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    Jessie Monroe P. SpellmanTu eri Robin poi hai trovato me, pensavi che fossi il tuo Batman ma ero solo il tuo Ted

    SCHEDA | TASSOROSSO | NEGROMANTE | 18 Y.O. | ♓︎/♋︎/♎︎

    Si convinceva ogni giorno, oramai, che doveva sicuramente esser stato un grandissimissimo stronzo, nella sua vita passata, per meritarsi tutto questo. Ma facciamo qualche passo indietro. Jessie Peregrino Spellman aveva detto, ridetto e ribadito mille ed una volta a Maylin Xiang che a quella festa non avrebbe voluto andarci neanche morto. Torre dei Grifondoro, ore 23. A seguito di una partita vinta, Noah Jackson, uno dei ragazzi più popolari della scuola, aveva deciso d'imbandire l'intera Sala Comune per l'occasione. Una roba in grandissimo segreto, specie dopo i guai in cui s'era cacciata una buona parte degli studenti a seguito del guaio alla Clifford Zone, e della quale notizia gli era potuta giungere solo ed esclusivamente voce grazie all'amica - una rosso\oro, per l'appunto. E Jessie le aveva detto no per messaggio, più di una volta, ma era bastato beccarsela di persona -aveva invano tentato di evitarla, chiudendosi in bagno, per poi ritrovarsela dietro la porta con tanto di ahhhhhh! acutissimo per lo spavento- per cedere completamente. Un broncino e via, la sua già di per sè scarsa volontà, sarebbe andata a farsi benedire. E dunque alla fine dei conti eccolo, quel pesciolino fuor d'acqua, all'interno di una bolgia di persone tale che, anche solo guardarla da lontano, riusciva a mettergli una discreta ansietta. Era riuscito ad entrare senza bisogno nemmeno di pronunciarla, la parola d'ordine da May suggeritagli. Stava infatti simpatico ad una buona parte dei quadri e -specialmente- dei fantasmi della scuola, il piccolo Spellman, e la Signora Grassa in particolare sembrava averlo preso a buon cuore. Certo, la maggior parte delle volte lo teneva bloccato lì a sorbirsi l'intero suo repertorio di liriche spacca-timpani, ma a Jessie sembrava sempre tanto maleducato interromperla. O svenire per il troppo malditesta, che dir si voglia. E quindi gli era bastato poco, sì, giusto tre o quattro canzoncine, per varcare la soglia della Sala Comune, a dispetto di quanto sperasse gli venisse al contrario impedito. Dunque, tamburellando con le ditina sottili sulle gambe, compostamente seduto sull'angolo più esterno di uno dei divanetti rossi, il Tassorosso stava aspettando che l'amica si facesse viva, sperando con tutto sè stesso non gli desse buca. Ed avrebbe continuato ad aspettare come un bravo bambino, l'anglo-coreano, non fosse stato per..
    « Ma tu guarda chi c'è, Sperman! » « E' Spellman.. » « Che hai detto? » « Niente.. » Scosse la testa, già rassegnato. Ma quando cavolo arriva May. E fece per guardarsi attorno, nella disperata ricerca dell'amica, ma oltre le spalle di quell'energumeno che era Noah Jackson, non ve n'era nemmeno l'ombra. Evidentemente, tuttavia, quel cercare altro, non giunse all'attenzione del Grifondoro come qualcosa di particolarmente carino. Tanto che quando si protese in avanti, Jessie quasi le riuscì a prevedere, quelle mani addosso. Ecco qua. Addio naso. Un'altra volta. Ma non fu un pugno ciò che lo colpì e anzi -con sua grande sorpresa- Jackson si limitò a sollevarlo.
    « Non startene seduto qui da solo, Sperman. Su, su. Non lo sai che è da maleducati, ignorare tutti? Lo fai perchè sei timido, o perchè te la tiri un po', visto che tua mamma è.. - » Ma si bloccò, il ragazzo, lo sguardo a calare sul pavimento. Senza rendersene conto -ahimè- nell'alzarsi così repentinamente, qualcosa era svolazzato via dalle tasche del tassorosso, ed era adesso riverso per terra. Un pacchettino quadrato, blu-argento. Jessie inarcò le sopracciglia, confuso. Non ricordava di avercelo messo... - e poi, cos'era? Oddio, non dirmi che..
    « Oh oh oh, ma questi sono.. » Non dirlo, non dirlo, non dirlo. « Preservativi! » MALEDIZIONE. Sua madre l'aveva fatto di nuovo! Doveva averglieli infilati nei pantaloni di nascosto appena era venuta a sapere dell'impegno per il quale avrebbe gentilmente chiuso un occhio solo perchè era una Regina magnanima del suo bambino.
    « Ma che, dici sul serio? » Fu una certa Octavia di Serpeverde, a parlare. Jessie la conosceva per tutte le volte in cui cercava sempre di dar fastidio alla sua amica Poppy. Assieme al suo compare -e Caposcuola- Jun-Hyeok Baek, ed altri sinistri come Theo Nott e Irvin Coventry, il piccolo Spellman tendeva sempre a tenersene alla larga, qualora possibile. Come, ahimè, non sembrava possibile fare adesso. Sospirò. Ma perchè tutte a me?
    « Ma non era un verginello? » « Giààà! Io so che si è addormentato a letto con la Foster di Corvonero ancora prima di infilarglielo! Quanto s'è arrabbiata, quella volta... » « E ci credo che s'è arrabbiata. Qua ci sta scritto misura XL. » « Welàààà addirittura! » « Eppure è così magrolino, non sembra proprio.. »
    « Hem hem. Io comunque sono ancora qui.. » In un colpetto di tosse, il povero Tasso agitò una manina. Era completamente rosso in viso, e sperava quella tortura finisse il prima possibile. Il fantasioso gruppetto, allora, si girò all'unisono in sua direzione. Oh. Che pessima, pessimissima idea..
    « Quindi mammina ti ha spiegato come si usa? » « Beehh, in verità.. » Ci ha provato. Ma io scappo sempre. « Immagino una milf come lei sia molto esperta, al riguardo, in fondo.. » « Eeeeeehii! » Non sapeva cosa significasse milf, ma sicuro niente di carino. Per questo fece per dirigersi in direzione di Jackson, senza sapere nemmeno cosa avrebbe fatto una volta giunto, ma furon delle mani a bloccarlo. Ditina fameliche che s'arpionarono alla cintura dei suoi pantaloni, facendo come per abbassarli. « Ma che fate? » « Su dai, facci vedere! » « Se è davvero così grande non puoi mica tenertelo solo per te! » « Ma che cavolo.. - no! » Intanto, un coro all'unisono iniziava a cantilenare tra le mura rosso-oro. Sperman! Sperman! Sperman!
     
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    Maylin Kumiko Xiang

    «Maaaaaaay!» Una vocina ai limiti della sua coscienza, ancora profondamente persa tra le spire di un sonno pesante e più che meritato, dopo gli sfiancanti allenamenti di Quidditch di quel giorno. Tornata al dormitorio stremata la Xiang si era promessa di poggiare la testa sul cuscino per appena una decina di minuti prima di scendere fino alla sala comune per prendere parte al festino organizzato da quel coglione di Noah Jackson, esaltato oltre ogni dire per via della vittoria riportata dalla squadra rosso-oro durante il loro ultimo incontro con i Corvonero. Aveva persino saltato gli allenamenti di quel pomeriggio, convinto ormai di essere una promessa del Quidditch e di non aver più alcun bisogno di faticare per raggiungere dei risultati che potessero essere degni di nota. Beh, non che fossero affari che riguardavano la cinese, quali pensieri poco intelligenti muovessero le azioni di Noah. Fin tanto la squadra non fosse arrivata a risentirne, era ovvio. Comunque, dopo essersi trascinata come un fantasma fino al bagno per lavare via il sudore che si era depositato su ogni centimetro del corpo, la Grifondoro aveva ceduto alla tentazione che le lenzuola stirate avevano esercitato sulla mente stanca, dicendosi che una decina di minuti di riposo non avrebbero rappresentato certo un problema. Certo. Solo che da allora, erano passate circa quattro ore e mezza. «May, ti perderai la festa così!» « 'Olo inqu minti... » Tradotto: solo cinque minuti. Era ovviamente una bugia e se quella figura ancora sconosciuta che stava tentando di tirarla a forza giù dal letto avesse desistito la Xiang avrebbe finito probabilmente con il rimanere abbracciata al cuscino fino alla mattina seguente. Eppure una vocina nella testa continuava a sussurrarle che c'era un motivo piuttosto serio per aprire gli occhi per andare al festino. Qualcosa persino più importante dell'alcool e dell'erba che probabilmente già girava di mano in mano tra i suoi compagni. Nel dormiveglia era tuttavia difficile, se non impossibile, riuscire a ricordarsi di cosa di preciso si trattasse. O meglio, di chi. Non poteva comunque essere così importante, se paragonato alla prospettiva di cedere nuovamente alle lusinghe di quel tepore che rendeva le palpebre sempre più pesanti e... “Sperman! Sperman! Sperman!” « Cazzo, Jessie! » Il corpo scattò velocemente a sedere, mentre gli occhi fino a quel momento ben chiusi si spalancavano di colpo nel realizzare quanto fosse un'amica di merda. Come aveva fatto a dimenticarsi di Jessie?! Eppure era stata proprio lei ad insistere tanto per farlo andare a quella dannata festa! Il visino ancora stravolto dalla confusione si voltò verso la porta della camera e verso quelle voci che dal piano inferiore erano arrivate fino a lei. Qualcosa le diceva che sarebbe bruciata viva all'inferno per aver lasciato il suo piccolo Jessie tra le grinfie di quella massa di stronzi patentati per chissà quanto tempo. « Cazzo, cazzo, caaaaaaaaaazzo! » « Ben svegliata, principessa! » Come avesse fatto Falty ad infilarsi nella sua stanza era un mistero su cui la Xiang non aveva intenzione di soffermarsi in un momento di massima urgenza come quello, mentre già il corpo si catapultava giù dal letto per gettarsi verso l'armadio e recuperare tra i vestiti appallottolati un paio di jeans ed una maglietta che infilò dimenticando del tutto del reggiseno, con somma gioia del compagno di casata alle sue spalle. Infilò le scarpe senza calzini, saltellando da una gamba all'altra e rischiando di cadere di testa contro il muro per un paio di volte, prima di potersi definire in qualche modo presentabile. Solo a quel punto spinse di lato il biondo per correre fuori dalla porta e giù per le scale, ignorando bellamente i segni che il cuscino aveva lasciato ben impressi su entrambe le guance. Arrivò alla sala comune appena in tempo. « Ehy, giù quelle mani di merda!» Jessie era stato trascinato al centro della sala ed era letteralmente accerchiato su tutti i lati da studenti che sembravano far squadra per riuscire a sfilare i pantaloni del paonazzo Tassorosso. La stanza sembrò quasi ondeggiarle davanti agli occhi, smossa dall'improvvisa rabbia che May sentì risalirle come bile lungo la gola a quella visione. Come un toro avanzò a testa bassa tra tutti i presenti, spingendo con una spallata di lato Octavia, una Serpeverde dalla lingua persino più lunga della lista dei ragazzi che si diceva fossero caduti nelle sue grinfie, fin quando entrambe le braccia non furono strette attorno alla vita di Jessie, così da impedire a chiunque di avvicinarsi alla sua zip senza prima doversi occupare delle sue mani. « Cosa cazzo pensate di fare? » Lo sguardo affilato scivolò su tutti quei volti ancora sorridenti, fermandosi poi con fare minaccioso sulla figura di Noah alla ricerca di una spiegazione che la convincesse a non prendere a pugni tutti i presenti. Continuò a fissare quel gigante dall'aria poco sveglia continuando ad abbracciare stretto Jessie, quasi avesse paura di sentirselo svenire tra le braccia da un momento all'altro, pronta a sorreggerlo in caso di bisogno. « Gli sono caduti questi di tasca e volevamo solo aiutarlo a capire se fossero della taglia giusta, non fare la guastafeste! » Una striscia di preservativi le sventolò davanti al naso per qualche secondo, appena il tempo necessario a far scattare una mano per afferrarli e spingerli nella tasca dei propri jeans, lì dove nessuno avrebbe osato recuperarli. « Quindi io invito un ragazzo alla festa per scopare con me... e voi pensate bene di metterlo in mezzo? » Il silenzio calò tanto velocemente da rendere la scena quasi comica, se non fosse stato per lo sguardo assassino e tremendamente serio che May ancora teneva incollato al volto di Noah. « Forza Jessie, andiamo... lasciali stare. » Piantò le dita sulla mascella del Tassorosso, costringendolo a voltare il capo verso di lei per poter premere brevemente la bocca contro la sua, quasi a confermare agli occhi di tutti quanto fosse seria sulle intenzioni per la serata. Sembrò quindi per la fretta di trascinarlo fino alla propria camera per poter usare quel preservativi XL che, una volta afferrata la mano del ragazzo, corse via con lui senza perdere altro tempo e senza dar modo a nessuno di proferire solo un'altra parola. La realtà era tuttavia leggermente diversa. Non appena la porta si chiuse alle loro spalle le manine di May arrivarono a stringere con apprensione quel visino dalla sfumatura ormai violacea, gli occhi tinti di una preoccupazione sincera a fronte del respiro affannato dell'altro. « Scusa, scusa, scusa... stai bene? Vuoi un bicchier d'acqua? Stenderti per due minuti? Ti prego dimmi che non stai per avere un attacco di panico o giuro che piango. »
     
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    Jessie Monroe P. SpellmanTu eri Robin poi hai trovato me, pensavi che fossi il tuo Batman ma ero solo il tuo Ted

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    « Ehy, giù quelle mani di merda! » D'improvviso, una voce. Gli occhietti del Tassorosso guizzarono alla propria sinistra, scorgendo la piccola figura dell'amica farsi spazio tra la folla. Aveva lo sguardo vagamente -ma nemmeno poi troppo- velato di lacrime, Jessie, che d'istinto si mordicchiò il labbro inferiore e strinse i pugnetti. Non piangere, non piangere, non piangere. E mentre la Grifondoro si prendeva una questione che sarebbe dovuta esser, in vero, la sua - ma che lui non avrebbe mai avuto il coraggio di contrastare, continuava a pensare. Spiderman non ha mica salvato il mondo piangendo. E nemmeno Capitan America. Quindi non piangere, non piangere, non piangere. Ed in effetti alla fine a non esplodere ci riuscì davvero, il piccolo Jessie, ma non fu per ritrovato coraggio che lo fece. No. Con una stretta delle esili braccine che, a malapena, sarebbero riuscite a cingerlo interamente -non che fosse mai stato un Aidone, il giovane Spellman, in quel fisichino alto sì, ma non di certo muscoloso- tant'erano piccine, ci avrebbe pensato May a distrarlo ben bene. Scostando via quella vipera d'Octavia, la quale -dal canto suo- gettò uno sguardo così tagliente nei riguardi della Grifondoro che Jessie avrebbe creduto potesse trafiggerla da un momento all'altro, infatti, la Xiang non ci pensò due volte, ad arpionarsi alla sua vita per tenergli ben stretti i pantaloni. E sì, beh, sarebbe stato un gesto davvero supermegacarinissimo, specie perchè avevan provato almeno in quattro, a tirarglieli via, ma ecco.. - per uno come lui, una tal vicinanza, bastò da sola a paralizzarlo. Quindi, spalancati gli occhi e cominciando ad annaspare, la sua presenza sulla scena si sarebbe resa ancora più inutile di quanto non fosse già.
    « Gli sono caduti questi di tasca e volevamo solo aiutarlo a capire se fossero della taglia giusta, non fare la guastafeste! » « Quindi io invito un ragazzo alla festa per scopare con me... e voi pensate bene di metterlo in mezzo? » Fu per questo motivo, probabilmente, che di quei discorsi -almeno per il momento- non riuscì a collegarne mezza parola, riconnettendosi al nostro mondo solo ed esclusivamente quando May, decidendo d'infliggere il colpo di grazia alla sua già bella che andata lucidità mentale, in un « Forza Jessie, andiamo... lasciali stare. » gli strinse le guanciotte tra le dita per voltarlo verso di sè e lasciargli un bacio sulle labbra. E sì, durò tutto una manciata di secondi, senza -fortunatamente per lui- alcun accenno di lingua, ma in quello spalancare ancora di più gli occhi -che sembrava quasi stessero per ruzzolargli via dalle orbite, tanto era lo sconcerto- per il piccolo Jessie sembrò durare più di un'ora. Ed in quell'angolo di Paradiso in cui il tempo sembrava essersi fermato, pensava: ma mi sta baciando davvero? Sì. E ora? Che devo fare? Oddio mamma ha cercato di spiegarmelo un sacco di volte. Ed io sono sempre scappato. Maledizione! Okay concentrati Jessie. Concentrati. Cosa ha fatto Spiderman quando MaryJane lo ha baciato? .. - Devo mettermi al contrario appeso al soffitto? Cavolo sarebbe così difficile. Magari facciamo così: come prima cosa, partiamo da un'idea semplice, tipo, mh..NON SVENIRE? NON. SVENIRE!
    « Scusa, scusa, scusa... stai bene? Vuoi un bicchier d'acqua? Stenderti per due minuti? Ti prego dimmi che non stai per avere un attacco di panico o giuro che piango. » Uh, aspetta, che ci facciamo qui? E cos'ho sulla faccia? - Mani? Sì, mani. Di chi? Uh ciao May. Mani. May. Mani di May. Battè le palpebre più di una volta, visibilmente dissociato. In quel marasma d'emozioni contrastanti che l'avevan colto nel giro di pochi, pochissimi attimi - e tutte assieme, Jessie non si era nemmeno reso conto avessero cambiato stanza. Il suo respiro era affannato, gli occhi -ancora lucidi- spalancati e l'espressione persa chissà dove. Mi fa male il petto. Tum tum tum. Ah, è il mio cuore. Ahahah. Dev'essere un infarto. Figo! E ancora non parlava, e ancora boccheggiava, in quell'evidente stato di shock. Fu alla fine uno scossone di lei, che ancora le manine le teneva strette sul suo faccino, a farlo ridiscendere sul nostro pianeta. Ed in un battere di palpebre piuttosto confuso, il Tassorosso schiuse la boccuccia. Dunque per un attimo, in vero, sarebbe anche potuto sembrare in procinto di dire qualcosa, ma alla fine..
    Alla fine.. - Si rese conto del fatto che la stesse baciando soltanto quando, effettivamente, aveva già poggiato d'impeto le labbra sulle sue. Piegato in avanti per poterla raggiungere, laggiù, Jessie teneva gli occhi chiusi, mentre la mano sinistra la poggiava delicatamente sulla sua schiena, per stringerla appena a sè, e la bocca la modellava su quella di lei. Un bacio che nulla avrebbe avuto di volgare o chissà cos'altro, nell'inesperienza di quel ragazzetto ancora troppo innocente, ma che comunque gli avrebbe rubato un caldo sospiro, ad infrangersi tra loro. E quando con la punta della lingua l'avrebbe sfiorata, in quel fatidico momento in cui d'impulso avrebbe schiuso leggermente le labbra, fu il suo istinto a farlo scostare di scatto. Era troppo. E troppo effettivamente fu, quando si ritrovò ad annaspare, col respiro ed il cuore a mille.
    « ..S-scusa io n-non..- E' solo che prima tu.. - Ecco mi hai.. B-b-ba.. - sìinsommahaicapito. E quindi io.. - » Inarcò le sopracciglia, corrugò la fronte e mugolò, nel più palese panico. E non solo. Si sentiva avvampare, il sangue gli pompava come impazzito nelle vene ed una strana -ma nemmeno poi troppo- sensazione di calore in mezzo alle gambe gli fece decidere che non avrebbe mai e poi mai abbassato lo sguardo per accertarsi di cosa stesse accadendo laggiù. « N-Non.. - Non.. - » Respira Jessie. « Non dicevi sul serio prima sullo scopare vero? » Lo disse tutto d'un fiato. « P-perchè ecco.. - Io non so farlo. Però ti ho baciata. ...Oddio ti ho baciata. » Mi sento svenire. Si infilò le dita tra i capelli. « Scusa May non volevo. Cioè in realtà sì, volevo. - Ma.. Scusa, scusa, per favore non mi picchiare. » E socchiuse gli occhi, quasi si aspettasse stesse per arrivargli l'ennesimo schiaffo. O pugno. Io l'avevo detto che a questa festa non ci dovevo venire.
     
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    Maylin Kumiko Xiang

    May conosceva bene Jessie, il suo piccolo Jessie. Aveva con il tempo imparato a riconoscere come il suo visino fosse solito arrossarsi vistosamente quando tentava di trattenere le lacrime, oppure come ad ogni sorriso corrispondesse la deliziosa comparsa di due fossette ai lati di quella bocca tanto carnosa. Come se si trattasse di un libro di cui solo lei conosceva le parole riusciva a leggere in quegli occhioni da cucciolo ogni emozione gli stesse agitando il petto ancor prima che potesse palesarla apertamente. E davvero, aveva osservato il suo volto con tale attenzione da conoscerlo a memoria, dal piccolo neo situato sul lato del naso, appena sotto le folte sopracciglia, fino alla forma di quella mascella sorprendentemente affilata, in netto contrasto con i tratti di quel visino altrimenti tanto delicato. Per questo la Xiang si era affrettata a trascinare il Tassorosso via dalla sala comune dopo aver con un gesto tanto spontaneo premuto le labbra contro le sue per appena una decina di secondi. Era certa che Jessie avrebbe finito con lo svenire, o con il piangere... o magari con l'avere un attacco di panico. Insomma, era sicura sopra ogni cosa che il suo amico avesse bisogno di riprendere fiato prima di poter tornare a spiccicare anche solo una parola ed aveva tutta l'intenzione di tenerlo al sicuro, lontano da ogni possibile sguardo malizioso rivolto nei suoi confronti, fin quando non si fosse assicurata che fosse tornato a respirare normalmente. Una volta assicurata di aver chiuso bene la porta della propria stanza dietro le spalle del giovane, quindi, si ritrovò con apprensione a premere entrambe le manine ai lati del faccino sfumato da una preoccupante sfumatura violacea, ricercando con lo sguardo la sua attenzione per essere sicura che riuscisse a sentirla anche attraverso quell'evidente velo di confusione arrivato ad offuscargli lo sguardo perso dietro a chissà quale genere di pensieri. Con le dita carezzò lentamente quelle guance arrossate, aggrottando appena le sopracciglia quando lo vide finalmente socchiudere le labbra. Stava per dire qualcosa? Forse era sul punto di vomitare? Decisamente la seconda opzione, si ritrovò a pensare la Grifondoro nel vedere quel corpo così alto rispetto al proprio chinarsi in avanti improvvisamente. Era troppa vicina per poter pensare di riuscire a spostarsi in tempo dalla sua traiettoria e così sembrò semplicemente accettare il proprio destino, chiudendo istintivamente gli occhi e preparandosi mentalmente ad essere investita in pieno da un fiotto di bile e di avanzi della cena consumata qualche ora prima dal ragazzo. May era certa di conoscere Jessie e di poter prevedere con largo anticipo ogni sua mossa... ed allora come era possibile che nulla l'avesse minimamente preparata all'eventualità di sentire le sue labbra modellarsi dolcemente contro la propria bocca? Le dita che avevano continuato fino a quel momento a carezzare con apprensione il volto del Tassorosso si bloccarono all'improvviso, così come sembrò bloccarsi per qualche secondo anche il cuore in petto, mancando un battito prima di riprendere a pompare sangue nelle vene ad un ritmo due volte più veloce per far fronte a quell'inaspettato calore che sembrò in calde onde arrivare ad investire ogni centimetro di carne. Non si rese conto di aver fatto scivolare istintivamente le mani tra quelle ciocche disordinate di capelli corvini, o di come il corpo si fosse lasciato guidare da quella gentile pressione esercitata dalla mano di lui sulla base della schiena proprio contro il suo petto, con i piccoli seni coperti solamente dalla maglietta troppo leggera a premere contro quel fisico asciutto mentre la mente finiva con lo svuotarsi di ogni pensiero logico. Era così dolce, così innocente... Aveva baciato diverse persone, May, eppure le sembrò come di essere per la prima volta adorata da quei movimenti tanto morbidi e puri, che sembravano unicamente sopperire alla necessità di donare e non a quella di pretendere qualcosa in cambio. Jessie la baciò come se le sue labbra si fossero posate sulla cosa più preziosa al mondo, facendola diventare per qualche attimo il centro dell'universo stesso. Fu inevitabile tentare di farsi ancora più vicina, fino a far scivolare una gamba tra quelle di lui che ancora rimaneva poggiato contro la porta della stanza e fino ad avvertire una certa pressione contro il ventre, ritrovandosi a pensare con sorpresa che no. Quei preservativi dovevano essere decisamente della misura giusta. Con un gemito strozzato a morirle tra le labbra, presa del tutto in contropiede da quell'inattesa scoperta, si ritrovò a socchiudere istintivamente le labbra nell'avvertire l'umido tocco della lingua di Jessie. Appena un attimo prima di sentirlo scostarsi di scatto, lasciando al posto di quel morbido contatto solo un improvviso ed inatteso vuoto. Ancora ad occhi chiusi May si concesse qualche secondo per riprendere quantomeno a respirare, mentre tutti quei pensieri che fino a quel momento erano scomparsi chissà dove tornavano ad affollarle la mente tutti insieme. Jessie l'aveva baciata. Il suo piccolo - anche se non era affatto certa sarebbe mai più riuscita a pensare a lui affiancandolo al termine “piccolo”- Jessie l'aveva baciata. Ed era stato un bacio incredibilmente piacevole, di quelli in grado di farne desiderare altri mille. Di far desiderare ben altro. « ..S-scusa io n-non..- E' solo che prima tu.. - Ecco mi hai.. B-b-ba.. - sìinsommahaicapito. E quindi io.. - » Forse contro ogni previsione sarebbe stata lei ad avere un attacco di panico, alla fine dei conti. Con il cuore ancora a martellarle nel petto come impazzito ed il fiato corto si costrinse ad aprire gli occhi per poter incontrare lo sguardo di Jessie, ancora così vicino da solleticarle le labbra umide con il proprio respiro. Con gesti così lenti da sembrare costarle una fatica immane portò le manine ancora perse tra i suoi capelli a scivolare fino alle sue spalle mentre la bocca si schiudeva, tentando di tirar fuori qualche parola che potesse rassicurare lo Spellman sul fatto che non avesse bisogno di scusarsi con lei. Non riuscì a tirare fuori nemmeno un sussurro. « N-Non.. - Non.. Non dicevi sul serio prima sullo scopare vero? P-perchè ecco.. - Io non so farlo. Però ti ho baciata. ...Oddio ti ho baciata. Scusa May non volevo. Cioè in realtà sì, volevo. - Ma.. Scusa, scusa, per favore non mi picchiare. » « Jessie, va tutto bene. Ehy, guardami. Respira, piano... » Andava tutto bene... no? Sarebbe bastato rassicurarlo, spiegargli come non fosse successo assolutamente nulla e come fosse persino comprensibile fare qualcosa di stupido, quando si era particolarmente confusi. Sì, era stato un bacio tra due amici, nulla di cui doversi preoccupare. Ci avrebbero scherzato su, addirittura, a ripensarci il giorno successivo. Ed allora perché diavolo il suo corpo la stava costringendo ad avvicinarsi di nuovo così tanto a lui? Perché si stava mettendo in punta di piedi e portava nuovamente le braccia a scivolare attorno al suo collo, così da poterlo condurre nuovamente contro la propria bocca? « Va... tutto bene.» Lo sussurrò con appena un filo di voce, un attimo prima di tornare ad annullare ogni distanza. Era così morbida, la bocca di Jessie, da avere l'impressione di annegarci dentro. Quelle labbra si modellavano sulle sue con una dolcezza che era da sola in grado di scaldarle pericolosamente il basso ventre, mentre questa volta era la sua lingua a scivolare in un guizzo verso di lui, alla ricerca di un permesso che le desse modo di farsi largo oltre le file di denti per poter scoprire che sapore si celasse al di là. Quando poi si ritrovò costretta ad allontanarsi il tanto necessario a riprendere fiato, fu con... una punta di vergogna che si ritrovò ad affondare il visino arrossato contro il suo petto, così da poter evitare quegli occhi che avrebbe trovato forse colmi di terrore, o di domande per le quali non era sicura di avere le giuste risposte. « Non ti costringerei mai a fare qualcosa che non vuoi, non ti preoccupare. Possiamo rimanere qui, saltare sul letto tenendoci per mano fin quando saranno tutti convinti che stiamo scopando, così ti lasceranno in pace con questa storia. Che ne dici?» Sì, sarebbero saliti scalzi sul letto ed avrebbero riso come due bambini, nel saltellare sul materasso per far credere che fossero impegnati in ben altre attività. « E poi se un giorno decidessi che vuoi... mh, provare a fare sesso con una persona di cui ti fidi e se quella persona fossi io, allora me lo dovrai solo chiedere, ok? Ed ora forza, togli le scarpe, così possiamo salire in piedi sul materasso. » Strinse la sua mano nella propria, tornando finalmente ad alzare il capo verso di lui per potergli sorridere. Per fargli capire che andava tutto bene e che con lei sarebbe sempre stato al sicuro.
     
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    Jessie teneva ancora gli occhi chiusi, aspettandosi uno schiaffo che non sarebbe arrivato. Era dopotutto una vita piuttosto triste, per certi -molti- versi la sua. Scampato da un padre violento che -per fortuna- non ricordava, il piccolo Tasso trascorreva le sue giornate al castello nel terrore potessero arrivargli, da un momento all'altro e chissà poi perchè, colpi sopra colpi da qualsiasi angolo. Non riusciva a capirla, la motivazione, ed un po' dopotutto ci si era rassegnato. Evidentemente era forse un talento naturale, il suo, di fare innervosire la gente. Non si poteva mica nascer tutti, a questo mondo, con dei poteri fighi come la super forza e l'invisibilità. Magari doveva semplicemente accettare che la sua abilità fosse quella di fare incazzare le persone ed incassare botte. Fine. Quindi sì, con gli occhietti stretti, Jessie ancora aspettava che quello schiaffo arrivasse, da un momento all'altro, senza -ahimè- stupirsi troppo del fatto che potesse esser proprio May, a darglielo. Era giunto ad una così poca considerazione di sè, in quella deprimente esistenza che soltanto un cuoricino allegro come il suo avrebbe saputo affrontare senza gettarsi dalla finestra, da pensare che se una delle sue migliori amiche avesse di punto in bianco deciso di picchiarlo, lui -in un modo o nell'altro- se lo sarebbe pure meritato. E quindi, quando aprì l'occhio sinistro, nel non notare alcuno spostamento d'aria a presagire l'imminente impatto, il piccolo Spellman rimase piuttosto sorpreso. E confuso.
    « Jessie, va tutto bene. Ehy, guardami. Respira, piano... » May non sembrava in procinto di picchiarlo. Ed a dirla tutta non pareva nemmeno arrabbiata. Le sue, di guanciotte, erano piuttosto arrossate. E Jessie pensò, nel mordicchiarsi il labbro inferiore, a quanto potesse esser carina. Indossava un jeans ed una maglietta semplici, ma per lui era comunque la ragazza più bella del mondo. E dunque respirò, seppur parecchio a fatica. Aveva caldo, i pantaloni lo stringevano fastidiosamente, e lo sguardo proprio non riusciva a staccarlo dal faccino di lei. E dalla sua bocca. Dai dai dai Jessie, smettila. Ma che è oggi. Non hai nemmeno bevuto. E' May. La tua amica May. E non è carino farti svegliare laggiù davanti alla tua amica May. Questi erano i pensieri che animavan la sua mente, quando non si rese conto di quanto lei si fosse fatta vicina. D'istinto sobbalzò, ritraendosi leggermente, ma quando le braccia della Grifondoro furon attorno al suo collo, gli venne naturale abbassarsi quel tanto che gli bastò per potersi avvicinare al di lei visetto.
    « Va... tutto bene.» Si vergognò di quel suo stesso impulso, e dunque annuì, a quel dire, bofonchiando un incerto « S-sì. E' okay. Va tutto.. - » Bene, che però finì per morirgli in gola, scrivolando sulle labbra di lei, quando May si sarebbe appropriata nuovamente della sua bocca. Inaspettatamente, come inaspettato fu quel suo riavvicinarsi, Jessie non si paralizzò questa volta. Al contrario l'accolse su di sè, e lo fece con una dedizione tale che entrambe le mani gliele strinse sui fianchi, in una presa sì delicata, ma non per questo meno decisa. E spinse un po' in avanti, con l'intero suo fisico, tant'è che d'improvviso si trovarono -e di nuovo- appiccicati. Nel sentire la pressione dei suoi seni sul proprio petto allora, fu un mugolio ben definito, ciò che si infranse stavolta tra loro, e se questo non fosse stato abbastanza, per l'inesperto Jessie, la lingua di lei avrebbe fatto il resto. Insinuandosi tra i suoi denti, May lo baciò come non aveva mai fatto con nessuno, in vita sua. Perchè sì, se quello di prima non era stato il suo primo bacio, lo sarebbe stato da ora in poi, in quell'approfondire di lingue, sospiri e brividi. E rabbrividì e sospirò, Jessie, che le diede il tacito permesso di guizzargli attraverso, senza tuttavia saper bene come agire e decidendo di seguire il semplice, quanto più naturale, istinto. Per questo si protrasse ulteriormente in avanti, col respiro che gli collassava nei polmoni e rendeva quel suo riempirle la bocca con la propria, di lingua, ancora più frenetico. Quandunque entrambi si scostarono, per riprendere respiro forse, o per farsi assalire da un trilione di domande che -lo presagiva già- sarebbero presto arrivate, Jessie respirò rumorosamente, mentre i denti affondavano nel labbro inferiore e le braccia le stringeva attorno al corpicino di lei. Per una volta quella supereroina -così l'aveva sempre vista- gli parve così piccola e vulnerabile, che si sentì in dovere di stringerla, contro il proprio petto, nel mentre che le lasciava un delicato bacino tra i capelli. Con dita gentili le carezzò la schiena, poi si scostò quel tanto che fu necessario a guardarla - mentre si sentiva avvampare, nel desiderare di baciarla ancora e ancora, anche solo posandole lo sguardo addosso.
    « Non ti costringerei mai a fare qualcosa che non vuoi, non ti preoccupare. Possiamo rimanere qui, saltare sul letto tenendoci per mano fin quando saranno tutti convinti che stiamo scopando, così ti lasceranno in pace con questa storia. Che ne dici? » Ed era una richiesta folle, quella, perchè in fondo sentiva di non voler fare solo finta, ma troppo timido -e confuso- per ammetterlo, semplicemente annuí. « Non ti dà fastidio? Intendo.. - che pensino tu abbia fatto.. - cose con me. Insomma..Sì.. - Non sono il più popolare della scuola. Non ne vale la pena, per te. Quindi se non ti va, davvero.. - Non fa niente. La smetteranno... - Prima o poi. » « E poi se un giorno decidessi che vuoi... mh, provare a fare sesso con una persona di cui ti fidi e se quella persona fossi io, allora me lo dovrai solo chiedere, ok? Ed ora forza, togli le scarpe, così possiamo salire in piedi sul materasso. » E, ancora, forse avrebbe risposto a quelle ultime parole con qualcosa di inaspettato tanto per lei quanto per lui, tuttavia, quando le ditina della rosso-oro strinsero le sue, Jessie si limitò a non dir nulla, sfilandosi le scarpe e seguendola fin sopra al letto. Incerto, le strinse entrambe le mani. « Non devo dire quelle cose tipo ah sì e vai così, vero? Tipregodimmidino. » Sentiva le guance così accalorate -assieme a beh, tutto il resto del corpo- che era certo gli sarebbero esplose da un momento all'altro, ma quando May iniziò a saltellare, lui si lasciò trascinare. E dunque saltarono su quel letto, che prese a cigolare sotto i loro corpi, e Jessie dovette trattenersi dallo scoppiare a ridere e rendere tutti i loro sforzi vani, mentre sentiva già qualche vocio da sotto lo spiraglio della porta. « Ci stanno..- Credendo? » Bofonchiò, a voce bassa, una risatina divertita sul visetto d'angelo. « Ci stanno credendo May! » Aggiunse, stavolta più entusiasta, e con la stessa ingenua contentezza si sarebbe spinto in avanti per lasciarle un bacino sulla guancia, non fosse stato per.. - Beh, il suo equilibrio praticamente inesistente. Nello sbilanciarsi in avanti sul materasso, infatti, Jessie barcollò pericolosamente, e nel farlo non fu capace di arrestarsi dall'arrivarle praticamente addosso. Atterraron dunque, rovinosamente, affondando tra i cuscini. Lui su di lei, lei sotto di lui. Nell'impatto, si spinse involontariamente tra le sue gambe. « Cavolo, ti sei fatta male? » Fu tutto ciò che si ritrovò capace di dire, prima di beh, rendersene conto. La mano la teneva sulla pelle nuda aldilà della t-shirt microscopica di lei. Ed il resto del corpo.. - Sospirò, mentre scariche elettriche prendevan a riscaldare ogni angolo di sè. Un fastidioso -ma nemmeno poi troppo- formicolio a concentrarsi laddove i loro bacini s'incontravano. Si ritrovò a pensare a quanto avrebbe voluto eliminare ogni strato di quella fastidiosa stoffa che li separava. A quanto avrebbe voluto sfiorarla, più sopra, sotto la maglia, e più giù, tra le gambe. E non sapeva farle, certe cose, Jessie, è vero. Ma il desiderio di sentirla gemere sotto di sè, come aveva fatto durante quell'inaspettato bacio che desiderava così tanto ripetere, fu tale che un sospiro più languido di altri, gli vibrò nel petto. Scosse la testa, affondò i denti attraverso il labbro inferiore, e mugolò. « May? » A separarli, un soffio d'aria. May. Stavolta non vi fu esitazione nel tono, quando per la terza volta s'appropriò di quella bocca, riempendola interamente del proprio desiderio. E quando si staccò solo ed esclusivamente per il bisogno di riprender d'aria, col bacino che si faceva istintivamente più spazio tra le sue gambe, mormorò, di un'innocenza disarmante. « Se.. mh, volessi provare a f-farlo con te, lo faresti solo per pietà? » Si mordicchiò l'interno della guancia. « Sì insomma, lo so che mi vuoi bene, ma.. - ma.. - io vorrei.. - vorrei che.. » E sospirò. Di nuovo.
    « Io v-voglio che piaccia anche a te, se lo facciamo. Sennò - » Infine scosse la testa, facendo per spostarsi, ma strusciandosi inavvertitamente. E pericolosamente. Dannazione.
    « Sennò niente. »
     
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    Maylin Kumiko Xiang

    « Non devo dire quelle cose tipo ah sì e vai così, vero? Tipregodimmidino. » Stringeva le mani di Jessie nelle proprie con forse troppa forza, cogliendo l'occasione data dal fatto che si ritrovassero a quel punto entrambi in piedi sul materasso del suo letto, sistemati uno davanti all'altro come due bambini pronti ad iniziare un nuovo gioco. Ma i bambini non erano soliti arrossire così al pensiero del sapore rimasto sulle labbra per via di un bacio dolce più del miele. May si ritrovò ad aggrapparsi a quelle dita affusolate mentre tentava in ogni modo di tornare a respirare normalmente e si imponeva di tornare alla realtà. Alle sicurezze di tutto quello che per lei era stato scontato prima che la porta di quella stanza si chiudesse alle loro spalle. Lei era May e lui il suo piccolo Jessie, quel ragazzo così dolce e puro da dover essere difeso ad ogni costo dalle prese in giro di quei compagni tanto idioti da non rendersi conto di quanto preziosa fosse la felicità di quegli occhioni da cucciolo. Avrebbe fatto di tutto la Xiang per proteggere il suo sorriso, rimanendo al suo fianco come la più fedele delle amiche per aiutarlo ad affrontare un ostacolo dopo l'altro. Gli amici non tremavano al pensiero di volere un altro bacio, però. Con le guance appena gonfie di imbarazzo la Grifondoro cercò di scacciare via quei pensieri con un deciso movimento del capo che sarebbe potuto sembrare agli occhi dell'altro come nient'altro che la risposta alla sua ultima domanda. Andiamo May, smettila. Torna in te! « Ci penso io a quello, tu cerca solo di non cadere mentre salti! » Quando iniziarono a saltellare su e giù, prendendo a far cigolare le molle di quel letto su cui le lenzuola finivano con il disfarsi di più ad ogni movimento, la spensieratezza di quel momento sembrò in grado di portare la Grifondoro a dimenticare almeno in parte quei pensieri... inopportuni, dandole piuttosto modo di godere unicamente di quell'ilare complicità che li univa improvvisamente, mentre le voci al di là della porta confermava di come il loro geniale piano stesse funzionando alla perfezione. « Ah, sì! Così! » Urlacchiò a favore di quelle orecchie indiscrete, mentre tuttavia la voce tremava unicamente nello sforzo di trattenere le risate, la bocca piegata in un sorrisone oltremodo divertito nel perfetto riflesso di quello stesso infantile entusiasmo che colmava gli occhi buoni di Jessie, ancora puntati su di lei con totale fiducia. « Ci stanno..- Credendo? Ci stanno credendo May! » Era così incredibilmente bello, Jessie, con quelle labbra carnose schiude dalla meraviglia, con le ciocche di capelli corvini a ricadergli disordinatamente sulla fronte e le gote arrossate dallo sforzo per quel continuo saltellare che aveva portato persino le gambe della cinese, abituata agli sfiancanti allenamenti di Quidditch, a formicolare. Avrebbe voluto dire qualcosa di divertente, May, ma si ritrovò costretta a deglutire per un paio di volte alla ricerca della propria voce... e quel minimo lasso di tempo si rivelò tuttavia abbastanza per permettere allo Spellman di sbilanciarsi verso di lei. O meglio, per piombarle letteralmente addosso. « Attent- » Si ritrovò improvvisamente scaraventata dal corpo del Tassorosso contro quello stesso materasso su cui fino a pochi secondi prima stavano allegramente saltellando mentre le braccia correvano istintivamente a circondargli il capo per evitare che finisse con lo sbattere accidentalmente da qualche parte durante la caduta. Se lo ritrovò premuto addosso, a bloccarle per qualche secondo il fiato in petto per la sorpresa. Lo sguardo della mora corse allora su quel visino alla ricerca di qualche segno di eventuali ammaccamenti, prima di concedersi una risata divertita per quell'incidente così buffo da risultare proprio tipico di Jessie. « Cavolo, ti sei fatta male? » « Penso di essere ancora tutta intera. Non hai sbattuto da qualche parte, vero? Tutto ok? » Le manine scivolarono a carezzargli con delicatezza il visino, finendo tuttavia presto con lo spostarsi lungo la forma del collo e più giù, fino ad ancorarsi alle spalle del moro. La stava di nuovo guardando come se May fosse l'unica cosa presente nell'intera stanza. Ed era uno sguardo dannatamente pericoloso quello, tanto intenso eppure così sincero da farla sentire allo stesso momento così piccola da poter entrare completamente nel palmo di una mano ed incredibilmente preziosa. Si avvertì tremare appena. Ma May non tremava, no? Non era certo la prima volta che si trovava così vicina ad un ragazzo, o che mani tanto grandi arrivavano a sfiorare la sua pelle... eppure era completamente diverso. Ogni tocco era attento, quasi sembrasse chiederle costantemente il permesso per quella vicinanza. Non pretendeva, ma attendeva con timidezza di scoprire fin dove gli fosse concesso spingersi. Come se avesse paura di fare qualcosa di sbagliato, o che temesse di sentirsi improvvisamente ricordare di come non fosse roba per lui, quella. « May? » Jessie la richiamò a sé, costringendola a sollevare gli occhi offuscati da quella confusione che si andava a mischiare senza alcuna pietà alla voglia di poter saggiare ancora una volta il suo sapore per potersi concentrare sul suo viso sempre più vicino. Lo avvertì, allora, come il suo corpo fosse in grado di trovare perfettamente spazio tra le proprie gambe schiuse, con i bacini a collidere pericolosamente e le mani pronte a scivolare su ogni lembo di pelle ancora fastidiosamente coperta. Questa volta non fu una sorpresa sentire quelle labbra premere contro la propria bocca, in un nuovo bacio che sembrava portare con sé un'urgenza sempre più difficile da contenere. Si ritrovò a stringere istintivamente le ginocchia ai lati del bacino del ragazzo, costringendolo a rimanerle vicino mentre le manine esili prendevano a scorrere lentamente lungo ogni curva di quella schiena all'apparenza tanto fragile e che pure contro i polpastrelli dava l'impressione di essere così solida e sicura. Lasciò che le loro lingue tornassero ad intrecciarsi e scoprirsi, danzando freneticamente tra quei sospiri sempre più caldi. Ed avrebbe continuato così per chissà quanto tempo, se solo il fiato glielo avesse concesso. « Se.. mh, volessi provare a f-farlo con te, lo faresti solo per pietà? Sì insomma, lo so che mi vuoi bene, ma.. - ma.. - io vorrei.. - vorrei che.. Io v-voglio che piaccia anche a te, se lo facciamo. Sennò - Sennò niente. » Sentiva la stanza vorticarle pericolosamente davanti agli occhi, May. Forse era il fatto di essere rimasta a corto di fiato, o forse quell'improvviso calore tra le cosce. Forse era la sola visione di quel visino intento a fissarla dall'alto, così stravolto e sincero. Così timido in attesa di una sua sola parola che potesse scacciar via tutti quei dubbi. Con una dolcezza che ne era sicura, mai sarebbe riuscita a dedicare ad un'altra persona, arrivò a ridisegnare con la punta delle ditina ognuno dei dettagli del volto di Jessie, tentando di distenderne con la semplice pressione dei polpastrelli ogni ruga causata da quelle paure che aggrottavano la fronte e le sopracciglia folte. « Lo farei con te perché sei il mio Jessie. » Maylin aveva urlato senza alcuna vergogna ognuna delle frasi spinte che erano servite a convincere i curiosi oltre la porta della stanza, eppure sussurrò quelle parole con appena un filo di voce. Voleva che rimanessero solo loro, che non fossero mai di qualcun altro. Erano unicamente per Jessie, quelle verità con cui forse entrambi avrebbero dovuto fare i conti il giorno seguente, ma che erano in quel momento l'unica possibile risposta alle sue domande. « Lo voglio fare con te perché di te mi fido completamente, perché... sarebbe speciale essere la tua prima volta. » Gli sorrise, allora, con le gote appena tinte di un rossore che così poche volte aveva modo di comparire sul volto della Grifondoro solitamente tanto spavalda e priva di paura. Si sentiva come sul punto di compiere qualcosa di incredibilmente importante, di così prezioso da dover essere trattato con la massima cura. « Ma voglio... solo se vuoi anche tu. Quindi fermami, Jessie, se non fossi più sicuro. Per favore. » Ed allora, con gesti tanto lenti che il ragazzo sarebbe invero stato in grado di fermarla in ogni momento se avesse cambiato idea improvvisamente, May portò le manine a scivolare tra di loro, fino a raggiungere la zip di quei jeans che rimanevano ancora a coprire il bacino del Tassorosso. Non li strattonò verso il basso senza alcun rispetto come avevano tentato di fare gli studenti durante la festa, ma con attenzione ne aprì la patta solo il tanto necessario a poter far scivolare le dita oltre il bordo dei boxer scuri. Fino a poter stringere il palmo della mano attorno alla sua eccitazione, calda e marmorea al tocco. « Guardami Jessie... Fidati di me. Rimani qui con me. »

     
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    Jessie Monroe P. SpellmanTu eri Robin poi hai trovato me, pensavi che fossi il tuo Batman ma ero solo il tuo Ted

    SCHEDA | TASSOROSSO | NEGROMANTE | 18 Y.O. | ♓︎/♋︎/♎︎

    Col respiro affannoso, Jessie attendeva una sua risposta quasi ne valesse della sua intera vita. La guardava da lassù, l'espressione sì confusa, in quelle folte sopracciglia appena inarcate e le labbrucce carnose piegate in una smorfietta, ma al tempo stesso.. - Decisa? Non si era mai sentito così, il Tassorosso. Non si era mai sentito così, quel verginello che tutti, in un modo o nell'altro, tra le mura d'Hogwarts, prendevan costantemente in giro. Per Jessie, il sesso -inutile specificarlo- era quanto di più nuovo potesse esserci a questo mondo. Certo, non era mancato a Pervinca fargli cento ed uno discorsetti al riguardo -seppur fosse riuscito a dileguarsi per almeno novantanove di essi- ma comunque, non era mai giunto così... - In là. Eppure, nonostante tutto, ci aveva pensato spesso. E' chiaro, lo faceva con la mente innocente di un ragazzino ancora troppo inesperto e genuino, per un tal tipo d'argomentazioni, ma ciò non di meno il desiderio di andar oltre con qualcuno, l'aveva colto non di rado. E -tutte le volte- era più la voglia di dare, piuttosto che quella di ricevere. Sua mamma gli aveva spiegato, una volta -con suo sommo terrore, ovviamente- come rendere piacevole l'atto sessuale alla donna. Fino al rapporto completo, seppur tendesse spesso a non pensarci tant'era la vergogna che lo coglieva ogni volta, c'era arrivato. Sì, c'era stato un tempo in cui persino quell'argomento, s'era rivelato tabù dinnanzi alla sua testolina ancora fin troppo innocente, ma era cresciuto in qualche modo -il piccolo Spellman- e, ormai diciottenne, qualcosa in più era riuscito ad apprenderla. E Pervinca a spiegargliela. Dunque beh, sapeva che per procreare bisognasse fare certe cose, ma non sapeva dell'intero contesto che, in vero, gravitava attorno a tutto questo. E dunque quel pomeriggio sua madre gliel'aveva accennata, l'arte del dare piacere. E Jessie, le cui guance s'eran tinte così tanto di rosso da sembrare voler esplodere da un momento all'altro, seppur fosse sul momento scappato con la scusa di dover andare in bagno, ci aveva pensato per i giorni a venire. Aveva scoperto che le modalità per far gemere una donna fossero più di una -la classica-, e seppur sua madre gli avesse spiegato anche di come ottenerlo, il godimento, il Tasso s'era concentrato soltanto sulla prima parte del discorso. Ed aveva percepito un desiderio tale, di provarlo con qualcuno, quell'affondare col viso tra ipotetiche cosce schiuse per saggiarne l'umida intimità, che strette le proprie, di gambette, s'era dovuto sciacquare il faccino terribilmente arrossato con acqua gelida.
    Lo stesso tipo di desiderio, l'avrebbe avvertito adesso, insinuarglisi attraverso ogni tessuto della carne bollente, rendendo i suoi respiri affannati, il suo cuore accelerato, ed ogni suo muscolo teso e guizzante. Deglutì, a fatica. Le gambe di May, che ancora gli stava di sotto, lo stringevano lungo i fianchi, rendendogli impossibile qualsiasi tipo di fuga. Non che avrebbe voluto allontanarsi, Jessie, in verità, anzi tutt'altro. E sentiva le guance in fiamme, mentre la manina la teneva ancora su quella porzione di pelle nuda di lei, appena sotto la maglia, ma ancora ben salda in una posizione non equivoca. Mai avrebbe osato, qualora non avesse carpito un qualsivoglia cenno d'assenso da parte dell'amica. May, la sua May. Si domandò per un istante come ci fossero finiti, nel giro di pochi minuti, a.. - beh, tutto questo. Ma tentò di non rimuginarci troppo su, perchè la sua mente avrebbe iniziato a vagare, ed il suo respiro -lo sapeva già- l'avrebbe abbandonato in definitiva, se avesse deciso di cedere all'ansia. Un'ansia che sarebbe derivata non da un qualsivoglia atteggiamento sbagliato da parte della ragazza, no, lei -come sempre- lo faceva sentire al sicuro e così avrebbe fatto persino adesso. Era piuttosto la paura derivante dal fatto che, a guardarla così da vicino, con gli occhietti appena stralunati, le labbra gonfie di baci, il fiato accelerato quasi quanto il suo ed il faccino lievemente arrossato - Jessie sentiva -sapeva- avrebbe potuto rimanerci sotto più del dovuto. Si era sempre innamorato per molto meno, il piccolo Tasso - e di chicchessia. La sua amica Poppy, per esempio. Thursday. Addirittura Honey, nonostante lo maltrattasse spesso. Ma May? Non ci aveva mai pensato sino ad ora -a lei- da quel punto di vista. L'aveva sempre vista come una figura a volte persino materna, in quel suo proteggerlo costantemente, ma adesso.. - Si rese conto, soggiogato da tutti quegli istinti e desideri che -ancora- lo portavano a mordicchiarsi il labbro inferiore con una certa impazienza, non fosse capace di non avere occhi che per lei. Dunque respirò a fondo, strinse gli occhietti, e provò a concentrarsi. Ci avrebbe pensato l'indomani, a come farsela passare. Era ormai bravo, in questo.
    « Lo farei con te perché sei il mio Jessie. » Eppure, nonostante i suoi intenti fossero altri, il sorriso che si dipinse sul suo faccino tondo sembrava dire tutto il contrario. Perchè le sorrise, Jessie, con l'ombra di una risatina sommessa a scuotergli il petto. Le sorrise con gli occhi, con la bocca e col cuore, come se quelle parole, sussurrate sì dolcemente, valessero la sua stessa vita. « Lo voglio fare con te perché di te mi fido completamente, perché... sarebbe speciale essere la tua prima volta. » La tua prima volta. Il pensiero lo fece esitare per qualche istante. Stava succedendo davvero? Come avrebbe fatto? E se l'avesse delusa? In fondo May di esperienze ne aveva sicuramente avute e lui.. Beh lui era soltanto Jessie. Inarcò le sopracciglia, e per un attimo schiuse le labbrucce tremanti in procinto di dire qualcosa. Ma lei, come sempre accadeva, fu più veloce a colmare ogni sua paura. « Ma voglio... solo se vuoi anche tu. Quindi fermami, Jessie, se non fossi più sicuro. Per favore. » Quindi si percepì annuire, istintivamente.
    « Mh..- » Trapelò. « Mmh-mh. O-okay.. » E allora, a quel punto, avvenne. E lo fece piano, con una lentezza che giovò a permettergli di calmare -almeno un po', almeno il necessario- il respiro sempre più accelerato. Con manine delicate May sfiorò la cintura dei suoi pantaloni, e non lo fece con violenza, come avevan tentato di fare Octavia ed i suoi compari, soltanto qualche minuto prima. No, con una dolcezza che -da sola- sarebbe bastata a farlo vibrare dall'interno (cosa che in vero avvenne, visibilmente), la Rosso-Oro lo scoprì il tanto che le sarebbe stato necessario per insinuarsi all'interno dei suoi boxer. Jessie sobbalzò, e non fu ahimè capace di soffocare un mugolio che s'infranse sul visino di lei, mentre le sopracciglia le inarcava e le labbra le stringeva tra i denti. La pressione che si percepì addosso, attraverso, fu avvolgente. Le dita di May eran leggermente più fredde, rispetto alla propria di carne -bollente e pulsante- e scoprì con sorpresa, oltre che con vergogna, è chiaro - quanto gli potesse piacere. Per questo il suo corpo reagì sotto di lei, in un evidente quanto vibrante spasmo, ed il Tasso dovette schiudere le labbra per ottenere più aria, tant'era forte la sensazione di poter svenire da un momento all'altro.
    « Guardami Jessie... Fidati di me. Rimani qui con me. » Si rese conto soltanto in quel momento, la testolina calata verso giù come a volersi sincerare di quanto stesse accadendo, di non averla guardata per tutto il tempo. Allora si riassettò, ed il faccino scombinato che avrebbe presto riempito la visuale di May, si sarebbe rivelato in vero -e già- stravolto. Aveva ciuffetti di capelli corvini a coprirgli la fronte, l'espressione contrita, la bocca semischiusa. Inutile dirlo, era la prima volta per lui. Per questo, quando la manina dell'amica si mosse, Jessie strizzò entrambi gli occhi, fremendo sotto di lei. Sospirò e respirò forte, ricordandosi di annuire alle precedenti parole di May con diversi minuti di ritardo, e -a questo punto- .. Beh probabilmente sarebbe svenuto. Perchè il palmo della sua mano si stringeva attorno alla propria eccitazione, muovendosi su e giù, ed ogni affondo era per lui era un passo in più verso un Paradiso che, non si fosse dato un contegno, avrebbe raggiunto fin troppo velocemente. Allora, seppur incerto, decise di concentrarsi su altro, per quanto gli sarebbe stato possibile. E mentre lei si muoveva su di lui, lui si mosse su di lei, con ditina delicate che le scostarono la stoffa della t-shirt il tanto necessario per scoprirne i seni. Non fu capace di non soffermarcisi su per più di un momento, Jessie, l'intero corpo che rabbrividiva, e quando con la mano destra gliene strinse uno, avvolgendolo quasi interamente, nel calarvisi sopra gemette -stavolta apertamente-, a seguito di un di lei affondo più deciso. Ma comunque le labbra carnose gliele poggiò lo stesso addosso, saggiandone la carne bollente con incertezza -sì- ma non per questo meno dedizione. Le dita le strinse un po', mentre la lingua guizzava fuori per inumidirla e -assieme- intrecciarsi al di lei punto più sensibile. Ed in quel giochino rimase, il Tasso, il bacino che si protraeva verso i suoi movimenti, istintivamente, ed altrettanti istintivi sospiri sempre più accelerati ad infrangersi nel silenzio. E man mano che -inaspettatamente- quel suo agire si rendeva meno timido e -al contrario- più deciso ed affamato, Jessie quasi non se ne rese conto della mano libera che avrebbe preso a vagare giù. Mettendoci un po' -un bel po'- per insinuarsi attraverso il bordo dei jeans, decise di non esitare altrimenti -o gli sarebbe stato fatale- per addentrarsi aldilà della stoffa degli slip. Ed era in vero una posizione un po' scomoda, perchè i pantaloni non li era riuscito a sbottonare, stava stretto, il braccio di lei a muoversi ancora su di sè lo impediva -oltre che distraeva- e -come se non bastasse- lui non aveva idea di cosa cavolo fare, ma comunque ci provò. Ci provò col troppo impeto dettato da una maldestra inesperienza che lo portò, suo malgrado, a sprofondare dentro di lei fin troppo velocemente. Fin troppo a fondo, sin da subito. E seppur la sensazione di percepirla calda, umida e pulsante, attorno a sè, l'avrebbe condotto a spingersi ben oltre quel solitario affondo, si ritrasse immediatamente.
    « Occavolo scusa. Scusa. T-ti ho fatto male? » Biascicò, la voce spezzata dalla preoccupazione e.. - tanto altro. Calò il capo, e per poco non le mollò una testata, nell'attenzionare laggiù per poter estrarre via la manina dai suoi pantaloni. « O.. mh- andava.. - bene? P-perchè a me va- va bene - » Ansimava « - benissimo, come lo fai tu. » Annuì, in un sospiro. E quando -alla fine- lo sguardo calò sulle dita incriminate fece qualcosa di cui se ne sarebbe forse reso conto in un secondo momento. Esplodendo, probabilmente, ma non ci avrebbe pensato adesso. No, proprio non ci pensò quando l'indice ancora umido se lo portò tra le labbra, e attraverso i denti, dentro la bocca. Con la lingua lo intrecciò, in quella curiosità fanciullesca in vero letale, in un contesto del genere. D'altra parte, s'era sempre chiesto che sapore avesse una donna. E che sapore potesse avere lei. Quando tornò a guardarla, dunque, stavolta senza la sua solita incertezza, sussurrò. Sei un sacco buona, May.
     
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    Maylin Kumiko Xiang

    Jessie era caldo tra le sue dita, la carne a pulsarle contro il palmo della manina che era scivolata in una morbida carezza oltre il bordo di quei boxer che nessuno, prima di lei, aveva avuto modo di oltrepassare. Era la prima, May. Sentiva l'importanza di quel ruolo rendere ogni gesto - che in passato aveva compiuto quasi automaticamente - attento e delicato, come se fosse lei a stringere tra le dita la cosa più preziosa del mondo. E non era infondo così? Perché quello era il suo Jessie sopra e prima di ogni cosa. Perché per quel sorriso da bimbo la Xiang avrebbe affrontato ogni battaglia senza pensarci due volte. Perché il suo bene aveva finito con il tempo per contare persino più del proprio. E non aveva a che fare con un semplice desiderio sessuale fine a se stesso, ma affondava le proprie radici in un sentimento puro e profondo che aveva reso il loro rapporto uno dei più importanti per la cinese. Chissà se lo Spellman avesse poi anche solo una volta preso in considerazione come May sembrasse gravitare con naturalezza attorno alla sua figura smossa non solo dall'istinto di protezione, ma soprattutto dalla necessità di nutrirsi di quella tranquillità e senso di calore che la sua sola vicinanza era in grado di donarle. Perché in un mondo che Maylin affrontava continuamente con l'atteggiamento di chi era pronta a dar battaglia al cielo stesso, Jessie aveva sempre rappresentato la sua possibilità di abbandonare l'armatura per mostrarsi umana e fallibile. Con lui era in grado di ridere come una bambina, di mostrare il fianco debole senza temere di essere ferita per un solo secondo. Erano le sue mani quelle che cercava quando la stanchezza arrivava a farsi sentire per avere un appiglio. Erano state le sue dita a cacciar via le lacrime bollenti di frustrazione che avevano percorso il volto della mora nelle giornate no. Jessie non era mai stato un peso per May, per quanto lui stesso sembrasse far fatica a credere a quell'inattesa verità, ma sempre il suo porto sicuro. Era quindi ovvio che volesse proteggerlo ad ogni costo, no? Persino dalle sue stesse paure, persino da un desiderio che avrebbe potuto spaventare persino lei se avesse continuato a crescere ad un ritmo tanto serrato. Chiuse quindi la mano su di lui con una presa morbida e rimase così per qualche secondo, immobile, in attesa che il Tasso potesse abituarsi a quella pressione prima di iniziare a muovere il palmo lentamente su e giù. Lo sguardo affilato rimase per tutto il tempo rivolto a quel visino paonazzo alla ricerca di un solo segno di disagio o fastidio, concentrato completamente su di lui per poter rallentare od accelerare i movimenti con cui ne carezzava l'eccitazione, rispondendo unicamente alle sue reazioni. Lo osservò con meraviglia inarcarsi al suo tocco e tremare ad ogni suo movimento. Lo sentì mugugnare accaldato, prima di socchiudere le labbra come alla ricerca di più aria. Come poteva essere così dannatamente eccitante ed allo stesso tempo così innocente in ogni movenza? May si ritrovò ad affondare i denti nel labbro inferiore tentando di far fronte a quell'improvvisa quanto intensa sensazione di calore che dal basso ventre scendeva il ondate fino al centro delle cosce che ancora teneva strette ai lati del bacino di Jessie. Premette istintivamente le ginocchia con più forza contro i suoi fianchi, sollevando appena il bacino in un impeto di impazienza che da solo bastò a farla arrossire nello scoprirsi tanto impaziente. Non essere egoista, May! Era sua intenzione dedicarsi completamente a Jessie, guidandolo senza fretta e con pazienza attraverso quei primi passi nel mondo del sesso. Lo avrebbe stretto per mano per tutto il tempo, rassicurandolo quante volte si fosse rivelato necessario per non lasciargli credere per solo un secondo di essere solo. Ed allora perché sentiva il corpo incapace di resistere alla tentazione di premersi contro quelle dita con urgenza, di sentirlo sfiorarla e poi farsi largo dentro di lei, fino in fondo? « Jessie... » Lo richiamò a sé, sussurrando il suo nome con la voce appena incrinata alla ricerca di quello sguardo che rimaneva nascosto sotto le lunghe ciglia nella penombra della stanza. Voleva chiedergli se andasse tutto bene, o se preferisse magari rallentare... e tuttavia dalla boccuccia socchiusa non riuscì a fuoriuscire altro che non fosse un gemito strozzato nell'avvertire improvvisamente quelle dita affusolate sollevarle la maglietta il tanto necessario a scoprire i piccoli seni. Persino la mano che fino a quel momento aveva continuato a muoversi su di lui si bloccò per qualche secondo, tanta fu la sorpresa del scoprirlo intraprendente tanto da portare le labbra proprio in corrispondenza del punto più sensibile di quella morbida rotondità. La lingua di Jessie era bollente contro quella piccola perla indurita dall'eccitazione. « Oddio.» La mano rimasta fino a quel momento sulla sua spalla scivolò velocemente sul retro del volto affondato contro il giovane petto, così da poter stringere tra le dita improvvisamente tremanti qualche ciocca di quei capelli scompigliati. Si sentì avvampare, May, mentre il corpo rispondeva a quel tocco inarcandosi sotto di lui e brividi le risalivano dalla schiena fino alla nuca, offuscandole appena la vista. Forse fu proprio per via di quella sorpresa che si rese conto di come l'altra mano del ragazzo avesse finito con lo scivolare fin oltre la stoffa delle mutandine che indossava solo quando quelle dita affusolate scivolarono dentro di lei con un movimento impaziente. E davvero, tentò in ogni modo di stringere le labbra per evitare che ne uscisse il più piccolo sussulto... eppure il gemito implorante che le rotolò tra le labbra socchiuse risuonò con la stessa potenza di un urlo a pieni polmoni tra le pareti di quella stanza altrimenti silenziosa. Mentre il bacino si sollevava di scatto per andare incontro a quell'affondo e la carne umida e pulsante si rimodellava e stringeva attorno ad ogni falange, smascherando un'eccitazione quasi imbarazzante nella propria intensità. Il cuore sembrò sul punto di schizzarle fuori dal petto. Deve essere perché non me lo aspettavo. Sì. Per questo. E nonostante il corpo sembrò gridare di frustrazione nel sentire quella mano ritirarsi fin troppo in fretta, la mente sembrò tirare un profondo sospiro di sollievo per quel momento di respiro. « Occavolo scusa. Scusa. T-ti ho fatto male? O.. mh- andava.. - bene? P-perchè a me va- va bene - benissimo, come lo fai tu. » Mentre la mano affondata nei suoi boxer continuava a muoversi lentamente su di lui, quasi non riuscisse a staccarsi per alcuna ragione da quella carne bollente, May trascinò l'altra fino al proprio volto per scostare da davanti agli occhi le ciocche di capelli rimasti attaccati alla fronte madida di sudore, cercando nel contempo di riprendere fiato. Sentiva la lingua incollata al palato e la stoffa delle mutandine umida tra le gambe. « Andava più che bene, scusami, mi hai colta di sorpresa ed - » Oh. Per poco gli occhi non le rotolarono fuori dalle orbite nell'osservare come Jessie avesse deciso di portarsi quelle dita ancora bagnate dalla sua eccitazione tra le labbra, succhiandone via ogni goccia davanti al suo sguardo spaesato. Del tutto perso. Non ricordava più cosa volesse dire. O se avesse davvero mai voluto dire qualcosa, a dire il vero. « Sei un sacco buona, May. » « Non... Ah, al Diavolo. Vieni qui. » Non riuscì a trovare nessuna risposta che potesse essere adatta. Non mentre quegli occhi colmi di un'innocenza pericolosa continuavano a fissarla come se avesse appena commentato quanto le stesse bene il maglioncino nuovo. Od il nuovo colore di smalto. Il fatto che non esistesse dietro quelle parole alcuna intenzione di risultare sensuale non faceva altro che... renderlo irresistibile. Lasciò scivolare la manina che era rimasta dentro ai suoi boxer fino a quel momento solo per poterla premere, assieme all'altra, contro il suo petto e si ritrovò costretta a sollevare completamente il busto dal letto per poter raggiungere ancora una volta quelle labbra, su cui si ritrovò contro ogni previsione a ridere morbidamente prima di rubare allo Spellman un nuovo bacio. Erano a quel punto entrambi in ginocchio sul materasso, uno davanti all'altro. May si sfilò con un movimento veloce da sopra il capo la maglietta, prima di poter fare lo stesso con quella che rimaneva a coprire il petto di Jessie, così da poter premere i piccoli seni contro la pelle calda dei suoi pettorali, il piercing che le adornava il capezzolo sinistro come unica, minuscola interruzione a quel piacevole tepore. Lo baciò una, due, tre volte. Sorrise contro le sue labbra e gli carezzò i capelli, il profilo della mascella e la schiena inumidita appena dal sudore. Lo ammirò con gli occhi inumiditi dall'eccitazione, sussurrando ogni parola come se si trattasse del più prezioso dei segreti. « Hai idea di quanto tu sia... bello ed eccitante, adesso? Di quanta voglia abbia di farlo con te? » Era semplicemente impossibile a quel punto pensare che lo stesse facendo per pietà. May aveva a dire il vero il terrore che a fermarsi anche solo per un secondo a pensare davvero a cosa stesse succedendo, avrebbe dovuto fare i conti con sensazioni che mai avrebbe creduto possibile potessero spingerla in modo tanto pericoloso verso di Jessie. Ma non avrebbe permesso ai dubbi di insinuarsi tra di loro per nessun motivo. Con un movimento sinuoso scivolò indietro con entrambe le ginocchia lungo il materasso, così da poter mettere abbastanza spazio tra i loro corpi da potersi chinare tra di loro. Fino a portare il volto all'altezza di quella stoffa tirata dall'eccitazione del Tasso. Con entrambe le mani si aiutò per abbassare i jeans, fermandosi poi per poter da laggiù sollevare lo sguardo verso di lui, alla ricerca del suo. Aveva paura di sbagliare, di andare troppo veloce e spaventarlo. « ...posso? » Chiese allora con un filo di voce, portando l'indice ad arpionarsi appena al bordo dei boxer per farli scivolare verso il basso. Voleva che Jessie non dimenticasse la sua prima volta. Voleva che fosse speciale. Voleva... che fossero le sue labbra a posarsi su di lui così. Con un movimento appena accennato del capo portò la punta della lingua a scivolare sulla sommità dell'eccitazione, prima di tornare a scostarsi di appena qualche centimetro. « Se pensi sia troppo, o se non vuoi, possiamo... fare altro. »



     
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    Jessie Monroe P. SpellmanTu eri Robin poi hai trovato me, pensavi che fossi il tuo Batman ma ero solo il tuo Ted

    SCHEDA | TASSOROSSO | NEGROMANTE | 18 Y.O. | ♓︎/♋︎/♎︎

    « Non... Ah, al Diavolo. Vieni qui. » « S-scus - » Stava già borbottando, il piccolo Spellman, nel timore di aver sbagliato qualcosa, in quel cambio repentino di posizione. Ma May fu così veloce, a poggiargli le manine sul petto per spingerlo a scostarsi appena e rubargli l'ennesimo bacio, che il Tasso dimenticò qualsiasi remora. Sì, ogni dubbio si spense sulle labbra dell'amica, lasciando spazio alla scintilla di una risatina cristallina, che si sarebbe unita a quella di lei. « Mi piace, baciarti. » Avrebbe detto dunque, d'istinto e con una naturalezza disarmante. Come aveva fatto anche qualche istante prima, con quel dito dentro la bocca. Dunque si lasciò guidare, inginocchiandosi sul materasso, un po' incerto nei movimenti e goffo nelle intenzioni. Le mani le allungò, come a voler aiutare l'amica a sfilarsi la maglia, ma si bloccò non appena apprese non fosse necessario - il suo aiuto. E si bloccò anche di fronte a quella visione, col cuore a risalirgli così velocemente in gola da dover sospirare rumorosamente, per tanto -quando la Rosso-Oro si sbilanciò in avanti per eliminare anche la sua, di maglietta- Jessie si rese completamente passivo sotto il suo tocco, ritornando alla vita solo ed esclusivamente quando i seni di lei, li percepì sulla pelle nuda del proprio petto. E fu un mugolio, ciò che trapelò da quelle labbra carnose, di cui se ne vergognò sì tanto da sentire le guance andare in fiamme. Questa volta, tuttavia, decise di non chiedere scusa. Anzi optò per concentrarsi in altro, nel tentativo di non svenire da un momento all'altro, osando allungare le manine per ricambiare le carezze di lei. May, infatti, con desiderio e apprensione assieme, gli stava carezzando il petto, il viso, la schiena appena imperlata di sudore. E lui fece lo stesso con lei, sfiorandole con due dita il piercing al capezzolo, e rabbrividendo alla sensazione contro il metallo freddo. La trovava bellissima. La trovava super sexy, con quella pelle diafana ed i piccoli seni ormai completamente alla mercè di quel suo sguardo inesperto. Dunque sussurrò: sei bellissima, May - con l'ausilio di quel poco fiato che si sentiva ancora in corpo. Il cuore batteva come impazzito, ed il respiro era così irregolare da poter affermare stesse in vero ansimando. Ma stava tentando -Jessie- con tutto sè stesso di rimanere lì. Con lei. E con lei rimase -seppur di fiato gliene avrebbe rubato un bel po'- in quei successivi baci ai quali non si ritrasse nemmeno per un istante, calandosi il tanto necessario per raggiungerla, e stringendola a sè con le braccia, le mani strette a quei fianchi sottili, le dita appena affondate nella carne morbida e bollente.
    Hai idea di quanto tu sia... bello ed eccitante, adesso? Di quanta voglia abbia di farlo con te? Quandunque si trovaron vicini, e quelle parole trapelarono sinuosamente tra di loro, si sentì avvampare. Ancor più, semmai possibile. Non era abituato il Tasso, a parole del genere. Lui, d'altra parte, era sempre stato..Beh, Jessie. Soltanto Jessie. Il piccoletto del gruppo. Il ragazzino. Mai avrebbe anche solo pensato di poter essere e-e- ...Il solo pensiero lo confondeva. Eccitante. « Io? D-davvero? » Borbottò dunque « Ahm.. - G-grazie? » Grazie? Veramente? Si risponde grazie ad una cosa del genere, Jess?! Tossicchiò, poi si mordicchiò l'interno della guancia, ed avrebbe voluto aggiungere che anche lui aveva tanta, troppa voglia di farlo con lei, ma -ahimè timidissimo- non ne fu capace. Al posto suo, tuttavia, avrebbe parlato il proprio corpo, assai più.. Spontaneo. Accaldato, leggermente sudato, con ciuffetti di capelli appiccicati alla fronte, Jessie si sentiva infatti andare a fuoco in quel calore che partiva da laggiù sino ad irradiarsi praticamente ovunque. Ed ogni parte di sè la reclamava a gran voce, per tanto, quando May scivolò verso dietro in un movimento sinuoso -che, da solo, avrebbe potuto ucciderlo- Jessie non si stupì troppo quando -calato finalmente lo sguardo sulla patta dei pantaloni- si vide.. Beh, nel modo in cui un uomo dovrebbe essere quando desidera una donna. Sospirò, allora, quasi gli fosse in vero difficile credere si trattasse del suo stesso corpo, e quando le dita sottili di lei si arpionarono al bordo dei propri boxer, a quel posso?, il Tasso rispose annuendo con una certa trepidazione.
    « M-mh.. » E dunque, a quel punto, in un'altra rassicurazione da parte dell'amica che -inutile specificarlo- non sarebbe adesso stato capace di assimilare- avvenne. Le labbra di lei furon su di lui, ed a Jessie non fu possibile trattenerlo quel gemito che s'infranse nel silenzio di una stanza sempre più calda. E se ne vergognò come un ladro, tanto da mordersi il labbro inferiore nel tentativo di soffocare i successivi, che continuaron tuttavia a scuotergli il petto in vibranti mugolii. Allora da lassù la guardò, gli occhi colmi di desiderio e curiosità, il labbro inferiore stretto tra i denti. Quindi fece cenno di no con la testa, per tranquillizzarla e permetterle di..Continuare. Ed in vero continuò, May, in quel contatto così nuovo per lui, che aveva sino ad ora forse soltanto immaginato, in qualche sogno particolarmente rovente che l'avrebbe visto svegliarsi agitato e di soprassalto. Ma nulla, tutto ciò, avrebbe avuto di che spartire con le sue ancora troppo innocenti fantasie. Perchè il contatto con la lingua umida e bollente della Rosso-Oro, Jessie se lo sentì serpeggiare attraverso ogni centimetro di carne nuda, rigida e pulsante, riverberandogli dentro con così tanto impeto da farlo rabbrividire. Quandunque l'amica prese a muovere il capo su di lui, con movimenti fluidi che gli avrebbero permesso di insinuarsi dentro di lei, il Tasso fu costretto a chiudere gli occhi, inarcando le sopracciglia e reclinando leggermente il collo verso dietro. Ogni muscolo del suo corpo era teso, mentre le dita della mano sinistra le intrecciava tra i suoi capelli. Lì rimase, stringendo appena la presa, in particolar modo quando un ulteriore gemito si riversò rumoroso tra loro, inducendolo istintivamente a sporgersi col bacino in avanti, come a volerne accompagnare gli affondi, e saggiarne sempre più. Ma quel di più l'avrebbe presto tradito, perchè il calore che sentì irradiarsi dalla bocca di lei modellata su di lui, sempre più forte ed insistente, lo costrinse, nell'ennesimo ansimante ed implorante mugolio, a stringerle una manina tremolante su di una spalla. M-May.. - ansò. A-aspetta, sto per.. - Aspetta. Ed a quel punto tentò di scostarla, stringendo gli occhi. Le sopracciglia inarcate, l'espressione stravolta e contrita, ogni muscolo del corpo teso. Il respiro era irregolare ed il cuore batteva forte, mentre tentava disperatamente di concentrarsi su qualsiasi cosa non fosse quel fiume in piena che sentiva scorrersi attraverso, pronto ad esplodere da un momento all'altro. Alla fine, lo sguardo su di lei lo poggiò solo dopo svariati minuti. Seppur si sentisse particolarmente umido, lì sotto, era riuscito a non far danno. O almeno credeva - e sperava. Boccheggiò, cercando delle parole che era sicuro non avrebbe trovato. E allora decise di non parlare, quando si spinse in avanti, tirandola a sè per i fianchi. Lo fece con un certo impeto, poi esitò.
    « Posso? » Qualora May non si fosse ritratta, dunque, le avrebbe slacciato -finalmente- i jeans, non senza impedimenti. Sfilandoli piano, sarebbe scivolato giù dal letto, inginocchiandosi per terra. Gli sembrava, in fondo, la posizione più comoda per.. « Vieni? » E dunque da lì l'avrebbe guardata, mordicchiandosi il labbro inferiore, le mani a poggiarsi sulle sue cosce, che si adagiò sulle spalle. Col viso tra le sue gambe, seppur incerto, mormorò. Non.. - non volevo.. - Venire - finire così presto. Era tutto..Troppo. Bello, intendo. Ed ora vorrei.. - ed a quel punto le scostò un lembo degli slip, sfiorandola con la punta del naso, poi quella della lingua. Era bollente, e tremendamente umida. Rabbrividì, di un inaspettato quanto nuovo desiderio, e per questo trovò lo slancio necessario per aggiungere. Voglio ricambiare.
     
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    Maylin Kumiko Xiang

    Era veramente un pensiero assurdo, quello di potersi concedere ed annegare in quegli attimi senza pensare minimamente a come ognuno di quei dettagli avrebbe finito immancabilmente con l'incidersi a fuoco nella memoria. May aveva sempre pensato che Jessie fosse in realtà incredibilmente bello, di un fascino dipinto di quell'innocenza che lo rendeva invero ignaro di quanto potessero essere invitanti le sue labbra tanto carnose, o di quale tipo di brividi fossero in grado di scatenare le fugaci visioni di quei piccoli canini affilati quando la bocca la schiudeva nell'ennesimo sorriso colmo di infantile gioia, facendolo sembrare un piccolo vampiro. Era bello nel suo arrossire costantemente e nel suo modo goffo di muoversi per il mondo. Ed era forse ancor più bello agli occhi di Maylin proprio per quell'affetto che univa lei e lo Spellman da ormai anni, spingendola costantemente a cercare di essere il motivo di un nuovo sorriso per il Tasso. Sì, era bellissimo, il suo Jessie. Eppure la Xiang non aveva mai pensato di poterlo riscoprire irresistibile in una situazione... beh, in una situazione come quella nella quale si stavano muovendo in quella stanza sempre più calda, tra i continui sospiri e la pelle imperlata di sudore. Lo osservò da laggiù, inginocchiata davanti a lui tra quelle coperte completamente sfatte per via dei continui movimenti dei loro corpi, mentre la lingua ancora scivolava contro la sua eccitazione pulsante per ridisegnarne senza alcuna fretta i contorni. Lasciando lentamente che il suo sapore le invadesse la bocca, un assaggio dopo l'altro. Lungo quella carne pulsante passeggiò, regina di quei territori inesplorati che con un'attenzione assoluta avrebbe scoperto centimetro dopo centimetro, inebriandosi di ogni attimo di quella scoperta mentre gli occhi inumiditi di eccitazione continuavano a sollevarsi di continuo, incapaci di rimanere troppo a lungo lontani dalla visione di quel visino accaldato e tanto stravolto dal piacere. Non avrebbe dovuto lasciarsi andare a pensieri tanto egoisti, May... eppure non poteva fare a meno di crogiolarsi nel pensiero di essere la prima a poter godere di quelle espressioni, di essere lei e le soltanto la spettatrice a cui era concesso poter godere di quel sensuale inclinarsi del capo moro, a scoprire la gola pallida su cui le vene in rilievo disegnavano percorsi tanto virili da beh, renderla ancor più umida tra le cosce tremanti. Jessie era sempre stato bellissimo, ai suoi occhi. Ma May si scoprì a tremare nello scoprire quanto quell'innocenza potesse trasformarsi in un'arma tanto pericolosa. Non riuscirò più a togliermelo di testa. Cazzo. Ma non era quello il momento per lasciarsi andare alle preoccupazioni sul dopo. May non avrebbe permesso a qualsiasi tipo di pensiero di insinuarsi tra loro proprio mentre Jessie era completamente arreso al suo tocco, così fiducioso nei suoi confronti da donarle la sua prima volta. Sì, avrebbe fatto in modo allora che fosse indimenticabile, così da non dar modo allo Spellman di potersi pentire per un solo secondo della decisione di aver scelto proprio lei. Le labbra carnose si schiusero in un sospiro bollente contro la sommità della virilità del ragazzo, preannunciando di solo pochi secondi il morbido movimento con cui la cinese lo avrebbe condotto dentro la propria bocca. La lingua ad avvolgere morbidamente la carne pulsante di desiderio e le guance appena scavate nel succhiar dalla pelle il suo sapore, Maylin avrebbe preso a muovere il capo in affondi che potessero guidarlo di volta in volta a sentire le labbra umide lungo ogni centimetro della sua eccitazione. Imprimendo su di lui la propria bramosia, quasi il desiderio di rendere per lui indimenticabile ogni secondo fosse vitale. « M-May.. A-aspetta, sto per.. - Aspetta. » Lentamente, assecondando la lieve pressione delle mani di Jessie contro le spalle, si ritrovò a quel punto ad indietreggiare così da poterlo liberare dalla morbida morsa della propria bocca. Aveva il fiato corto e ciocche di capelli attaccate alla fronte, mentre ancora rimaneva a fissarlo, dando tempo ad entrambi di riprendere fiato. « Vuoi fermarti? » Sarebbe stato difficile interrompersi, giunti a quel punto. Il corpo sembrava urlare di terrore al solo pensiero, a dire il vero... eppure Maylin non aveva alcun dubbio sul fatto che se Jessie si fosse tirato indietro, persino mentre sentiva un incendio tra le proprie gambe, avrebbe rispettato la sua scelta. Si ritrovò tuttavia a pregare che non fosse quello il caso, mentre le ditina arrivavano a ripulire le labbra da quelle piccole gocce di piacere che erano rimaste ad inumidirle gli angoli della bocca. « Possiamo prenderci qualche min- oh Uno sbuffo di risata, tinta di sollievo e di gioia le riempì il petto quando le mani del moro arrivarono a strattonarla verso di lui. Andava tutto bene. Si sentì arrossire, invero, davanti ad un gesto tanto deciso, quasi fosse lei tra i due a ritrovarsi a dover fronteggiare per la prima volta una tale passione. Ed era infondo così... perché di tutte le esperienze passate, nessuna assomigliava a quella. « Posso? » Un morbido sorriso ed un nuovo bacio furono l'unica risposta che servì ad entrambi. Con una gentilezza che avrebbe reso ogni gesto dolce e premuroso Jessie la spogliò dei jeans che ancora rimanevano a coprirle le gambe rese toniche dalle numerose ore di allenamenti, lasciandola con addosso nient'altro che le mutandine che la Xiang aveva indossato qualche ora prima, del tutto ignara che sarebbero stati proprio i suoi occhi ad ammirarne il taglio tanto semplice e per nulla sexy, a dire il vero. Per il tempo che servì a quelle dita affusolate a vincere la loro piccola battaglia contro i bottoni e la zip May si concesse ancora una volta l'occasione di carezzare con i polpastrelli ogni dettaglio di quel visino stravolto, ammirandone i dettagli più teneri con un nodo di emozione a bloccarle la gola. Pensò che le sarebbe andato bene persino avere il resto della notte a disposizione unicamente per ricoprire di piccoli baci ogni angolo del suo volto. Ma Jessie sembrava avere piani ben più ambiziosi. Con gli occhi spalancati di sorpresa lo osservò scendere dal letto, inginocchiandosi poi vicino al bordo in legno per poter allungare le braccia verso di lei. « Vieni? » Le sembrò che il cuore fosse sul punto di esploderle in petto mentre con il bacino scivolava più vicina a lui, la bocca improvvisamente secca d'agitazione mentre le mani di Jessie guidavano le cosce tremanti a posare sulle sue spalle, schiudendola davanti ai suoi occhi. Si sentì arrossire fino alla punta dei capelli, a dire il vero, quando quelle dita affusolate arrivarono a scostare quell'ultimo strato di stoffa rimasta a coprirla. L'avrebbe trovata bella... anche così? I denti affondarono con forza nel labbro inferiore, cercando di non ansimare troppo forte nell'attesa interminabile di quegli attimi. « Non.. - non volevo.. finire così presto. Era tutto..Troppo. Bello, intendo. Ed ora vorrei.. Voglio ricambiare. » Avrebbe forse cercato di rassicurarlo sul fatto che non fosse necessario ricambiare nulla, se solo Jessie le avesse dato il tempo necessario a riordinare i pensieri. Se avesse atteso solo qualche secondo, prima di sfiorarla con la punta della lingua, portando l'intero corpo ad inarcarsi e spingersi istintivamente ancora più vicino a quelle labbra tanto carnose ed invitanti. « Jessie, ti prego... » Lo stava pregando di non fermarsi, ma le parole le rimasero bloccate da qualche parte tra le corde vocali, riuscendo a darle modo di pronunciare a stento quella tremante implorazione mentre la mano correva tra le ciocche corvine, stringendone con urgenza qualche ciocca tra le dita. Sentì la sua lingua scivolarle addosso, tra la carne fradicia e pulsante, strappandole dal petto un gemito pieno e facendo istintivamente sollevare il bacino per assecondare i suoi movimenti. Jessie sembrava giocare, disegnando percorsi fantasiosi su e dentro di lei. Allontanandosi dai punti maggiormente sensibili per scoprire ogni parte della sua femminilità solo per poi ritornare lì dove ogni leggero sfregare della lingua era in grado di far partire piccole scariche elettriche per l'intero corpicino, riempendole il campo visivo di piccoli sprazzi di luce. Sussurrò diverse volte il suo nome, con sempre meno fiato a disposizione ed il volto sempre più in fiamme, mentre la mano libera – l'altra ancora la teneva affondata tra i suoi capelli – arrivava a stringere una delle sue, guidandola dalla coscia che stringeva tra le dita a risalire fino a fermarsi in corrispondenza del petto palpitante, lì dove avrebbe potuto sentire quanto il suo cuore battesse come del tutto impazzito. « Jessie, aspetta, non - » No. Non voleva raggiungere il culmine del piacere così, per quanto allettante l'idea le sembrasse. Arrivati a quel punto, le sembrava a stento possibile respirare tanto impellente si era fatto il desiderio di sentirlo dentro di sé. Voleva che Jessie scivolasse tra le sue cosce, che la coprisse completamente con il proprio corpo mentre per la prima volta affondava in lei, così a fondo da riempirla completamente. « ...voglio farlo con te, Jessie. Ora. » Era ormai così rossa in volto che a stento si sarebbe riuscita a notare la differenza per quella nuova ondata di desiderio arrivata ad imporporarle le gote, mentre le manine si muovevano a stringere quelle del ragazzo per aiutarlo a risalire sul letto, a stendersi su di lei, mentre affondava tra quelle coperte sfatte e tra i cuscini sparsi un po' ovunque. Schiuse le gambe per permettergli di scivolare tra di esse con il bacino, lì dove le loro intimità sarebbero arrivate a sfiorarsi per la prima volta in un lento sfregare. E se solo avesse prestato la giusta attenzione, May a quel punto avrebbe almeno rivolto un pensiero verso i preservativi rimasti nella tasca dei suoi jeans. Ma gli occhi scuri non riuscivano a vedere altro che non fosse il visino di Jessie sospeso a pochi centimetri dal proprio ed ogni pensiero era rivolto a quella sensazione di attesa che la costringeva a stringere le ginocchia ai lati del suo bacino ed a ricercare la sua mano, così da poterne intrecciare le dita con le proprie tra le lenzuola. Lo strinse forte, senza lasciarlo andare. « Se davvero sei sicuro che ti vada bene... che, insomma. Che sia io la prima - » Stava sussurrando così piano da essere costretta a tenere le labbra vicine al suo orecchio per farsi sentire. « -beh. Io sono pronta, Jessie. Sono qui. Sono tua. »



     
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    Jessie Monroe P. SpellmanTu eri Robin poi hai trovato me, pensavi che fossi il tuo Batman ma ero solo il tuo Ted

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    « Possiamo prenderci qualche min- oh No, non si sarebbero presi qualche minuto. Posizionato tra le sue gambe, Jessie non le avrebbe dato modo di parlare per chissà quanto altro tempo ancora. Non era da lui, una simile intraprendenza, e forse se ne sarebbe reso conto l'indomani, eppure...Eppure non riusciva a farne a meno. Che fosse un costringersi, per evitare di svenire o farsi prendere dall'ansia da un momento all'altro, o che fosse in vero -cosa assai più probabile- semplice istinto..Beh, questo non poteva dirlo nè saperlo. Mai, d'altra parte, il piccolo Jess s'era visto come un..Uomo? Sì, un uomo. Sempre il più piccino della cucciolata. Sempre il più innocente, infantile. Quel ragazzetto costantemente ritratto in un angolino, col naso nascosto da chissà quale albo a fumetti. Questo era Jessie. Questo era sempre stato. Eppure dov'era finito, mentre le dita le stringeva attraverso la carne morbida e febbricitante di lei, e con la lingua ne saggiava l'eccitazione bollente? Era buona, May, come aveva immaginato. Era così buona che non si fermò nemmeno quando quell'implorazione strozzata da parte della Cinese fece vibrare le pareti, oltre che l'intero suo corpo. Un brivido d'eccitazione lo avvolse, folgorandogli la schiena e schiacciandolo sotto il desiderio -ormai impellente e doloroso- di avere di più. Dunque, seppur inesperto e forse incerto, la lingua la mosse. Dapprima ne saggiò ogni centimetro caldo ed umido, schiudendo le labbra quel tanto che gli fu necessario per, effettivamente, prenderla. Sì perchè la prese, Jessie, non limitandosi solo alla superficialità di un passarle semplicemente la lingua addosso. No, al contrario si spinse oltre, addentrandosi in lei sì tanto, che il viso aderì attorno ogni sua parete, inumidendogli il naso ed il mento, inevitabilmente. E nel frattempo che la esplorava, con gesti lenti, ma non per questo meno profondi, lei lo chiamava. Pronunciava il suo nome, ansimante, risvegliando in lui scintille così complicate da contenere, che si sentì sul punto d'arrivo svariate volte, anche solo così. Ciò nonostante tentò di trattenersi, gli occhi chiusi e tutta la propria attenzione sul darle piacere e fu per questo che la mano che May si condusse sul proprio petto, che palpitava come impazzito, Jessie la strinse. Con forse fin troppa più forza del dovuto e del voluto, le chiuse un seno tra le dita, nel mentre che un sospiro ed un mugolio impellente andava a perdersi -letteralmente- dentro di lei. Jessie, aspetta, non- Fu solo quando lo richiamò, in un ulteriore spingersi in sua direzione col bacino, che il Tasorosso si bloccò per un frangente, usufruendo della scusa per riprender fiato. Aveva i capelli spettinati, una buona parte a coprirgli gli occhi. Il viso imperlato, che fosse di sudore o altro, non avrebbe saputo dirlo e -infine- il sapore di lei ancora sulla lingua - la quale si passò attraverso le labbra carnose, raccogliendo le ultime, preziose, gocce del suo desiderio.
    « Tutto - okay? » Chiese, ansimante. E la risposta che sopraggiunse, fu quanto mai..Esplicativa. ...Voglio farlo con te, Jessie. Ora. Si sentì ribollire, mentre inarcava le folte sopracciglia e respirava a fondo. May lo guardava da laggiù. Era rossa in viso, con le labbra schiuse e la pelle madida di sudore. Nuda, completamente, schiusa su di lui. Deglutì, lasciando che fossero le manine della rosso-oro, a prelevarlo dal pavimento, per guidarlo nuovamente sul materasso. Cacchio, ci siamo. Pensò, sistemandosi su di lei, il cuore che avrebbe preso a battere forte, come impazzito, nel petto. Era pronto? Sapeva come fare? No, decisamente no. Dunque esitò, in un sospirino mugolante, che andò ad acuirsi quando, schiuse le gambine tremanti, May gli permise d'incastrarsi perfettamente a lei. Le loro intimità si sfiorarono, pericolosamente, e l'intero corpo del Tassorosso rabbrividì. May, sussurrò, implorante. Era una sensazione nuova. Inaspettata, e dannatamente bella. Allora tentò di metter da parte la paura ma ancora ansimò, quando l'estremità della propria virilità sfregò contro la carne bollente. Tremò, e forse di questo May se ne accorse, perchè una delle sue mani l'avrebbe ricercata, stringendogliela forte. A quel punto si sforzò di sorriderle, Jessie, che un po' ometto -per una buona volta- voleva dimostrarsi. Va tutto bene, Jess. Va tutto bene. Poi però, fu un altro pensiero, a scuoterlo da dentro. I preservativi? Mamma Pervinca gliene aveva fatti tanti -troppi- di discorsetti al riguardo. Dove li aveva lasciati? Dov'eran finiti, i pantaloni? Maledizione. Distolse lo sguardo, come a volerli ricercare, ma May parlò.
    Se davvero sei sicuro che ti vada bene... che, insomma. Che sia io la prima, beh. Io sono pronta, Jessie. Sono qui. Sono tua. Ed a quel punto, qualsivoglia pensiero abbandonò la sua mente. D'altra parte, avrebbe mai potuto essere altrimenti? Era così piccolo, Jess. Così ingenuo. Pensò che se May era tranquilla al riguardo, che di esperienza ne aveva avuta a differenza sua, sarebbe andato tutto bene. Pensò che non voleva rovinare ogni cosa, spezzando il momento, o dimostrandosi spaventato. Pensò.. - Sì, pensò tante cose, ma il suo corpo si mosse prima. Calando lo sguardo infatti, la mano libera la ridiscese verso giù. Non sapeva bene come muoversi -anzi non lo sapeva affatto- quindi valutò che beh, indirizzarsi fosse la scelta migliore. Chiudendo la propria eccitazione tra le dita dunque, e sperando di non svenire dalla vergogna nel mentre, si morse con forza il labbro inferiore, nel momento in cui esercitò una lieve pressione su di lei. Ahimè non indovinò subito dove avrebbe dovuto spingersi, rischiando persino d'addentrarsi in luoghi in cui non avrebbe decisamente dovuto, per un attimo, ma quando finalmente trovò la giusta direzione, entrò in lei. E come aveva fatto prima, con le dita incerte sotto gli slip, ahimè lo fece con più veemenza del dovuto - inesperto e maldestro, tanto che le scivolò dentro per intero, sin da subito. Un gemito pieno gli percosse allora il petto, mentre anelava uno strozzato scusa. Scusa, May, s-scus- ah. Dovette riprender fiato, il capo che s'abbandonava sul cuscino, di fianco al di lei viso, mentre quella sensazione di stretto calore lo avvolgeva. Era bollente, la Grifondoro. Bagnata, lo incastrava perfettamente tra le pareti della carne pulsante, che prese a modellarsi su di lui, dopo quel primo tentativo di resistenza che aveva, involontariamente e decisamente oltrepassato alla stregua di un treno in corsa. Allora tentò di riprendersi, con le dita sottili che tornavan a stringerla. Per i fianchi, per le cosce, ovunque gli fosse possibile, nella disperata ricerca di un appiglio per non esplodere in lei troppo velocemente. A quel punto, fu la prima spinta. Un gemito, e la seconda, poi la terza e la quarta. Piano, ma fino in fondo. Ansimava Jessie, coi sospiri che andavan a perdersi sulle guance di lei, perfettamente incastrato attraverso l'incavo del suo collo, nascosto, tanta era la vergogna che gli impediva di mostrarsi. E quindi continuò in quegli affondi, prendendo un certo qual ritmo che avrebbe visto il suo bacino muoversi tra le gambe tremanti della Xiang. Che avrebbe visto la sua eccitazione farsi spazio in lei, in maniera man mano sempre più decisa, tanto da -oramai- riempirla del tutto. Quandunque, in un'ulteriore spinta, il calore che percepì riverberargli dentro fu così forte da, nell'ennesimo mugolio, costringerlo a scostarsi stavolta, si mosse quel tanto necessario per guardarla. Sudato e col faccino stravolto le ansimò sul viso, chiamandola. May. E le mani gliele adagiò ai lati delle guance, stavolta, poggiando la fronte contro la sua. Si mosse ancora, scavandole dentro, fin quando fu l'applaudire dei loro corpi che collidevano l'uno contro l'altro, a riempire l'atmosfera già di per sè resa incandescente dai languidi sospiri. Ancora la chiamò, la voce strozzata, implorante. Fin quando.. Aspetta. Io.. - Ah, cazzo. Scivolò via, abbandonandosi di lato, una mano a tirarsi via ciuffetti di capelli appiccicati alla fronte. Gli occhi li teneva chiusi, sotto le dita a celarli, le labbra strette contro i denti. Si sentiva stare per esplodere, e dovette respirare a fondo, per riprendersi. Tra gli ansimi, aprì un occhietto, e la guardò. Ed a quel punto.. - Rise. Rise di petto, come un bimbo. Scusa, May, non volevo dire una parolaccia. Parlava a fatica, tra le risate ed il respiro accelerato, ma aggiunse, continuando a torturarsi la boccuccia coi denti. Tutto.. mh, okay? Ho.. - sbagliato qualcosa? Stavo per.. sì insomma hai capito - di nuovo. E' che..Mi piaci, tanto. Troppo. Ti va di.. - Esitò. Salirmi addosso. Non fu capace di dirlo, allora sperò che fosse lei, a tradurre quelle sue ansie. Un po' come faceva sempre. Vorrei guardarti, mentre lo facciamo. Si sentiva svenire, e respirò a fondo. Ti va?
     
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    Maylin Kumiko Xiang

    Non le era mai capitato prima di capire in modo tanto nitido e lucido quale fosse l'esatto momento in cui aveva iniziato a guardare con occhi diversi qualcuno. Era sempre successo gradualmente, fin quando un giorno semplicemente Maylin si era ritrovata a dover fare i conti con i sentimenti che dall'amicizia si erano tramutati in altro, dandole tuttavia tempo e maniera di farsene una ragione e di muoversi di conseguenza. Eppure proprio mentre la mente andava alla deriva, trascinata via da qualsiasi pensiero logico da quell'eccitazione sempre più incontenibile e pericolosa, un momento di inattesa lucidità arrivò a schiarirle la mente per diversi secondi. Quasi il tempo al di fuori della sua mente si fosse fermato per concederle di poter assimilare quella rivelazione, le sembrò che i pensieri avessero preso a correre incredibilmente veloci mentre al contrario i movimenti del suo corpo e di quello di Jessie andavano come a rallentatore. Riuscì ad osservare come fosse sudato ed arrossato il visino del Tasso nel ritrovarsi improvvisamente stretto tra le sue cosce schiuse e di come le dita affusolate della sua mano – enorme, in confronto a quella tanto piccina della Xiang – si intrecciassero alla perfezione con le proprie. Avvertì l'estremità dell'eccitazione strusciare appena contro la carne a quel punto fradicia, strappandole di bocca un gemito strozzato che andò a mescolarsi con l'ansimo che indugiava invece sulle labbra carnose del moro mentre la fissava dall'alto, sussurrando il suo nome con voce implorante. E fu proprio allora che Maylin capì di essere in guai enormi, sentendo il cuore in petto saltarle un paio di battiti. Pensando che avrebbe voluto che Jessie lo pronunciasse sempre così, il suo nome. Sì, era decisamente una cotta con i fiocchi, quella. Ah, cazzocazzocazzo. Pericolo! PERICOLO! Terra chiama May! Stiamo parlando del “piccolo Jessie!” Si richiede l'immediata ritirata! Era complicato per così tante ragioni che sarebbe stato semplicemente impossibile stilarne un elenco completo in quell'esatto momento... ed era tuttavia certa di una cosa mentre lo osservava dal basso, sentendosi così piccina e protetta nell'osservare come il corpo dell'amico riuscisse a coprirla completamente ed a riempire interamente il suo campo visivo: era fregata. Mai prima di quel momento qualcuno l'aveva guardata così, riuscendo a farla arrossire fino alla punta delle orecchie e costringendola ad abbassare lo sguardo per poter riprendere fiato a fronte delle emozioni che le si agitavano in petto. Nessuno si era mai dimostrato con lei così attento e premuroso, dandole l'impressione di essere la persona più importante e preziosa sulla faccia della terra. Facendola sentire così amata. Era decisamente fregata. I dentini affondarono nel labbro inferiore mentre il tempo tornava a scorrere normalmente dentro e fuori di lei e lo sguardo lo riportava timidamente a cercare quello del ragazzo ed ancora stringeva la sua mano nella propria, non più unicamente allo scopo di rassicurarlo ma anche, a quel punto, per rassicurare se stessa. Fortunatamente furono proprio i successivi movimenti di Jessie a distrarla da quei pensieri decisamente pericolosi, costringendola piuttosto a trattenere il fiato negli infiniti secondi d'attesa che precedettero l'esatto momento in cui, finalmente, lo sentì scivolare dentro di sé. Un gemito che poteva definirsi più che altro un urlo le sfuggì di bocca nel sentirlo riempirla completamente a quella prima spinta, tanto improvvisa e profonda da lasciarla improvvisamente a corto di respiro. Perché sì, contro ogni previsione Jessie aveva finito con lo spingersi in lei con una foga tale da costringere la carne bollente a stringerlo in una morsa pulsante ed umida, quanto leggermente dolorosa per via di quell'istintiva resistenza che la sua virilità aveva oltrepassato con slancio, fino a raggiungere la parte più profonda e bollente di lei. Il corpicino tremante si inarcò violentemente contro di lui, allora, portando i piccoli seni a spingere contro il suo petto mentre il bacino si sollevava istintivamente per assecondare quel primo affondo e le cosce gliele stringeva ai lati del bacino, con i polpacci invece intrecciati alla base della schiena di lui. « Scusa, May, s-scus- ah. » Rimasero immobili entrambi, riprendendo fiato e dandosi il tempo necessario a familiarizzare con la sensazione di essere uniti come mai prima di allora. « Sei sicuro sia la tua prima volta? Accidenti Jessie, fai sentire me una novellina, così. » Il suono della risata che le sfuggì di bocca sarebbe risultato oltremodo fanciullesco, in netta contrapposizione con il respiro sempre più affannato che le risaliva a fatica lungo la gola mentre una serie di piccoli baci percorrevano la curva del collo del Tasso, che se ne stava con il volto nascosto nel cuscino, Le manine le portò a carezzare ogni centimetro della sua schiena nervosa, attenta e dolce come mai sarebbe riuscita ad essere con altri, dandogli tutto il tempo necessario per abituarsi a quella nuova realtà che li avvolgeva in una bolla fuori dal mondo. Unicamente loro. Non si mosse di un solo centimetro, May, fin quando non sentì il corpo che le pesava addosso tornare a spingersi tra le proprie cosce, lì dove la carne sembrava a quel punto fremere tanto era la voglia e la necessità di accoglierlo e modellarsi intorno alla sua eccitazione, stringendolo ed intrappolandolo in una morsa che sembrava intenzionata a non lasciarlo andar mai più via. Sussurrò il suo nome più e più volte. Jessie. Ne assaporò ogni lettera contro il palato, alternandone i suoni con gemiti sempre più acuti ed ansimi più concitati ad ogni spinta con cui il moro tornava a sprofondare in lei, di volta in volta andandogli incontro con un nuovo alzarsi del bacino che ne seguiva perfettamente il ritmo, quasi i loro corpi avessero già trovato una sintonia perfetta. « May. » Sentì il cuore battere ancor più veloce nel sentirgli sussurrare il proprio nome con quel tono implorante mentre finalmente tornava a sollevare il capo e le permetteva di osservarne il visino stravolto dal piacere, umido di sudore e bello in un modo che le rese palese come non sarebbe mai più riuscita a togliersi di testa quell'immagine. Non poté fare a meno di sorridere Maylin, del tutto arresa e priva di qualsiasi difesa a lui, mentre le stringeva le mani contro le guance e la fronte la poggiava sulla sua. Mentre la guardava, continuando a muoversi dentro di lei. Era irrimediabilmente persa davanti a quegli occhioni da cucciolo. Annientata, dalla bellezza di quel viso e dalla purezza di quei sentimenti. « Aspetta. Io.. - Ah, cazzo. » Un sopracciglio moro si alzò istintivamente nel sentirlo scivolare via all'improvviso, lasciandola a fare i conti con la sensazione di vuoto tra le cosce ancora tremanti, mentre lo sguardo lo seguiva con fare preoccupato nei movimenti che lo avrebbero condotto a prendere posto tra le coperte sfatte al suo fianco. « Qualcosa non va? Non – non ti stava piacendo? » Con un'improvvisa timidezza dettata dal pensiero che sì, Jessie potesse non aver trovato bello quanto lei quello che era appena successo, si limitò a rimanere al suo fianco, posandogli una mano sul petto alla ricerca del battito del suo cuore. Forse aveva fatto qualcosa che il Tasso aveva trovato poco piacevole? Non si era mossa abbastanza, o magari l'aveva fatto troppo? Si mordicchiò nervosamente le labbra, cercando di far fronte a quella sensazione di insicurezza che, a dire il vero, la Xiang non sentiva ad appesantirle il petto da ormai tanti anni. Con le ditina a scivolare in piccole carezze lungo il suo petto attese che Jessie dicesse qualcosa. La sua risata, tuttavia, la colse del tutto alla sprovvista. Rideva innocentemente il moro, bello al punto da risultare quasi illegale mentre lo fissava a labbra appesa socchiuse dallo stupore. « Scusa, May, non volevo dire una parolaccia. Tutto.. mh, okay? Ho.. - sbagliato qualcosa? Stavo per.. sì insomma hai capito - di nuovo. E' che.. Mi piaci, tanto. Ti va di.. - Vorrei guardarti, mentre lo facciamo. Ti va? » Andava tutto bene. Si ritrovò a ridere a propria volta, la cinese, coprendosi il visino con entrambe le mani per tentare di nascondere all'altro l'espressione di sollievo che sentiva distenderle tutti i muscoli facciali. Non aveva rovinato la prima volta di Jessie. « Menomale, pensavo di aver fatto qualche casino... mi hai quasi fatto venire un infarto, giuro! » Era assurdo pensare che potesse esistere spazio per un momento del genere proprio mentre l'eccitazione ancora scaldava il corpo di entrambi... eppure era allo stesso tempo così da loro, ritrovarsi stesi uno a fianco dell'altra, intenti a ridere come due bambini, colmi di entusiasmo e sicuri in quella complicità unicamente loro. Solo quando la risata scemò in un silenzio morbido Maylin tornò a voltare il capo verso di lui, donandogli un sorriso così radioso che forse, da solo, sarebbe stato in grado di illuminare l'intera stanza. « Mi piaci - mh. Mi piaci tanto anche tu, Jessie. Mi piaci davvero tanto. » Avesse continuato a mordicchiarsi così tanto le labbra, avrebbero finito con il caderle. Con un sorrisino malizioso, senza dare il tempo al ragazzo di reagire in alcun modo a quella dichiarazione così innocente ed infantile, la Xiang puntellò un gomito nel materasso per tornare a mettersi in ginocchio al suo fianco, così da poter poi far scivolare senza difficoltà una gamba oltre il bacino di Jessie, lì dove la sua eccitazione ancora svettava in sua attesa. « Mi piace quando sussurri il mio nome e quando mi stringi le mani nelle tue - » Il tono scherzoso e leggero che aveva macchiato la voce della Grifondoro andò a sostituirsi con un sussurro ben più profondo, mentre la manina la portava a stringere la carne bollente tra le gambe di lui. Lo guidò tra le proprie cosce mentre ancora si teneva sollevata, permettendogli appena di avvertire quell'umido calore contro la sommità della virilità marmorea. « - e quando mi guardi come se fossi la cosa più bella che tu abbia mai visto. » Solo allora, con una spinta a dire il vero tanto lenta da risultare estenuante si abbassò con il bacino verso di lui. Centimetro dopo centimetro lo accolse dentro di sé, inclinando appena il capo verso indietro per lasciarsi andare ad un gemito pieno. Si fermò quando i bacini arrivarono a sfiorarsi, quando era ormai completamente dentro di lei. « E - Dio, Jessie. Mi fa impazzire sentirti così, dentro di me. » Non stava cercando di risultare sensuale, no. Era semplicemente sincera in ognuna di quelle parole, mentre lentamente prendeva a muoversi su di lui, sollevandosi fin quasi a lasciarlo uscire da sé completamente prima di scivolare nuovamente ad inglobarlo completamente in affondi sempre più veloci e profondi. Con le mani poggiate contro il suo petto e le gambe a stringergli il lato del bacino, con il petto agitato da un respiro sempre più affannato, May lo guidò tra le proprie gambe infinite volte. Continuò a muoversi su di lui, chinando il busto in avanti per poter catturare le labbra carnose in un nuovo bacio, ad intrecciare ancora una volta la lingua alla sua tra quei gemiti ormai in grado di riempire l'intera stanza, fin quando il piacere non diventò semplicemente troppo. Sprazzi di luce le offuscarono la vista mentre percepiva la carne stringersi spasmodicamente attorno alla virilità che ancora teneva imprigionata dentro di sé, qualche attimo prima che ogni goccia del proprio piacere arrivasse ad inumidire il bacino di Jessie, lasciandola su di lui immobile per qualche attimo, tremante ed esausta. Bastò quel breve attimo di esitazione, tuttavia, perché fosse troppo tardi. Che il piacere del ragazzo, copioso e bollente, la riempisse e scivolasse giù tra le cosce tremanti. Sarebbe stato oltremodo tenero, a quel punto, rendersi conto di come avessero raggiunto il piacere allo stesso tempo. Sì, sarebbe stato incredibilmente romantico e per qualche attimo in effetti May sentì la testa leggera mentre crollava inerme tra le sue braccia ed il capo lo poggiava contro il petto ancora agitato dall'affanno. Fin quando una terribile rivelazione arrivò ad irrigidirle appena i muscoli delle spalle. Il preservativo. Non avevano usato il preservativo. Fu quasi sul punto di imprecare, davvero, mentre sentiva il panico arrivare a far sbarrare gli occhi che era stata sul punto di chiudere docilmente. Schiuse le labbra, sul punto di parlare, quando un altro pensiero arrivò a bloccarle tuttavia ogni parola in gola. Avrebbe fatto preoccupare Jessie. Avrebbe rovinato la sua prima volta. Con il capo ancora poggiato su di lui respirò profondamente, tentando di mantenere la calma, mentre le braccia le stringeva istintivamente attorno al suo collo. Avrebbe trovato una soluzione, sì. Non c'era alcuna ragione di far preoccupare anche lui. « Jessie? Ti piaccio ancora? » Tentò di farsi piccola contro il suo petto, alla ricerca del calore di quel corpo che ancora rimaneva sotto il suo.



     
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    Qualsiasi cosa fosse successa, qualsiasi sarebbe stato un giorno il loro epilogo, Jessie quel momento non l'avrebbe mai dimenticato. A pancia in su sul letto, sfinito e stravolto nel faccino sudato, rideva. Ridevano anzi, entrambi, come due bambini. La risata di May era cristallina - e gli era sempre piaciuta. Aveva una nota leggermente più acuta, rispetto alla propria, ma non per questo fastidiosa. Tante eran le volte che quel suo ridere l'aveva rallegrato. Tante eran le volte che l'aveva contagiato, persino nei momenti più impensabili. Dopo che Thompson e gli altri gli avevan rotto il naso negli spogliatoi, per esempio, alcuni mesi fa. O durante l'anniversario del compleanno della sua altra mamma, Brenda. Sì, la risata di May era, era stata ed avrebbe continuato ad essere -per Jessie- essenziale. Dunque rasserenato nello sguardo la guardò, con ogni ansia che andava a dissolversi chissà dove. Lei ridacchiava, stesa di fianco accanto a lui, così bella che per più di un istante si sarebbe imbambolato a fissarla. Aveva le guanciotte arrossate e ciuffetti di capelli appiccicati alla fronte, che Jessie d'istinto scostò con un movimento delicato delle ditina sottili. Sorrise, estasiato.
    « Menomale, pensavo di aver fatto qualche casino... mi hai quasi fatto venire un infarto, giuro! » « No, scusa May, non hai sbagliato niente! » No, decisamente niente. Anzi tutt'altro. D'altra parte, il suo corpo parlava ben chiaro. Si forzò di non calare lo sguardo infatti, sicuro che qualora l'avesse fatto, a vedersi completamente nudo e tanto rigido da far quasi male, laggiù, sarebbe morto dalla vergogna. E lei lo tenne lontano da quel contesto, rivolgendogli un sorriso che, da solo, sarebbe bastato a farlo innamorare. Gulp. Deglutì piuttosto rumorosamente, mentre al contempo si mordicchiava il labbro inferiore, il piccolo Tasso. Le palpebre a battere più di una volta, le guanciotte a tingersi di rosso. Cavolo, se è bella - pensò, ma non lo disse.
    « Mi piaci - mh. Mi piaci tanto anche tu, Jessie. Mi piaci davvero tanto. » E per fortuna lei lo distrasse, con quanto gli sussurrò, macchiata d'incertezza, e quanto fece subito dopo. Assai meno indecisa. Non si mosse, Jessie, gli occhietti curiosi ad osservare ogni sua mossa. Da lassù, e dal canto suo, May l'avrebbe presto circondato con una gamba, gravandogli sopra. Mi piace quando sussurri il mio nome e quando mi stringi le mani nelle tue - Si morse il labbro inferiore, e quel tono se lo sentì guizzare sotto pelle. Poi rabbrividì, con l'intero corpo a flettersi sotto di lei in un languido spasmo, nell'avvertirne di nuovo le manine addosso. Lo strinse, nella carne bollente e tesa, sistemandosi su di lui quel tanto che le sarebbe bastato per permettergli giusto di avvertirla contro la propria estremità. Umida, febbricitante. Mugolò, inarcando la schiena e, assieme, le sopracciglia, in un'espressione che da sola parlava, senza bisogno d'aggiungere null'altro. - E quando mi guardi come se fossi la cosa più bella che tu abbia mai visto. Ed a quel punto, in un sinuoso movimento del di lei bacino, Jessie le fu dentro. Di nuovo. Lentamente, così tanto lentamente che dovette stringere le dita contro il lenzuolo e chiudere gli occhi, May si calò su di lui, inglobandolo per intero. Gemette. I loro bacini ad incontrarsi, tornò a guardarla giusto in tempo per cogliere il suo, di ansimo. La testa reclinata verso dietro, il corpo teso, la Grifondoro gli rese palese quanto non fosse soltanto lui, a sentirsi impazzire. D'impulso le mani gliele portò sui fianchi, poi su entrambi i glutei, che strinse con un certo impeto, quasi a volerla accompagnare ancor più su di sè. Quasi a volerle affondare maggiormente dentro. E così fece in vero, Jessie, le scavò dentro sino a punti che non sapeva per certo esistessero, ed ansimò, contorcendosi. Il capo lo piegò verso dietro, la bocca la schiuse, lo sguardo lo reclinò.
    E - Dio, Jessie. Mi fa impazzire sentirti così, dentro di me. Ogni muscolo del suo fisico rispose a quelle parole, guizzando e tendendosi così tanto, che quasi non se ne rese conto, del modo con cui il bacino lo spinse in avanti, automaticamente, accompagnando quei primi affondi. Ah - gemette, sommessamente, mentre l'eccitazione si faceva spazio nella carne convulsa di lei, che lo accolse avvolgendolo in una stretta umida e febbricitante. E fece per dire qualcosa, provò a risponderle, provò a dire quanto facesse impazzire anche lui. Ma tanto era quel calore che sentiva crescer dentro, tanta era l'eccitazione nel percepirsi scivolar fuori e poi rientrar dentro, che gli fu impossibile proferir parola. Tutto ciò che riuscì a fare fu chiamarla, più di una volta, sempre più forte, sempre più implorante. May. Fin quando May non fu sulle sue labbra, alla ricerca dell'ennesimo bacio, e solo in quel caso lui trovò il coraggio per sussurrare, ansante. Sei così.. - Un mugolio, il bacino ad accompagnarne, per riflesso, ogni affondo. - calda. E mi piace - ah. Sentirti gemere per me. Sussurrandoglielo sulla bocca, fu più di un mugolio ciò che vi ci lasciò infrangere sopra quelle labbra carnose, la lingua ad intrecciarsi alla sua. La lingua a riempirla completamente, possedendola persino lì, col respiro ormai spezzato e gli ansimi convulsi. Ed il calore che provava dentro si protrasse ulteriormente e sì fortemente da rivelarsi quasi addirittura doloroso, quando la carne di lei la percepì stringersi ancor più contro di lui. Lo avvolse, lo incastrò perfettamente, bagnandolo dei fiumi bollenti del proprio piacere ch'esplosero tra loro, in un gemito pieno che avrebbe svuotato i polmoni della Xiang, e -ahimè- non solo. Perchè in quel preciso momento si sentì prosciugare anche lui, il cui seme caldo si riversò così improvvisamente tra le di lei pareti, da non permettergli nemmeno di accorgersene. Fu un orgasmo violento, ciò che lo prese, il quale lo costrinse a flettere la schiena con eccessiva veemenza, il bacino a spingerle contro, l'eccitazione a scavarle dentro ulteriormente, accompagnata da quel fiume in piena che ne rese assai più scorrevole l'attrito. E la chiamò Jessie, un'unica volta, ma con un gemito così strozzato, che da solo sarebbe valso più di mille altre parole. A quel punto, e solo a quel punto, esausto ed affannato, le mani ancora strette contro i suoi fianchi, il respiro decisamente andato ed il battito del cuore ancor peggio, si lasciò andare sul materasso. Il mento verso su, le labbra schiuse, l'intero incarnato irrimediabilmente madido di sudore perlaceo.
    « Jessie? Ti piaccio ancora? » Ancora su di lui, quelle parole giunsero ovattate. Gli occhi, tenuti chiusi sino a quel momento, li aprì solo dopo un po'. May si stava stringendo al suo petto, ed era così piccina e stravolta -tanto quanto lui- che Jessie non lo represse, l'istinto d'avvolgerla. La strinse tra le braccia, forte, allungandosi per lasciarle un bacino sulla guancia. Sorrise, sincero. « Mi piaci, May, mi piaci ancora più di prima.. » Mormorò, ancora fin troppo preso dai fumi dell'estasi. E sarebbe rimasto invero imbambolato a fissarla, carezzandole i lunghi capelli corvini e coccolandola probabilmente sino all'indomani, se non fosse stato per il fatto che.. - Pian piano, la razionalità tornò ad insinuarsi dentro di lui. Battè più di una volta le palpebre. Mugolò, si mosse un po'. Era tutto..dannatamente umido, laggiù. Oh.. « M-May? » La voce s'incrinò. « Io ti.. - ti sono.. - » Non riuscì a dirlo. Nella testolina confusa, tutti i discorsi della sua mamma. Tutte quelle volte in cui aveva raccomandato a lui e Stan di fare attenzione. Tutte quelle volte in cui l'aveva intravisto, Jess, quel non detto. Quel pensiero che chissà, seppur mai l'avrebbe loro ammesso, Pervinca, forse avrebbe preferito una vita diversa. Una gioventù diversa. Un'infanzia che fosse tale, senza l'inaspettato arrivo di una gravidanza e la costrizione di crescere fin troppo in fretta. Ed adesso lui...Ed adesso loro..
    « T-ti - t-ti sono.. » Sentì gli occhi riempirsi di lacrime, e d'istinto li strinse forte, nascondendo il visino contro il suo collo. Col corpo si scostò, quel tanto necessario a mettersi di fianco entrambi. Ancora la stringeva, ma di farsi vedere adesso in faccia - non ne aveva la minima intenzione. Tirò su col nasino, e si sentì tremendamente in colpa. Diavolo, doveva sembrarle così patetico. Il solito bambino. Il solito Jess. « Ti prego non dirlo alla mamma. » Mugolò. « S-si arrabbierà e - e-..E mi odierà. E anche tu.. - anche tu.. - Singhiozzò. Stava cercando di non esplodere. - Sc-scusa May non l'ho fatto apposta. N-non me ne sono accorto e.. - e.. - » Si incastrò ulteriormente tra i suoi capelli. « Non mi odiare May per favore.. »
     
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    « Mi piaci, May, mi piaci ancora più di prima.. » E prima quanto ti piacevo, di preciso? Probabilmente non fosse stata per la preoccupazione derivante dal fatto che avessero dimenticato di usare i preservativi e che beh, Jessie avesse raggiunto l'apice del piacere proprio dentro di lei, May avrebbe trovato il coraggio per porgli quella domanda, che poi sarebbe servita a capire cosa davvero il Tasso intendesse con quelle parole. Perché mentre ancora si faceva piccina tra le sue braccia e si lasciava cullare dal calore del suo petto scosso dall'affanno, la Xiang non poté evitare che la testolina le si riempisse di domande. Piaceva a Jessie come persona? Come amica? Come altro? Aggrottò istintivamente il visino, sentendosi una scema nel sentire il cuore perdere un battito. Perché se la parte più infantile di lei, quella che infondo più apparteneva ad una ragazzina di diciassette anni alla presa con una cotta per il suo migliore amico avrebbe invero desiderato chiederlo a Jessie, se pensasse fosse possibile che beh, ecco, loro due potessero diventare più che amici, un'altra vocina le sussurrava tra le tempie pensieri ben più logici. Ed era davvero fastidioso dover dare retta a quella maledetta vocina, ma non poteva davvero fare altrimenti la cinese. Perché il fatto che quello che la stringeva tra le braccia e le baciava dolcemente il capo fosse il suo piccolo Jessie era più importante di qualsiasi cotta o battito di cuore mancato. Se May gli avesse chiesto una cosa del genere, ne era certa, allora il ragazzo avrebbe acconsentito ad ogni sua idea al solo scopo di non farcela rimanere male. Anche nel caso in cui lei, in realtà, in quel senso non gli interessasse affatto. Sì, lo Spellman avrebbe magari acconsentito ad essere il suo ragazzo solo per non darle un dispiacere. Lo avrebbe in qualche modo costretto a fare qualcosa che non voleva. E non era così che una migliore amica si sarebbe dovuta comportare. Sentì gli occhi inumidirsi appena di lacrime ed istintivamente nascose meglio il visino contro il suo petto, per nascondergli quell'improvviso sfogo di frustrazione per via di quei pensieri... e paura. Avevano combinato un guaio. No. Lei aveva combinato un guaio. Avrebbe dovuto stare attenta a certe cose essendo l'unica tra i due con un minimo di esperienza ed invece l'eccitazione e tutte le altre emozioni che l'avevano travolta le avevano completamente svuotato la mente, facendole dimenticare un dettaglio così importante. Se la sentiva ancora tra le gambe, la calda presenta del piacere di Jessie. Avrebbe pensato ad una soluzione la mattina successiva, si disse, così da evitare che anche il ragazzo finisse con il preoccuparsi. Solo che non sarebbe bastata da sola la sua convinzione di potersi far carico di quella paura per entrambi. Quando Jessie la chiamò di nuovo la sua voce era tremolante. Spaventata. Cercò velocemente di ricacciare indietro ogni lacrima May, prima di alzare il visino per intercettare il suo sguardo. « Ehy. Va tutto ben- » No, decisamente non andava tutto bene. Riuscì ad intravedere appena gli occhi del moro così colmi di lacrime da causarle istintivamente un nodo di preoccupazione in gola prima che il Tasso il capo lo nascondesse contro il suo collo. Stava tremando da capo a piedi. « T-ti - t-ti sono.. » Quanto posso essere stupida? Quanto? Chi meglio di lei avrebbe dovuto sapere che mai e per nessuna ragione una persona gentile e buona come Jessie avrebbe potuto non preoccuparsi di aver fatto qualcosa di sbagliato? Si sentì sul punto di scoppiare a piangere a propria volta, May, mentre le braccine esili gliele stringeva attorno per tenerlo contro il proprio collo, carezzandogli dolcemente i capelli ed il collo per fargli sentire come fosse proprio lì, sempre al suo fianco. « Ti prego non dirlo alla mamma. S-si arrabbierà e - e-..E mi odierà. E anche tu.. - anche tu.. Sc-scusa May non l'ho fatto apposta. N-non me ne sono accorto e.. - e.. Non mi odiare May per favore.. » Stava piangendo. Non aveva bisogno di vederlo per saperlo, se lo sentiva contro la pelle. Lo percepiva. Rimase in silenzio per il tempo necessario ad accertarsi di poter aprire bocca senza scoppiare a piangere a propria volta la Grifondoro senza tuttavia mai smettere di carezzarlo, posando nel mentre una serie di dolci baci tra quelle ciocche more. « Non è colpa tua, Jessie. Era la tua prima volta ed avrei dovuto pensarci io e - Dio, mi dispiace così tanto. Volevo che la tua prima volta fosse bellissima. Mi dispiace così tanto.» Non gli avrebbe detto di non piangere, no. A dire il vero la Xiang non gli diceva mai di non piangere, il che avrebbe potuto sembrare strano a molti. Il punto era che il pianto faceva parte di Jessie ed ai suoi occhi era una delle tante cose che lo rendevano speciale. Era così puro e sempre sincero il pianto dello Spellman, che mai aveva trovato un valido motivo che la convincesse a convincerlo di smettere. May rimaneva semplicemente al suo fianco ogni volta, stringendolo fin quando le lacrime non smettevano di scendere da sole. « Ma non è così grave, davvero. Giuro. Esiste una specie di... pillola, che si prende il giorno dopo, per evitare che una possa rimanere incinta. Ecco, sì, domani prenderò la pillola ed andrà tutto bene. Te lo prometto. » Sì. Avrebbe risolto ogni cosa. Sarebbe andato tutto bene. Ne era sicura. Si occupò, in parte rincuorata a propria volta dal pensiero di avere una soluzione a quel problema, a quel punto unicamente di far sentire a Jessie di come fosse ancora al suo fianco. Che non aveva alcuna intenzione di andare da nessuna parte, a dire il vero. « Ed io non ti odierò mai. Non dirlo mai più, o ti tiro i capelli e ti faccio diventare pelato. » Una timida risatina le sfuggì di bocca, allora. Era sempre infondo stata quella la loro migliore arma contro ogni paura. Ridere insieme. Quasi a volersi assicurare che anche il ragazzo ridesse a sua volta, allora, le ditine le portò contro i suoi fianchi, così da poterli solleticare. Sapeva bene che non avrebbe resistito ancora a lungo. Il suo piccolo Jessie soffriva troppo il solletico. E sì, ancora una volta, come due bambini, risero insieme. Nudi sotto le lenzuola, baciandosi un po' sulle labbra, un po' sulle guance e tra i capelli, tenendosi stretti e sussurrando qualche frase solo loro, lasciarono che la paura scivolasse via fino a crollare addormentati così vicini. Sempre uno al fianco dell'altra.
     
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