Keep calm and OM

« Older   Newer »
 
  Share  
.
  1.     +1   Top   Dislike
     
    .
    Avatar

    Advanced Member

    Group
    Superior
    Posts
    1,971
    Reputation
    +12

    Status
    Anonymes!

    [27 aprile 2024, Londra]

    C'erano cose difficili da spiegare, altre addirittura impossibili da ritenere reali e dunque a cui credere. Fra truffatori ed entità su cui qualcuno non avrebbe scommesso neppure un Galeone, il genere umano si barcamenava tra ciò che poteva essere dimostrato e quello che la mente partoriva nel bel mezzo di un'ondata di immaginazione in grado di assoggettare persino il più rigido raziocinio.
    Aveva tentato di spiegarlo tante volte a Priscilla, fornendole una versione edulcorata di una realtà che la gemella si rifiutava di accettare come tale, ma non c'era stato verso di convincerla. Non era ancora certo di aver compreso a quale filone religioso l'altra si rivolgesse, ma di qualunque di essi si trattasse, Lyall era sicuro di non poter rispecchiare l'entusiasmo e il coinvolgimento di colei che, stretta al suo busto mentre il vento sferzava le loro figure fino a far sì che ne dolessero, stava accompagnando presso un tempio tibetano situato in una delle zone periferiche di Londra. E soprattutto non poteva fare a meno di domandarsi come si fosse lasciato convincere a prendere parte a un incontro spirituale con il sacerdote che era stato investito dell'onere di officiarlo.
    Che culo.
    «E' una fortuna che ne producano anche di magiche.» Una volta arrivati a destinazione, le porse il braccio per aiutarla a smontare dalla moto, dopodiché fece lo stesso e si sfilò il casco, passandosi una mano tra i riccioli ribelli che gli ricaddero sulla fronte. «O sarebbe stato un problema arrivare fin qui senza essere notati.» Un sorriso malandrino a curvargli le labbra, mentre lo sguardo ricercava con bramosia quello della sorella. Attese che l'altra si togliesse il casco per riporli entrambi nei rispettivi bauletti, prima di abbassare la cerniera del giubbotto e seguire all'interno del tempio la causa di quel pomeriggio perso a fare qualcosa in cui non credeva. L'odore di incenso lo investì in pieno, rendendo l'olfatto inadeguato a qualsivoglia altro compito che non fosse inalarlo a pieni polmoni, gli occhi gli lacrimarono e le labbra si tesero in una linea sottile, prima che le parole iniziassero a lacerarle per uscirne con impeto. «Ripetimi ancora una volta come hai fatto a convincermi.» Perché, si disse mentre rivolgeva un sorriso teso alla donna che li accompagnava nel luogo prestabilito, iniziava a sorgergli il dubbio che Priscilla avesse scagliato su di lui un impeccabile Imperio per condurlo tra quelle mura. Una prospettiva che di ora in ora sembrava divenire sempre più realistica.
    Bastò un'occhiata della gemella a farlo desistere dal continuare a mugugnare insoddisfatto di quella decisione, comportando il suo conseguente silenzio fino a quando non furono costretti a cambiarsi e adoperarsi per far sì che Buddha - o chi per lui - li accogliesse in un mondo migliore. Si mise a sedere al fianco di Priscilla dopo aver indossato pantaloni e camicia di lino, facendosi largo tra i partecipanti e ricevendo una serie di rimproveri per aver interrotto la meditazione. Sua sorella era lì ad aspettarlo, ma Lyall si rese conto fin troppo presto che il momento delle chiacchiere fosse ormai passato e dovette mordersi il labbro inferiore per evitare di ridere.
    «Ma con OM si intende "Officine Meccaniche"? Sai, quelle di cui parlano le mie riviste.» Moto, motori e riviste erano solo alcuni dei più letali segreti che Lyall nascondeva nel proprio arsenale, motivo che avrebbe dovuto convincerlo a restare nel più assoluto dei silenzi. Priscilla era l'unica a conoscenza di ognuno di essi, e una parola sbagliata da parte sua avrebbe potuto comportare per lui la rovina. Le lanciò un'occhiata intensa, conscio che la gemella sarebbe morta piuttosto che tradirlo o recargli dolore - una certezza reciproca e condivisa - tuttavia gli episodi che l'avevano vista protagonista, e di cui Lyall era consapevole, erano stati imprevedibili, inaspettati e praticamente incomprensibili. Si era domandato spesso cosa le accadesse durante quei momenti di trance, dove finisse l'animo della persona che più amava sulla faccia della terra e dove iniziasse quel che non riusciva a spiegarsi, eppure non era mai riuscito a darsi una risposta.
    Sospirò e le concesse di prendere parte a quella preghiera che evidentemente le consentiva di ritrovare una pace smarrita da tempo. Non credeva in simili sciocchezze, Lyall, ma era disposto a tutto pur di acquietare quel medesimo animo che in fondo - lo sapeva, ma si vergognava ad ammetterlo persino a se stesso - temeva.
    Fu durante quei momenti che volse inavvertitamente lo sguardo su uno dei pochi ragazzi presenti: la pelle abbronzata del mago fungeva da sfondo a iridi scure, le quali conferivano profondità a uno sguardo puntato sull'unica figura che non avrebbero dovuto neppure sfiorare.
    E dal fondo della propria coscienza, il suo, di animo, iniziò a ruggire.


    Edited by Lyall A. Carrow - 21/4/2024, 21:01
     
    Top
    .
  2.     +1   Top   Dislike
     
    .
    Avatar

    Junior Member

    Group
    Superior
    Posts
    6
    Reputation
    +12

    Status
    Waiting!
    Si è tenuta ben stretta al fratello per tutto il percorso, godendo della sensazione del vento sferzante contro le dita nude. Ha sentito la pelle irritarsi e non ha mosso un solo muscolo del volto per dichiarare il dolore che sentiva al di sotto. Semplicemente ha continuato a rimanere ferma, il casco contro la spalla di Lyall, il calore emanato dalla sua schiena a farle desiderare di vivere, così in netta contrapposizione con la sadica sensazione che le risaliva le mani. «E' una fortuna che ne producano anche di magiche. O sarebbe stato un problema arrivare fin qui senza essere notati.» La risposta, immediata quanto il sarcasmo che il gemello le riserva, non si fa attendere dal momento che alza di scatto il vetro del casco e una bella linguaccia è ciò che si ritrova a fare contro l'unica vera costante della sua vita. « E se uscissi da quest'esperienza migliorato? » La luce, altrettanto malandrina, è ora ben visibile negli occhi smeraldini, ormai liberi da qualsiasi barriera mentre ripassa il proprio casco al ragazzo. « Ci hai pensato? E poi come la metteremmo, signor simpaticone? » Si stringe nelle spalle prima di lasciar scivolare il proprio braccio sotto quello di lui, stringendosi a lui in quel bisogno costante di contatto, o forse più la ricerca infantile di una protezione da tutto ciò che le ronza per la testa. Al momento c'è silenzio, non avverte nulla di sottofondo, ad imbrigliarle l'attenzione, a sconvolgergliela a tal punto da non godersi quel momento, con quel suo fratello che, nonostante il non credere a nulla di ciò che l'aspetterà, è lì con lei comunque. A combattere le voci con quella pace che, da che ne ha ricordo, l'ha sempre aiutata a tenere ogni parte di sé incollata all'altra, riuscendo nell'impresa di non farla sentire così tanto strana come una testa come la sua, per la società, dovrebbe essere. «Ripetimi ancora una volta come hai fatto a convincermi.» Scylla lascia scorrere la propria testolina nell'incavo del collo di Lyall, soffiando come un gatto, prima di mordergli una spalla, noncurante del fatto che non siano soli, ma accompagnati da una donna dalla linea delle spalle talmente tesa da farle desiderare di massaggiargliela. « Perché sono la donna della tua vita e mi ami proprio tanto? » Nello scivolare via, le labbra si piegano sotto il peso di un sorriso sincero. « Così, la butto lì. » Le stesse labbra si corrugano in una smorfietta canzonatorio prima di dividersi da lui, a malincuore, giusto il tempo di alcuni istanti che servono ad entrambi per cambiarsi. Le vengono dati dei pantaloni larghi arancioni, e una maglia di lino a maniche corte, del medesimo colore, facendola sorridere quando pensa che in effetti le stia molto bene. L'ultimo pensiero superficiale che ne carezza le sinapsi prima di lasciarsi andare alla tranquillità che la investe nel momento esatto in cui le piante dei piedi nudi toccano i tappeti che ricoprono l'intera stanza. Chiude gli occhi e si lascia guidare dalle direttive del monaco in quella meditazione nella quale cade senza aggrapparsi ad alcuna razionalità, affondando nella profondità più intima del suo inconscio. Le gambe nella posizione del fiore di loto, i palmi delle mani rilassati verso il soffitto e poggiati sulle ginocchia, i mantra che vengono snocciolati, come d'abitudine, nella sua testa. «Ma con OM si intende "Officine Meccaniche"? Sai, quelle di cui parlano le mie riviste.» Avverte la sua presenza ancor prima che si sieda effettivamente vicino a lei e si ritrova ad aprire un occhio, costringendo la guancia opposta a contrarsi. « Ti piacerebbe. » Sussurra verso di lui, recuperando dalla tasca destra una Mālā, una collana fatta di palline di tessuto colorato, tanto simile ad un rosario cristiano, che nella meditazione si usa per scandire e tenere il conto dei mantra e delle preghiere che si recitano. « Significa "Ora muto". » Un sorrisetto mentre lascia scivolare tra di loro la corona, facendogli cenno di prenderla. « Puoi utilizzarla per tenere il conto delle cavolate che vorresti dire e che ora non puoi proprio spiattellare fuori, a meno che tu non voglia essere fritto da Buddha in persona. » E ce n'è proprio uno a grandezza naturale, dorato, dall'aspetto maestoso, di fronte a loro, alle spalle del monaco che li sta guidando in quel percorso per la pace interiore. Comincia a cantare, una preghiera in sanscrito alla quale si unisce anche Priscilla, riconoscendola come una delle sue preferite - e una delle poche che è riuscita a memorizzare veramente durante il viaggio dell'estate precedente. Dopo fin troppo tempo intercorso dall'ultima battuta di Lyall, è il sesto senso a farle percepire che forse potrebbe esserci qualcosa che proprio non va. Apre ora entrambi gli occhi e li fissa nel ragazzo al suo fianco, prima di accorgersi della direzione che ha preso il suo sguardo. Gli occhi scuri dell'uomo l'accolgono con una certa sicurezza, come l'angolo delle sue labbra, parzialmente celate da alcuni filamenti di barba, che si inarca immediatamente verso l'alto. Dal canto suo Scylla gonfia una guancia. Guarda questo coglione che usa un'occasione del genere per adescare persone che vengono qui per ritrovare un po' di pace. Eppure il sorriso suggerisce tutt'altro ma dura giusto un battito di ciglia, prima che gli occhi verdognoli tornino sul fratello. « Puoi sempre far finta di essere il mio ragazzo. » Allunga una mano nella sua direzione, aspettandosi che sia lui a stringerla tra le
    585c9e006942c51fb4919357b6ad420fc505cbed
    sue dita. Non sarebbe comunque la prima volta che i due gemelli, così diversi nell'aspetto, così dissimili nei comportamenti e nei caratteri, vengono scambiati per tutt'altro che fratelli. « A meno che tu non abbia deciso di sfidarlo a duello. In tal caso, ti prego, aspetta almeno la fine della preghiera prima di saltargli addosso per strappargli la giugulare a morsi. » Non aggiunge altro, non quando l'idea di Lyall che sfida il mondo per averla osata guardare in modo poco consono l'accende inavvertitamente di sprizzante divertimento. Concentrati, Scylla, distaccati dalle cose terrene. Respira a fondo, socchiudendo nuovamente gli occhi, pronta a ricercare nuovamente il baricentro, brancolando nel buio alla ricerca delle briglie che le servono per riprendere il controllo dei propri pensieri imbizzarriti. « È il momento di elevare le vostre preghiere. » Il monaco parla ora in inglese, con un accento che ricorda alla bionda le terre in cui ha lasciato il suo cuore e forse anche un pezzo d'anima. Un'addetta passa attraverso le file dei fedeli lasciando ad ognuno un filo di carta, lungo abbastanza da potervi scrivere un'intera preghiera. « Aprite il vostro cuore, lasciatelo fluire nella richiesta d'aiuto che volete affidare alla protezione del Buddha. » Mentre l'uomo parla, gli occhi prato di Scylla sono fissi sul profilo perfetto di suo fratello, attenta e vigile, pronta a carpire ogni minimo muscolo contratto a reazione di ciò che l'uomo sta per svelargli. Di cui lei è già a conoscenza, ma ha ben deciso di lasciare Lyall all'oscuro di tutto. « Scrivete la vostra richiesta e lasciatevi guidare nelle stanze adibite per poter ottenere la benedizione del tatuaggio sacro. » Aspetta che il fratello assimili le nuove informazioni, lo sguardo colmo di curiosità e bambinesca felicità pronto ad accoglierlo quando lui lo ricercherà. « Ovviamente chi viene insieme, si tatua insieme. » Un sorriso impaziente ne colora i lineamenti del volto, le dita strette intorno alla penna con la quale è pronta a scrivere la richiesta da offrire in dono per la benedizione che ago e bambù le lasceranno addosso. « Te lo dicevo che saresti potuto uscire migliorato. Lo facciamo insieme? Dai, dai, dai, ti prego. »
     
    Top
    .
  3.     +1   Top   Dislike
     
    .
    Avatar

    Advanced Member

    Group
    Superior
    Posts
    1,971
    Reputation
    +12

    Status
    Anonymes!
    Lui e il suo dannato cinismo.
    Nulla più avrebbe dovuto sorprenderlo, si ripeteva spesso in simili circostanze: viveva in un mondo intriso di magia, esistevano esseri come vampiri e lupi mannari e di certo non sarebbe apparso miracoloso constatare quanto una qualche divinità potesse esaudire i desideri di coloro che la veneravano. Persino la religione aveva, in fondo, un ché di straordinario.
    Spense il motore sfilandosi il casco, la brezza primaverile era intrisa di umidità e il caldo pareva divorarlo. Smontato dalla moto porse una mano alla sorella affinché facesse lo stesso, ché per quanto l'altra si atteggiasse a fare la dura, era pur sempre una strega Purosangue tutt'altro che incline a cadere vittima del fascino di ciò che della magia non se ne faceva granché. Ma non si lasciava intimidire, Priscilla, motivo sufficiente - se non ve ne fossero stati tanti altri - a renderla irresistibile ai suoi occhi.
    Ne recepì le parole così come aveva fatto con quella linguaccia: sorridendo. Ripose i caschi nel bauletto e si lasciò scivolare le chiavi in tasca prima di raggiungerla. «Difficile migliorare. Non credi?» Arrogante, a tratti persino insopportabile. Venature che arricchivano la personalità a volte ingombrante di quel ragazzo che si fermò a un passo da lei, sollevando una mano per pizzicarne delicatamente tra le dita il candore della palle.
    La guardò con attenzione, come faceva sempre, studiando e soppesando ogni più minima reazione a ciò che la circondava, finanche il minimo guizzo della mascella, la più flebile scintilla nello sguardo o l'inarcata di un sopracciglio. Conosceva quei dettagli in maniera maniacale, memore di buona parte di quei dettagli che in più di un'occasione aveva visto apparire sul suo volto praticamente perfetto, privo di qualsivoglia difetto: Priscilla Nike Carrow era tutt'altro che ineccepibile - in special modo nell'indole - ma questo non era sufficiente a renderla meno esemplare agli occhi del fratello.
    Ridacchiò e la seguì all'interno del tempio. Tentò di acquisire il contegno che la gemella pretendeva da lui, come se accompagnarla a partecipare a quel ridicolo ritiro non fosse sufficiente a fargli scontare una serie di punizioni che l'altra aveva evidentemente desiderato impartirgli - alcune ben più lecite di altre. Eppure, per quanto riuscisse a portare rispetto a quella donna che sembrava addirittura infastidita dai suoi empi modi, non poté fare a meno di guardarsi intorno alla ricerca di una via più o meno utile a concederli la fuga.
    Con il braccio di lei avvolto al proprio e la sua presenza pressante, Lyall si ritrovò a curvare un angolo della bocca sotto il peso delle parole della bionda e le relative conseguenze. Era nella fase della pubertà, dei picchi ormonali e di qualunque altra scusa vagamente accettabile a far sì che il respiro di Scylla a una manciata di centimetri dal proprio orecchio lo facesse trasalire. «Quando mi fidanzerò sarà un vero dramma per te» disse con voce roca, tentando di far passare inosservato il brivido che lo colse impreparato sotto il mormorio della sorella, tollerando appena il respiro di lei intento a solleticargli il collo.
    Si salutarono di fronte agli spogliatoi. Gli indumenti di lino che trovò su una panca lo fecero sospirare di sollievo e il caldo opprimente che fin dall'arrivo aveva reso la sua pelle madida di sudore divenne un problema secondario. Si sfilò la catenina d'argento, il prezioso monile da cui non si separava mai e per nessuna ragione al mondo, infilandoselo in una delle tasche dei pantaloni e avviandosi verso il patibolo.
    Raggiunse la sala e si ritrovò a compiere nel più sacro silenzio un passo dietro l'altro, il pavimento che scricchiolava sotto il suo peso e gli sguardi allarmati che i presenti gli rivolsero. Ignorò i più infastiditi e unì le mani in segno di scuse di fronte ai più comprensivi, prima di prendere posto al fianco di Scylla, la quale si limitò a rivolgergli un'occhiata in tralice e quelle buffe espressioni che costituivano il repertorio che tanto amava.
    Di fronte alla battuta che le propinò, la gemella non solo non scoppiò a ridere - un vero oltraggio, a ben pensarci - ma riuscì a rispondergli persino a tono e il tutto senza farsi rimproverare. Lui dissimulò la risata che ne seguì con un colpo di tosse, prima di avvicinarsi di pochi centimetri all'orecchio di lei. «Sei brava a questo gioco.» Ammise suo malgrado, afferrando quel che l'altra gli porgeva con un cipiglio addirittura incuriosito. Non credeva in certe cose, Lyall Carrow, ma non poteva non dichiararsi apertamente intrigato da realtà che non conosceva. Una curiosità, la sua, che gli sarebbe valsa la rovina.
    «Non basterà, lo sai anche tu.» Le rispose in riferimento alla speranza di quietare le sciocchezze che sarebbero uscite dalle proprie labbra nel giro di pochi minuti. Per quanto Lyall fosse noto per il broncio e il disinteresse che il più delle volte assumeva, con alcune persone riusciva a esprimere qualcosa che andava al di là di quella mera facciata, e Priscilla era senz'altro la sua più naturale e gradita confidente.
    Quando fu sul punto di concentrarsi per accontentarla, però, comprese quanto poco il mondo fosse incline a concedergli di fare la mossa giusta: quel ragazzo dagli occhi scuri posò le iridi d'onice sull'unica persona che avrebbe dovuto ignorare e Lyall sentì un fuoco divampare sin dall'antro più profondo e oscuro del proprio animo, rischiando di emettere un ringhio sommesso che avrebbe riecheggiato tra mura impossibilitate a trattenerlo.
    La mano della sorella lo riportò alla realtà, consentendo a quella fiamma di annichilirsi pur senza smettere di divorarlo. «Immagino che il duello non ti dispiacerebbe» ammise con un sorriso teso, mentre la propria mano ricambiava la presa di quella di lei conducendosela alle labbra. Ne inalò il profumo, ne sfiorò il palmo dapprima con la punta del naso, poi con le labbra, e infine lasciando un delicato morso sulla punta dell'indice. Non smise mai, neppure un istante, di osservare le reazioni di quel ragazzo, soffocando una risata graffiante e un senso di profonda soddisfazione nel vederlo distogliere lo sguardo in evidente disagio.
    Quel teatrino terminò l'attimo esatto in cui la sorella gli porse un foglio, un sottile nastro su cui ricevette tutte le indicazioni che, secondo altri, sarebbero state sufficienti affinché divenisse consapevole di cosa fare. Scagliò contro la donna uno sguardo incerto, scosse la testa e sollevò tra indice e medio quella sottile pergamena, ignorando gli occhi della gemella su di sé. Di fronte al suo invito, però, trattenne a stento un sorriso. «Una curiosa scelta di parole, la tua.»
    Venire.
    Parole espresse sottovoce, le sue, prima che le cose si facessero serie e, afferrando una matita - la cui estremità raggiunse ben presto le labbra - iniziò a riflettere su quanto richiesto.
    «Cosa dovrei scrivere? Quello che desidero?» Era stato disattento, doveva ammetterlo. «E poi, scusa, che tatuaggio mi faranno?» Ricambiò lo sguardo di lei e fece spallucce, scuotendo il capo con sguardo supplichevole nel domandarle tacitamente se potesse esimersi da quel compito che, a onor del vero, lo metteva alquanto a disagio. Aveva altri tatuaggi naturalmente, nessuno dei quali fatto con leggerezza e da qualcuno di cui non aveva ammirato le opere precedenti. Il corpo umano era, a suo dire, una tela, ma questo non significava certo che chiunque potesse definirsi un artista.
    Sbuffò e scosse il capo. «Nah, troppe cose non mi convincono.»
    E attese, in silenzio, con un broncio che non avrebbe impietosito sua sorella neppure per tutto l'oro del mondo. Si ritrovò dunque ad arrendersi, ché la soddisfazione di lei valeva più di ogni propria realizzazione.
    «D'accordo, vediamo...» Sospirò e lasciò che la matita graffiasse la pergamena, corrucciò le labbra e la fronte e pensò a qualcosa che, se avesse espresso liberamente in famiglia, avrebbe comportato per lui una severa, crudele punizione.
    La libertà.
    Era abituato a quelle circostanze e faceva fatica a esporsi così facilmente con chiunque non fosse Priscilla. Ma si fidò di lei e di ciò in cui sembrava credere, terminando di scrivere e sollevando infine lo sguardo in quello di lei.
    Erano così diversi, quegli occhi, da rispecchiare tutte le loro immense differenti. Eppure nello sguardo di ciascuno di loro era possibile scorgere l'animo dell'altro.
    «E adesso?»
     
    Top
    .
2 replies since 21/4/2024, 18:44   76 views
  Share  
.
Top