanti, sul bordo della sedia, poggiando i gomiti sul tavolo e il mento sulle mani unite e le dita intrecciate.
    «Sai che il posto da insegnante di Divinazione a Hogwarts si è liberato?» Un'informazione che non aveva nulla a che fare con Robyn, la quale tuttavia avrebbe potuto cogliere l'informazione celata in quella domanda.
    «E tu? Vuoi dirmi perché sei sparita?» Andava dritta al punto, Indira, fermamente convinta che la vita dovesse essere assaporata nel presente, fino a che ce lo si poteva permettere.

    Scheda | Role



     
    Top
    .
  9.     +1   Top   Dislike
     
    .
    Avatar

    Junior Member

    Group
    Ministero
    Posts
    13
    Reputation
    +12

    Status
    Waiting!
    Erano passati anni dall'ultima volta che si erano viste, anni che pesavano evidentemente sulle spalle di entrambe. Era cambiata, Indira. Robyn non avrebbe ancora saputo dire in che modo, ma avevano condiviso così tanto in passato che era impossibile non notare che in lei c'era qualcosa di diverso. D'altronde, il destino non era stato indulgente con l'indiana e il modo in cui era stata derubata della sua vista, beh Robyn ancora conservava i tragici ricordi di quanto fosse stato difficile per lei abituarsi all'idea di una nuova vita, di quanto avesse sofferto quella condizione che adesso, nel presente, era diventata la sua nuova normalità. Robyn, dal canto suo, dopo l'incidente non aveva smesso di starle vicina, e Merlino solo sa quanto avesse tentato il tutto e per tutto pur di accompagnarla in quel nuovo viaggio, pur di starle accanto nei suoi momenti peggiori, prendendosi spesso il peggio del carattere dell'altra, ma cercando sempre di trasformare la sua frustrazione per la sua condizione in nuova energia, nuovi tentativi, nuova luce. Aveva fatto l'impossibile per strapparle anche un solo sorriso nei momenti peggiori di quella che poteva essere definitiva una vera e propria riabilitazione, aveva fatto tutto ciò che era in suo potere per trovare sempre un lato positivo, persino nelle giornate più buie. Un ruolo, quello dell'infermiera, che aveva assunto senza che nessuno glielo chiedesse, ma che l'aveva aiutata - col tempo - ad accettare che l'Indira che aveva sempre conosciuto non c'era più.
    E quella sera, in quel pub, le sembrò che quei drammatici eventi fossero accaduti secoli prima, quando entrambe non erano che delle ragazzine, ingenue e soprattutto ignare di come veramente funzioni il mondo. A dire il vero, un po' - ingenue - lo erano ancora, o almeno Robyn sentiva di esserlo.
    «Lavoro da Magie Sinister - sai che mi è sempre piaciuta la Magia Nera e non poterla praticare mi uccide.» All'udire quelle parole, un sopracciglio di Robyn svettò pericolosamente verso l'alto, ma non commentò quell'affermazione. Senza dubbio ricordava la strana attrazione che l'altra aveva sempre provato per quel tipo di magia, ciò che l'irlandese non condivideva era la volontà dell'altra di andare oltre alla conoscenza, fino a metterla in pratica. Profondamente buona, Robyn non riusciva davvero a capire cosa spingesse le persone a giocare con un tipo di magia tanto oscura e pericolosa, specialmente quando tutti erano al corrente dei gravi rischi che si correvano nell'invischiarsi in un tale potere. Sua madre per prima, la Murphy ne era convinta, ne era caduta vittima e - in qualche modo - aveva pagato quella curiosità con la vita.
    «Magari è una fortuna, che tu non possa farlo.» rispose piccata Robyn, fissando la Blackthorn un po' troppo insistentemente perché lei non lo percepisse. La perdita della vista, in fondo, non aveva fatto che acuire i restanti sensi e sapeva bene che il sesto senso dell'amica funzionava particolarmente bene. Distolse lo sguardo dal volto dell'altra solo quando la cameriera tornò per servire loro ciò che avevano ordinato. «Sai che il posto da insegnante di Divinazione a Hogwarts si è liberato?» continuò Indira, catturando l'attenzione dell'altra, momentaneamente intenta a consolarsi con un lungo sorso di schiumosa birra chiara. «Mh, e perché ho l'impressione che tu ne sappia più di quanto non dici? Hai per caso intenzione di candidarti?» Sarebbe sicuramente un posto più sicuro di quello che ricopri attualmente. pensò, giocando distrattamente con una delle tante patatine fritte che aveva nel piatto.
    La conversazione continuò a toccare temi più o meno superficiali, come se nessuna delle due sapesse bene fino a che punto sbilanciarsi, quasi avessero completamente perso quella complicità e quell'intimità che avevano costruito in anni e anni di amicizia. O almeno fu così finché Indira decise che fosse arrivato il momento di scoperchiare il vaso di Pandora. «E tu? Vuoi dirmi perché sei sparita?» le domandò senza preavviso, costringendo Robyn ad alzare nuovamente lo sguardo sul suo viso, in cerca di un dettaglio - uno qualunque - nell'espressione dell'altra che le suggerisse di aver sentito male, che non glielo avesse domandato davvero. Purtroppo, però, constatò presto che non si era trattato di un errore: la Blackthorn sembrava essere in attesa di una risposta. In quel momento Robyn avrebbe tanto voluto che Indira potesse guardarla negli occhi, perché non sarebbe servito altro. L'irlandese lo sapeva per certo, sapeva che non c'erano segreti che il suo sguardo poteva celare, non a lei; e allora sarebbe stata più facile per entrambe quella conversazione. Invece Robyn era l'unica che poteva guardare l'altra negli occhi, anzi, avrebbe potuto, ma non lo fece. Odiava ricordare perfettamente il colore delle suoi iridi e scontrarsi contro la dura realtà che non c'erano più.
    Abbassò lo sguardo e aprì la bocca per dire qualcosa, ma la richiuse subito serrando la mascella. Era un argomento spinoso quello che aveva scelto l'indiana, non il tipo di argomento che Robyn si sarebbe aspettata di fare a cena. «Credo tu lo sappia già, il perché.» rispose, tornando a guardare l'altra con un'espressione più seria del solito. «Non si è parlato di altro per mesi.» le ricordò, giocando nervosamente con il boccale di birra. «Suicidio e tentato omicidio, non sono notizie che passano inosservate, specialmente nell'ambiente dove siamo cresciute. Non ti pare?» commentò amaramente, ricordando com'era stato facile per suo padre prendere le distanze da uno scandalo simile; prendere le distanze persino da lei. E se suo padre - sangue del suo sangue - era finito per considerarla un mostro, come sarebbe apparsa agli occhi degli altri, agli occhi di Indira? No, Robyn non avrebbe sopportato di perderla, così aveva stupidamente e prematuramente deciso di allontanarsi da lei e da tutti, persino da Ambrose al principio, senza dar modo a nessuno di ferirla così come aveva fatto la sua figura paterna. Una decisione che aveva sicuramente compromesso molti rapporti, ma che aveva salvato l'irlandese da sé stessa. «Cosa sai del suicidio di mia madre?» le domandò infine, cercando di mettere da parte il sarcasmo. Dopotutto, Indira si meritava almeno una spiegazione, e lei era finalmente pronta a fornirgliene una.
     
    Top
    .
  10.     Top   Dislike
     
    .
    Avatar


    Group
    Fatati
    Posts
    14
    Reputation
    +7

    Status
    Anonymes!

    Indira Blackthornthere's always light after the dark

    Darkness Fae
    28 y.o.
    Magie Sinister
    C'erano cose che non potevano essere cambiate, altre che riuscivano ad adattarsi alle circostanze. La vita comportava eventi inevitabili che si appiccicavano come sanguisughe sulla pelle della sventurata vittima, risucchiandone le energie necessarie a vivere una realtà certamente diversa e più gradita.
    Era una verità che aveva imparato ad accettare da qualche tempo ormai, qualcosa a cui si era inevitabilmente arresa e, con fatica e sofferenza, riuscita a trovare una via d'uscita.
    Indira si era adattata alle circostanze, facendole proprie fino a quando l'adeguamento aveva comportato l'inizio di una nuova vita. Raramente si "guardava" indietro, conscia di dover lasciarsi il passato alle spalle per poter andare avanti. Non accusava Robyn di essersene andata, memore di ciò che l'amica aveva fatto in un momento in cui solo lei e Amren erano state presenti. Sorelle, le due, senza le quali probabilmente non sarebbe sopravvissuta.
    Robyn la conosceva bene, eppure non aveva mai compreso l'interesse che la Fata nutriva nei confronti di ciò che di più oscuro abitasse il mondo. La Magia Nera era affascinante, il motivo che spingeva i maghi e le streghe a sfruttarla lo era ancora di più, ma quello di Indira era un interesse puramente accademico, anelando a qualcosa che non avrebbe mai potuto toccare con mano, ma verso cui la sete di conoscenza la spingeva. Era il buio, Indira. Viveva avvolta in una coltre di oscurità, e ciò che altri non erano in grado di scorgere... lei lo percepiva con un brivido sotto pelle.
    Sorrise alle parole di Robyn, la cui natura appariva così speculare rispetto alla sua.
    «Scherzavo. Non lo avrei mai fatto.» Forse. Inarcò un sopracciglio sotto il peso di quell'incertezza, sforzandosi di curvare l'angolo destro della bocca verso l'alto, lì dove il caratteristico neo ne sporcava la pelle dal colore del caffelatte. Sentiva il suo sguardo su di sé, bruciava lì dove esso insisteva e quasi fremette nell'essere divenuta oggetto di un timore che lei stessa non riusciva a comprendere. Sapeva badare a se stessa, lo aveva sempre fatto, e se l'era cavata alla grande fino a quel momento.
    Tuttavia non reagì negativamente a quell'evidente disapprovazione, conscia che derivasse da un'affettuosa preoccupazione, al contrario poggiò la schiena alla spalliera della sedia, scivolando sulla stessa e incrociando le braccia sotto il seno.
    Arrivarono le birre e le patatine, Indira prese un sorso della prima e spizzicò dal piatto, senza neppure tentare di trattenere una breve risata.
    «Sei forse diventata un'ingenua?» Le domandò con tono bonario. «Credi davvero che la scuola dei maghi per eccellenza accetterebbe una come me Un'amara verità che non poteva ignorare. Le sarebbe piaciuto, ormai il suo desiderio era noto a chiunque la conoscesse, ma conosceva i propri limiti e quelli della sua gente e, col tempo e controvoglia, era riuscita ad acclimatarsi a tale condizione.
    Vi era una gran differenza tra le due: Indira percepiva la tensione nell'amica, ma non vi diede il giusto peso. Si disse che fosse dovuta alla distanza e decise di non andare oltre. Non ebbe peli sulla lingua, la Fata, e Robyn lo sapeva bene: quello era uno dei pochi dettagli che non era cambiato.
    «E' vero» disse in riferimento all'osservazione dell'altra «ma ho sentito solo quello che altri hanno voluto si sapesse.» Inclinò il capo lateralmente e le rivolse occhi vacui con cui non sarebbe riuscita a vederla.
    «Era da te che volevo sentire la verità.» Fermezza nella sua voce e nessun sorriso ad adombrarle le labbra.
    «Credo sia il minimo.»

    Scheda | Role



     
    Top
    .
9 replies since 14/4/2024, 22:54   140 views
  Share  
.
Top