Tuta gold

« Older   Newer »
 
  Share  
.
  1.     +1   Top   Dislike
     
    .
    Avatar

    Junior Member

    Group
    Caposcuola
    Posts
    21
    Reputation
    +24

    Status
    Anonymes!

    Jun-Hyeok Juno BaekMa c'ho solo vent'anni, e già chiedo perdono per gli sbagli che ho commesso

    SCHEDA | SUPERIOR | CAPOSCUOLA | 22 Y.O. | SERPEVERDE | DISTURBO BORDERLINE

    « Muoviti Baek! » La voce della Collins giunse ovattata, all'interno del tortuoso corridoio entro al quale s'eran infilati. Corte della Notte, ore 23. « Octavia! Aspetta non - » Correre. Maledizione. Come diamine era possibile, che in un modo o nell'altro, quei pazzi dei suoi ex concasati riuscissero sempre e comunque a farlo cacciare in certe..Situazioni? « Tu non ci dovresti nemmeno stare, qui, ti rammento! Non te lo ricordi già più il casino che è successo con.. » La festa alla Clifford. « Andiamoooo! Non fare il rompipalle, Baek. Ne ho pulita abbastanza, di merda di gufi, e tu chiuderai un occhietto perchè mi vuoi troooooppo bene, vero? » Finalmente gli sbucò dietro. Più svestita che vestita, in una giravolta, la Serpeverde si piegò in avanti per lasciargli un fugace bacino sulla guancia sinistra. Prima o poi, ne era più che certo, l'avrebbe fatto cacciare in guai seri. Tipo questa volta, così, a naso, in quel loro trovarsi oltre il Coprifuoco -per lei, più che per lui- ed in una dannatissima discoteca situata niente poco di meno che alla Corte della Notte.
    « Sì, ho capito, ma.. » « Shhh, shhh. Dai, se fai il bravo, ti ringrazio per benino a fine serata con un beeeeel pomp- » « Non è necessario. Grazie. E vedi di non renderlo necessario con nessun altro, per cortesia. » Un broncino si dipinse sul visetto fin troppo truccato della Collins che, sospirando, assottigliò gli occhietti diabolici. Le luci del locale, seppur si trovassero ancora all'ingresso, danzavano sulla sua pelle diafana colorandola di viola. Juno inarcò un sopracciglio.
    « Che c'è? » « Preferiresti fartelo fare da una Grifondoro a caso? » « E' possibile che parli sempre e solo di una cosa? Tra l'altro, devo ritenere patologica, la tua fissazione per la Weasley? » « Non so, fai un po' tu. Ma io non ho mica specificato intendessi lei. A te le dovute conclusioni, caposcuola. » Per una rarissima volta da che ne avesse memoria, l'ex Serpeverde, preso alla sprovvista, si trovò incapace di ribattere. E per questo motivo non fu nemmeno pronto ad acciuffarla, la sfuggente ragazzetta, che ne approfittò per scorrazzare via, lasciandosi trangugiare da quella bolgia di gente distante di poco. E Juno, palesemente imbronciato, respirò a fondo, reprimendo l'istinto di seguirla e sbatterle la testa al muro. Figurativamente parlando, s'intende. Forse. Diede un calcio alla prima cosa che gli capitò sotto mano. Una sedia, per la precisione.

    [..] Maledizione, imprecò, mentalmente, mentre controvoglia avanzava tra questo o quel corpo sudato. Era la prima volta, che si trovava al Fangtasia. Inutile a dirsi, la Corte della Notte non era mai stato il primo posto che uno come lui avrebbe mai pensato di frequentare. Suo padre, con ogni probabilità, al sol pensiero, l'avrebbe messo in punizione per sempre. Ma nonostante tutto, non era questo il maggior cruccio che aleggiava tra le confuse sinapsi del giovane Baek. E' vero, abbiamo detto che la Corte della Notte non si fosse mai rivelata -per ovvi motivi- uno dei suoi luoghi di frequentazione preferiti. Ma ciò non di meno - e comunque, v'era già stato, un po' di tempo fa. Il motivo? Nour. Respirò a fondo -oltre che a fatica- quasi la paura di vedersela spuntare da un momento all'altro gli bloccasse l'aria nei polmoni. E dunque in quella confusione si lasciò trascinare qua e là, nonostante quella sua imponente figura potesse esser assai poco difficile, da sovrastare. Alcune ragazzine risero, quando arrivò loro addosso. Altre lo spinsero via, piuttosto infastidite dall'intrusione. E fu nell'ennesimo ritrovarsi catapultato chissà dove, che non fu capace d'evitare il suo precipitare addosso a qualcuno. L'ennesimo, è vero, ma questa volta, qualcuno che conosceva. D'istinto le braccia le protese in avanti, per sorreggere il figurino di quell'ignota malcapitata. E per un attimo, nel distinguerne la capigliatura di fuoco, il suo cuore perse più di un battito. Cazzo. Sei.. -
    « Penelope? » Fu la reattività del suo cervello stesso, a salvarlo dal delirio. I lineamenti di una lei differente si palesaron sotto i suoi occhi, mentre le mani ancora le stringeva sulla sua schiena. D'impulso esitò, scostandosi immediatamente, per lasciarla andare. La conosceva abbastanza, Baek, da ricordare quanto il contatto fisico potesse darle fastidio. Che fosse un assunto generale, o si trattasse del suo, di contatto, se lo era chiesto spesso.
    « Stavi, mh, cadendo. Non spaccarmi un'altra lavagnetta sulla faccia, okay? » Fu ciò che disse, mentre si ricomponeva. La gente tutt'attorno a loro continuava a spingere. Ed ogni tocco era per lui un fastidio sempre più crescente all'altezza del petto. Non era abituato a questo tipo di cose. E l'ansia inerente a quel particolare posto non poteva che peggiorare il tutto. Quindi, agli occhi della Granger-Weasley, il Caposcuola si sarebbe mostrato sudato, con le pupille dilatate, il respiro affannoso, ed uno stato d'agitazione non indifferente a pompargli il sangue nelle vene. In un respiro più profondo, tentò di non rivelare nulla di tutto ciò, mentre la mano sinistra se la passava sulla fronte, per scostarne alcuni ciuffetti corvini appiccicativi sopra. E nel mentre che una canzone che poco conosceva prendeva ad animare la folla danzante, dovette urlare, per farsi sentire.
    « Sei sola? - » Era affar suo? Il pensiero lo infastidì così tanto che la sua espressione s'irrigidì, mentre il tono finora innocuo si affilava d'improvviso. « Non ti facevo tipa da tutto questo, Weasley. Nessun pianeta da salvare, oggi? »
     
    Top
    .
  2.     +1   Top   Dislike
     
    .
    Avatar

    Junior Member

    Group
    Superior
    Posts
    30
    Reputation
    +58

    Status
    Anonymes!
    Respira. È cadenzato, rimbombante come il battito che continua a spingere contro la cassa toracica. È rallentato, è tutto così lento, le luci, il movimento saltellante delle persone intorno a lei, che riescono a non toccarla nonostante sia al centro del locale. Ad occhi chiusi, le braccia a raggiungere il soffitto, Poppy è in pace. « Sta bene, secondo te? » Sente Rachel urlarlo a Cora e di rimando, seppur non sia lei ad essere interpellata, la rossa annuisce senza però degnare loro di uno sguardo, la testa che ondeggia a tempo con la musica. Sta davvero bene, come forse non lo è da tanto. In pace, leggera, si sente soffice come una nuvola e non pensa nemmeno una volta ad aver forse esagerato con i dolcetti all'erba. No, aveva bisogno di ogni briciola di quei muffin ripieni dell'unico vero catalizzatore, per una come lei, a spingerla ad accettare l'assurda proposta di andare al Fangtasia, il club più esclusivo della Corte della Notte. E anche quello più gremito di persone a quanto sembra, ma lei non è comunque nelle condizioni più lucide per volersi mettere a cercare di capire quanti siano i cuori intorno a lei a battere all'unisono con il suo. Potrebbe di certo abbandonarsi alle sensazioni che le vorticano intorno, pronte a bussare alle porte della sua mente, potrebbe cedere a quelle lusinghe, alla tentazione di diventare un tutt'uno con quegli sconosciuti che condividono con lei l'amore per quella canzone. « Tu. Sì, tu. » È nel seguire il filo conduttore di chissà quale linea di pensiero che spalanca le palpebre, gli occhi neri come l'oscurità fissi in quelli di Rachel, una delle sue più care amiche dai tempi dell'Accademia Nazionale di Danza. Una Chiamatempeste, esattamente come la sorella Cora. « Mi dovrai un favore. Il prossimo weekend ti porto a qualche degustazione letteraria. Vino, formaggi e libri, lontane da tutte queste persone. » Persone che per fortuna non avverte veramente intorno a lei, disconnessa com'è dal piano reale. Ed è una fortuna che lo sia, altrimenti ripenserebbe, come ha fatto per tutta la preparazione alla quale, per fortuna, ha assistito Roxie con il suo instancabile buonumore, riuscendo a farla vestire e preparare in tempo, al fatto che Lizzie era il quarto membro di quel quartetto pronto a spaccare il mondo per renderlo partecipe della loro inesauribile presenza. E il ricordo di Lizzie non fa più male, non lo fa da tempo, è una ferita che è stata baciata, lenita, che è ormai divenuta cicatrice di una presenza che non avrà mai più reale al suo fianco. Non è più un dolore asfissiante ma è una malinconia che la fa sentire sbagliata ad essere lì, a festeggiare il compleanno di Rachel, senza di lei. È così ad ogni compleanno del trio, ma il festeggiare andando a ballare è riuscito a risvegliare la peggiore delle sfumature di una tristezza che pensava di aver abbandonato da tempo. Ma ora è su un altro pianeta, totalmente presenta a se stessa, fisicamente parlando, con quell'aiuto magico che riesce ad accantonare ognuno di quei sentimenti d'ansia che solitamente un posto del genere, un'occasione del genere, un'assenza come quella di Lizzie, le provocherebbe. « Ma ti voglio bene e mi sto divertendo. » L'occhiata accigliata della bionda è piuttosto eloquente. « Giuro, lo sto facendo davvero. » Scrolla le spalle verso di lei, seguendo la musica, prima di eseguire una sequenza di passi di hip hop, un sorriso sereno a spiegarle le labbra piene, sfumate da un leggero velo di borgogna. « Lo sto facendo così tanto che mi offro volontaria per andare a prendere i prossimi drink. » Sciabola le sopracciglia ramate nell'avvicinarsi di un paio di passi alla bionda, prendendo a ballarle intorno, scendendo lentamente verso il basso per poi risalire. Rachel ride, Cora la imita. « Intanto però vi lascio queste, per non sentire troppo la mia mancanza. » Tira fuori le due mini sigarette, regalino speciale per la festeggiata. E con una giravolta in cui i capelli le svolazzano intorno alla testa come lingue di fiamma viva, cerca la strada più semplice e meno affollata per arrivare al bar. Cammina quasi rasente il muro, ben attenta a non perdere mai di vista i filamenti di quella coltre morbida che sembra esserle calata sopra ogni terminazione nervosa, tanto da non farla saltare al minimo contatto fisico ricevuto. Questo fin quando non viene letteralmente travolta da quello che, dalla stazza, non può che essere un ragazzo. Avverte una scarica d'adrenalina mentre il cervello, lentamente, prende atto di stare per cadere rovinosamente a terra. Si prepara all'impatto quando sono due mani a chiudersi intorno alla sua vita, strisciando verso la schiena. Minuscoli aghi sembrano pungerla in ogni centimetro della pelle che lui sta sorreggendo. Altra adrenalina pompa nelle sue esili vene mentre strabuzza gli occhi, le ciglia che sbattono con forza nel mettere a fuoco, sotto i pesanti neon iridescenti..Jun-Hyeok? « Penelope? » Non lo sta nemmeno più guardando negli occhi, troppo presa a fissare, inebetita, le dita strette intorno a sé, questo fin quando lui non si fa indietro e ne rilascia la presa con altrettanta fulminea celerità. « Stavi, mh, cadendo. Non spaccarmi un'altra lavagnetta sulla faccia, okay? » Il fantasma di un sorriso aleggia sulle sue labbra, lasciandogliele incurvare leggermente ai lati. « Sarebbe troppo difficile anche per me trovarne una in un posto del genere. » Si ritrova a commentare, giusto un velo di sarcasmo a sottolineare l'ovvio prima di schiudere nuovamente le labbra. « Grazie -» alza leggermente la voce per farsi sentire «- anche se mi stavi salvando, in effetti, da te stesso. » Ancora una volta. Sono alcuni flash fastidiosamente lampeggianti quelli che ora le riempiono la mente: una serra, la pioggia scrosciante, domande che non sarebbero dovute essere poste, con ogni probabilità, Peter e il suo tempismo provvidenziale. L'ultima volta in cui hanno avuto un qualche confronto verbale negli ultimi mesi. Torna nuovamente presente a se stessa, la testa inclinata leggermente di lato, pronta a salutarlo, augurandogli una buona serata per poter tornare alla sua missione, quando è un inconfondibile odore, quello asfissiante dell'incenso troppo intenso, a scivolarle addosso. Non capisce subito, non prima di alzare nuovamente lo sguardo su Jun-Hyeok. Quando la luce si infrange contro il suo viso dai lineamenti tanto delineati ed eleganti, il sottile strato di sudore sulla sua fronte riluccica, così come fanno gli occhi improvvisamente sgranati e il petto sembra alzarsi a fatica Ansia, agitazione, è l'odore che le sue sinapsi le hanno riversato addosso non appena si sono collegate inavvertitamente a quello stato che conosce fin troppo bene. E che arriva da lui. « Sei sola? Non ti facevo tipa da tutto questo, Weasley. Nessun pianeta da salvare, oggi? » Non riesce a non roteare gli occhi contro il soffitto, nonostante sia evidente quanto Baeak stia cercando di fare di tutto per tenere a bada quello stato tensivo che lo sta logorando. A cui forse non è nemmeno abituato. « Nessun pianeta, no. » Piuttosto te, sembrerebbe. Un pensiero talmente intangibile da sfiorarle il cervello con una carezza vellutata. Gli si fa un passetto più vicina quando tutt'intorno a loro esplode il finimondo sul filo delle note di quella canzone incalzante che stimola il suo cervello a tal punto da provare a deconcentrarla, invogliandola a ballare. No, aspetta. « Guardami, Jun-Hyeok, guardami ora. » Lo richiama a sé, con un tono di voce che non ammette alcuna replica se non venisse sovrastato dalla musica e dall'ancora troppa distanza a dividerli. Pollice e medio si insinuano allora sotto il suo volto, schioccando forte per ottenere la sua attenzione visiva. « Guardami, per Merlino. » Deglutisce un secondo dopo, quando il pavimento ai loro piedi prende a tremare, lasciando che i bassi della canzone possano
    5a8b0c3be1fcdebef6af7e35efb44c3373bc6538
    vibrare loro dentro, risalendoli attraverso le gambe, strisciando inesorabilmente per arrivare fino al ventre, lì dove si annidano, rilasciando in lei una piacevole sensazione di calore. « Respira rimanendo ancorato alla vibrazione che senti dal basso. Sentila attraversarti e rimani qui, non permettere alla testa di andarsene altrove. Fermati qui con me. » È ora sotto di lui, il viso spinto indietro per poterlo guardare in volto nonostante l'altezza, le labbra dischiuse a fargli d'esempio in quel respiro lento, cadenzato, mentre la mente si perde dietro le note della canzone. E allora si lascia andare, per qualche istante, le palpebre che si socchiudono appena mentre i fianchi si muovono seguendo l'istinto e l'improvvisazione di passi che permettono alle braccia di muoversi per poi trovare la loro strada nell'avvicinarsi alle braccia di lui. Esita prima di sfiorargli i polsi con la punta dei polpastrelli, tentando di riallacciarsi alla sua concentrazione in quel contatto che somiglia più alla lusinga di una piuma. « Con chi sei venuto? Chi posso chiamare? » Gli chiede allora allungandosi un po' verso il suo orecchio per poi tirarsi nuovamente indietro, l'onice fusa che ha al posto degli occhi fissa in quelli altrettanto scuri di lui. « Se non sta passando, posso accompagnarti fuori a prendere un po' d'aria. » Non è effettivamente il posto migliore, quello, per avere un attacco di panico, no di certo. Non è comunque ancora abbastanza connessa con la realtà da collegare il fatto che proprio quel Jun-Hyeok Baek, di cui ha avuto paura ben più di una volta, di cui ha probabilmente ancora paura, è lo stesso ad essere in preda ad un tale smarrimento, in mezzo a gente sconosciuta. Insieme a lei. « Pronto, pianeta Baek? Mi riceve? » Un sorrisino si accompagna ad una smorfia imbarazzata nel profilarsi sul suo volto quando si ritrova a fare una battuta, piuttosto scadente, per cercare di tastare il terreno. Ma in fondo, Jun-Hyeok potrebbe anche esserlo un pianeta. Solitario, solitamente abituato a viaggiare su un'orbita completamente diversa dalla sua, ma al momento così vibrante e in rotta di collisione con il suo, di pianeta. « Qui è il pianeta Granger-Weasley a parlare. Per caso c'è bisogno nuovamente dell'intervento di una lavagnetta nera? » Lo stuzzica con il sarcasmo, quasi sgolandosi nell'impresa di rendersi udibile alle sue orecchie e a quell'attenzione che deve rimanere necessariamente su di lei, e non sull'onda d'ansia che lo sta invitando ad affogarsi in essa. « Intanto che la cerco, tu continua ad inspirare ed espirare, così, sì. »


    Edited by moondust. - 25/4/2024, 18:26
     
    Top
    .
  3.     +1   Top   Dislike
     
    .
    Avatar

    Junior Member

    Group
    Caposcuola
    Posts
    21
    Reputation
    +24

    Status
    Anonymes!

    Jun-Hyeok Juno BaekMa c'ho solo vent'anni, e già chiedo perdono per gli sbagli che ho commesso

    SCHEDA | SUPERIOR | CAPOSCUOLA | 22 Y.O. | SERPEVERDE | BORDERLINE | ♑︎/♈︎/♍︎

    « Sarebbe troppo difficile anche per me trovarne una in un posto del genere. » Ricordava ancora il modo in cui l'aveva conosciuta, Juni, la Granger-Weasley. Era l'estate di un anno ormai parecchio addietro, a quel tempo, in un campo estivo del quale non riusciva a ricordarne il nome, ed in quel pomeriggio in particolare era stato dato loro il compito di leggere -davanti a tutti- il passo preferito di un libro a piacere, per poi discuterne assieme, ed imparare a conoscersi. Baek ricordava ancora come, seduto in prima fila, i suoi occhietti annoiati si fossero poggiati su quella figurina dai capelli rosso fuoco, che aveva preso a farsi spazio tra la folla parlottante per posizionarsi dietro un leggio che, ironicamente, pareva fosse più alto di lei. Lì aveva parlato, dopo essersi presentata, Penelope, iniziando poi a leggere un trafiletto tratto dal libro La Fabbrica di Cioccolato. E Juni - seppur forse suo malgrado, perchè fin troppo adulto lo era sempre stato sin da bambino, non aveva impiegato poi troppo ad apprendere quanto quella vocina -inaspettatamente- potesse esser capace di rapirlo. Pacata, sottile, morbida. Gli era piaciuta sin dal primo momento. Fu per questo motivo, che tornando ad oggi, lo sguardo confuso dell'ormai adulto davvero Baek per un istante si tinse di alcune note probabilmente sconosciute, vista la loro estrema spontaneità. E probabilmente avrebbe sorriso, non fosse stato per quel turbinio d'emozioni ed ansia che -ahimè- ancora lo animavan dall'interno.
    « Grazie. Anche se mi stavi salvando, in effetti, da te stesso. » E quindi no, purtroppo non sorrise, Baek, lasciando che a vincere fossero quegli istinti assai meno spontanei. Assai meno carini. E decisamente poco innocenti. Fu velenoso dunque nel risponderle, macchiandosi di quelle sue stesse convinzioni, mentre l'ansia continuava a salire, e la fronte a sudare. Di nuovo, si passò una mano sul viso, nel frattempo che gli occhi -nervosamente- parevan non riuscire a star fermi dal guardarsi attorno. Per questo la risposta di lei alla sua stessa domanda la ascoltò, ma non disse nulla, limitandosi ad annuire e stringersi nelle spalle, sforzandosi alla fine per tirar fuori un parecchio scadente e lapidario: « Bene. » e forse avrebbe aggiunto dell'altro, trovandosi in vero patetico in quella sua confusione psicofisica, non fosse stato tuttavia per la -letterale- esplosione che avrebbe di lì a poco colmato l'atmosfera già di per sè asfissiante. E dunque il pavimento prese a vibrare, le persone cominciarono a spingere ancor più di prima, e Juno fu costretto a stringere forte gli occhi ed i pugni, serrando la mascella con così tanto impeto, da percepire il fastidioso stridere dei denti. In quello stato si trovò ed in quello stato rimase intrappolato, mentre la paura di esplodere da un momento all'altro rendeva la possibilità di calmarsi sempre più lontana. Sapeva bene in fondo -e con suo sommo terrore- quanto fossero situazioni come questa, a farlo precipitare in quel baratro d'incoscienza e violenza. Era successo con Leo. Era successo con Nour. Sarebbe successo di nuovo?
    « Guardami, Jun-Hyeok, guardami ora. » Con lei? Scosse la testa e si morse a sangue la lingua, per rimanere concentrato. Per rimanere tra noi. Ma il nervosismo e lo stato d'ansia sempre più crescente eran tali, che quando Penelope di nuovo lo richiamò « Guardami, per Merlino. » lui aprì gli occhi di scatto e le gettò addosso uno sgarbato « CHE C'E'? » Del quale, in un respiro profondo, parve pentirsene un secondo dopo. « Ahm, scusa. Io.. - » Stava boccheggiando, mentre la fissava, e la paura di farla scappare -adesso- si aggiunse presto a tutte le altre. Non avrebbe e non aveva mai voluto spaventarla, Baek. Eppure pareva percepirlo sempre e comunque, quello stato di perenne allerta in cui la rossa verteva ogni qualvolta si trovassero vicini. Non era un caso se si fosse convinto, specie dopo il loro ultimo incontro nelle serre, potesse esser per questo motivo che lei sfuggisse spesso al suo tocco, persino involontario. Penelope aveva paura di lui. Il pensarci, un po', gli fece male. Dunque inarcando le sopracciglia aggiunse. « Non so che mi prende. » Un'ammissione che gli costò cara, in quella sua perenne ricerca della più completa ed assoluta perfezione. Ed in effetti non lo sapeva davvero, Jun-Hyeok, cosa gli stesse prendendo. O meglio, , forse un po' lo capiva, ma non era abituato ad ammetterlo. Non era abituato a cercare aiuto e -specialmente- riceverlo.
    « Respira rimanendo ancorato alla vibrazione che senti dal basso. Sentila attraversarti e rimani qui, non permettere alla testa di andarsene altrove. Fermati qui con me. » Gli occhi scuri di lei eran vicinissimi, come vicina era Penelope, che lo fissava da laggiù. Ed il Coreano si forzò di sorridere, in un piegarsi delle labbra appena accennato, mentre annuiva. La guardava, ma non riusciva a vederla davvero, col cuore a battergli così forte nel petto da costellarlo di fastidiose fitte. Era strano per lui, vedersela a così poca distanza, e per questo tentò di sforzarsi per tutto il tempo, nel tentativo di tornare tra noi. Per una volta, la Granger-Weasley sembrava non sfuggirgli. Non odiarlo. E lui era completamente da un'altra parte, senza possibilità alcuna di godersi quel prezioso quanto inaspettato frangente. Ciò nonostante, e comunque, tutto quel suo autoimporsi di riprendersi, senza rispettare il giusto tempo che gli ci sarebbe voluto, non fece altro che peggiorare la situazione. Allora continuava ad annaspare visibilmente, fissandola con sguardo smarrito ed espressione sofferente a causa di quel dolore sul lato sinistro del corpo che si faceva, via via, sempre più insistente e poco sopportabile. E per un attimo le sue labbra si schiusero in una quanto mai imminente richiesta d'aiuto che non avrebbe però visto la luce, perchè fu lei a precederlo. E bloccarlo. Juno, infatti, si accorse del fatto che la Grifondoro avesse preso ad ondeggiare soltanto dopo un po', perso per com'era, e nell'esatto momento in cui lo fece, avvertì il tocco di lei -leggero e quasi impercettibile- sulla pelle nuda delle proprie braccia. Non sobbalzò, ma lo sguardo lo calò su quel contatto ed alle parole della compagna -ancora ed ancora- non rispose.
    « Con chi sei venuto? Chi posso chiamare? » Octavia. Dille che sei qui con Octavia. Parla Juno, cazzo. Parla. Ma no, non parlò. Non parlò mentre il cuore, adesso, di battiti ne perdeva ancora di più, ed uno strano formicolio si propagava dai polpastrelli di lei, delicatamente poggiati contro i propri polsi, fino al resto del corpo.
    « Se non sta passando, posso accompagnarti fuori a prendere un po' d'aria. » Tum. Tum. Tum. « Pronto, pianeta Baek? Mi riceve? Qui è il pianeta Granger-Weasley a parlare. Per caso c'è bisogno nuovamente dell'intervento di una lavagnetta nera? » Scosse la testa, più per istinto che altro, l'eco della sua voce a farsi spazio attraverso il trambusto generale. Della musica, e -in particolare- dei suoi pensieri. Non era ancora tra noi, Baek, ma quando rialzò piano il capo, la pece di quei due suoi occhi smarriti, parve più vigile. « Intanto che la cerco, tu continua ad inspirare ed espirare, così, sì. » Ed aveva persino ripreso a respirare, seppur affannosamente, quindi -finalmente, perchè per tutto il tempo non l'aveva fatto- s'impegnò per seguire l'esempio di lei. Respira rimanendo ancorato alla vibrazione che senti dal basso. Se lo ripetè mentalmente, lo sguardo a non staccarsi nemmeno per un momento da quei due occhi scuri.
    « Okay. O-okay. C-ci.. - » Stai balbettando? Davvero? - Cosa avrebbe detto suo padre? Sua madre? - Chiunque? Scosse la testa. Respira ed espira. Respira ed espira. « Ci.. Ci so-.. » Si morse il labbro inferiore, nervoso, ed alla fine in un sospiro trapelò, sperando lei potesse sentirlo. « Scusa Poppy, non ci riesco. Non ci riesco. » Il tono era esasperato, mentre scuoteva la testa. « Devo.. - Andare un attimo fuori. Non ti preoccupare se vuoi restare qui, ce la faccio da solo. » Non è vero. Ti prego, fammi compagnia. La guardò, sorrise appena. Stammi vicino.
    [...] E dunque fu fuori. O meglio, furono. « Sei qui.. » Mormorò, voltandosi in sua direzione. Si era mosso così velocemente tra la folla, che per un momento aveva creduto lei fosse rimasta dall'altro lato della sala, nel fulcro principale del divertimento. D'altra parte, perchè avrebbe dovuto seguirlo? Perchè avrebbe dovuto importarle? Lui era sempre stato così odioso, nei suoi confronti. Eppure Penelope era lì e quando il pavimento -seppur si trovassero ormai all'esterno, su di un terrazzino- vibrò per l'ennesima volta, seguito da un forte boato proveniente da dentro, Juno d'istinto quasi non se ne accorse di aver allungato una mano per stringer forte la sua. Riuscì a rendersene conto solo dopo un po', staccandosi d'improvviso. Tossicchiò. « Perchè lo fai? » Il tono era flebile, strozzato dal respiro che ancora ci stava mettendo un po', a regolarizzarsi. « Intendo, perchè mi stai aiutando, quando io sono sempre un grandissimo stronzo, con te? » Si bloccò. Aria. Respirò a fondo. « Perchè sei qui, con me, anche se mi odi? »
     
    Top
    .
  4.     +1   Top   Dislike
     
    .
    Avatar

    Junior Member

    Group
    Superior
    Posts
    30
    Reputation
    +58

    Status
    Anonymes!
    « Non so che mi prende. » Non sa effettivamente come, eppure riesce a percepire con assoluta nitidezza e accurata distinzione il peso specifico di ognuna di quelle parole, avvertendole come macigni a gravarle sul proprio stomaco. Le sente rimbombare nella propria testa, quei cinque vocaboli, come un eco lontano di un passato che è appartenuto, sfortunatamente, anche a lei. Un passato divenuto presente e che di certo si porterà come difficile eredità nel suo futuro. Sfortunatamente, riesce a capire il senso di quelle parole. Oppure è invero una fortuna che ne percepisca il profondo significato, sapendo altrettanto bene come muoversi tra quegli scogli appuntiti e spaventosi. Quello che però non capisce, non subito perlomeno, è il come si ritrova a condividere con lui quell'attacco di panico. Se lo sente vibrare dentro, scuotendo a tal punto le pareti della sua mente da mozzarle immediatamente il respiro, con quella cascata di emozioni talmente potenti e destabilizzanti da farle avvertire tutto, persino il sudore comincia ad imperlarle la fronte e la fa deglutire profondamente, costringendola a farsi avanti, a cercare un punto di contatto con lui, per quanto talmente delicato e irrisorio da apparire immateriale, per costringerlo ad ancorarvici. Per farlo calmare e calmarsi. Non so che mi prende. Quella risonanza arriva da una camera d'ospedale, lì dove due esili spalle tremano vistosamente, senza riuscire a calmarsi, i filamenti ramati a ricaderle davanti agli occhi stanchi, arrossati, dalle abrasioni sulle palpebre ancora evidenti, così come su tutto il resto del corpo. "Lizzie non c'è più, tesoro", la voce di Hermione Granger - Weasley, sempre estremamente sicura, puntuale, sul pezzo, è ora esitante, si incrina sotto il peso di quella verità che sa spezzerà irrimediabilmente sua figlia. Glielo legge negli occhi tanto simili ai propri, di una Poppy che vorrebbe soltanto strisciare verso la finestra più vicina per buttarsi di sotto, pronta e bisognosa di non sentire più niente. Perché.."Non so che mi prende". E di nuovo è in quella discoteca, con Jun-Hyeok in preda al panico, e la musica che li avvolge, montandogli dentro tramite quella vibrazione che scarica a terra. Chiude allora gli occhi, Poppy, provando a ritrovare un proprio centro e si ritrova a pensare ad un mare calmo, alla calda sensazione dei granelli di sabbia calda sotto le piante nude dei piedi, alla brezza solleticante che le piccole onde che carezzano il bagnasciuga sprigionano. Ne sente l'odore, ne percepisce la freschezza, riesce persino a vederlo, quel mare, dietro le palpebre socchiuse. Pensa alla sensazione salvifica e pacificante che prova nel dipingere, nel mescolare colori alla scoperta di nuove sfumature che possano andare ad intrecciarsi con l'intricato reticolato di trame della tela. E nella leggerezza di quei pensieri, non si accorge subito di quanto la palpitazione nel petto stia leggermente calando, permettendole di respirare con meno fatica, così come la vista, non appena torna a concentrarla su Jun-Hyeok, è più pulita e nitida. Il moro, dal viso chino tanto da non riuscire a scorgere le sue iridi nere, sembra darle ascolto in quel respiro che non può che condividere pure lei, sentendoselo dentro, rantolante sì ma ampio abbastanza da passare il diaframma, riuscendo ad ampliarsi quel tanto che serve per riempirsi d'aria fino in fondo. « Sì, così, respira. » Lo incita, sapendo che essendo un sussurro, probabilmente lui non riuscirà a cogliere altro che il movimento indistinto delle labbra colorate. « Okay. O-okay. C-ci.. Ci.. Ci so-.. » Non lo avverte sul momento, forse se ne accorgerà quando, l'indomani, riesaminerà ogni secondo di quella strana parentesi, sotto la pressione instancabile di Rachel e Cora, ma proprio in quell'istante il cuore le si stringe nel sentirlo così spaventato e indifeso, tanto da portarlo a balbettare. Tanto da portarla a muovere impazientemente una mano verso quella di lui, istintivamente pronta a stringergliela per poi fermarsi all'ultimo, nell'avvertire quel calore che proviene da lui e che non è certa di poter gestire senza dare di matto. Le dita si stringono e si aprono, in un movimento infastidito e forse, un po' frustrato. « Scusa Poppy, non ci riesco. Non ci riesco. Devo.. - Andare un attimo fuori. Non ti preoccupare se vuoi restare qui, ce la faccio da solo. » E rimane a bocca aperta, Poppy, forse per quella confidenza che ricorda aver condiviso con lui soltanto in quelle estati afose passate al campus sul lago Ness, lì dove lui la chiamava Penelope quando decideva di fare il principino altezzoso e lei rispondeva con un encomiabile dito medio e qualche scherzoso insulto, per poi diventare magicamente Poppy mentre condividevano lo stesso turno di preparazione per il falò serale, intorno al quale spesso lei si trovava a ridere per qualche stupida battuta e si riconosceva poi nel cercarlo, al di sopra delle fiamme, per vedere se avesse fatto ridere anche lui. O forse, Poppy rimane semplicemente a bocca aperta nello scontro che avverte nel sentire parole uscire dalle sue labbra e altre ancora dalla sua anima. Stammi vicino. Non si domanderà perché, seppur lui sia stato inglobato dalla folla, lasciandola lì, libera di tornare ai festeggiamenti per il compleanno della sua amica, prende a muoversi dietro quella figura slanciata e abbastanza alta da farle da guida mentre, piccola ed esile com'è, si ritrova a sgusciare tra le persone seguendo l'ombra di quell'arabeggiante odore d'incenso, tanto invitante quanto insidioso come l'ansia che accompagna. « Sei qui.. » Sciabola le sopracciglia ramate, come a confermare l'ovvietà della cosa, mentre si ritrova ad attraversare l'aria spumeggiante che la investe, una volta raggiunto quel terrazzino che dà sulla Corte dei Sogni. Forse deve essere merito dei suoi dolcetti, o forse dell'adrenalina che l'avvertire in sé quel suo attacco di panico le ha provocato, ma non sente freddo, anzi, è ancora la sensazione di febbre ad elettrizzarle la pelle alabastrina. Poi l'ennesima vibrazione che arriva dall'interno, che fa tremare persino il pavimento del terrazzo, così come la ringhiera, alle spalle di lui. E lui si fa avanti per prenderla per mano, forse per sostenerla, talmente fulmineo da non permettere al suo sistema nervoso di reagire preventivamente. Una scossa, questa volta interna, si dirama dal punto di contatto fino alla nuca, portandola a ricoprirsi di pelle d'oca piuttosto evidente. Una fitta, quella, che le coinvolge tutto l'intero reticolato di nervi del corpo, costringendola ad irrigidirsi. Lui sembra accorgersene tanto da staccarsi sull'immediato, mentre lei si ritrova ad abbassare le iridi nuvolose sul braccio, certa di potervi trovare in superficie, marchiata sulla pelle candida, la ramificazione rossastra che quel fulmine che l'ha appena colpita deve aver provocato. « Perchè lo fai? » È ancora fissa sulla propria pelle, massaggiandola con la mano opposta, pensando ancora di poter trovare qualche segno di quel contatto, quando lui rompe quel silenzio che lei stessa ha garantito a protrarsi. « Intendo, perchè mi stai aiutando, quando io sono sempre un grandissimo stronzo, con te? Perchè sei qui, con me, anche se mi odi? » Già, perché Poppy? Non lo sa, come invece sa perfettamente di quanto la sua indole oscura la faccia tremare. Come sa, perfettamente, che non l'ha seguito fino a lì per quelle parole che la stessa mente di Juno le ha suggerito. L'ha seguito perché semplicemente voleva farlo. Non lasciarlo solo. Si stringe allora nelle spalle, così come stretta è la bocca che sfiora appena la punta del naso, le mani nel frattempo scivolano dietro di sé, la schiena pronta ad incollarsi contro la parete che vibra per la musica che arriva da dentro. Pensa giusto per qualche istante quanto, quell'immersione sotto quell'onda asfissiante sembra aver lavato via, o perlomeno levigato di molto, l'euforia ottenuta con quel suo hocus pocus. « Da quanto soffri di attacchi di panico? » Decide di ripagarlo con la stessa moneta, diretta e priva di alcun fronzolo come lui sembra apprezzare tanto. Non ci gira intorno, non dopo averlo sentito dentro di lei, quel panico che l'ha scosso con così tanta ferocia da farlo vacillare. « Li conosco. » Si sente poi di ammettere, rivelandogli una piccola parte di come ha capito fin da subito ciò che gli stesse accadendo, certa di poterne riconoscere uno, di attacco, anche senza quell'acre odore a farle storcere il piccolo naso. « Parlare della prima cosa che ti passa per la testa aiuta a deconcentrarla da quello stato di allerta che sembra volerti uccidere, da un momento all'altro, privandoti di tutta l'aria che hai in corpo. » Prosegue in quella spiegazione all'apparenza scientifica quanto vi sia sicuramente dell'altro dietro, in quel lanciargli una corda per salvarsi da quel mare in tempesta, nonostante lui apertamente non abbia minimamente chiesto il suo aiuto. « Ma se non ci si riesce, va bene anche concentrarsi sulla voce altrui, sui racconti fantasmagorici che potrebbero fare. » Un sorriso, divertito, le si profila sulle labbra nel momento in cui l'esempio
    A3UwJtM
    perfetto la colpisce. « Come quando Barthy Turner è stato miseramente sconfitto dalla sottoscritta a duello e la penalità da scontare era il bagno nudo a mezzanotte sul lago Ness. » Senza volerlo, ne ricerca gli occhi, nei propri una luce distratta e piacevole che probabilmente il ragazzo non vi legge da tempo. « E tu hai deciso di fare lo stronzo rubandogli tutti i vestiti una volta che si è immerso. Per poi finire entrambi davanti alla direttrice, lui tutto nudo e tu con quello sguardo da "Chi di dovere lo verrà a sapere!" Entrambi in punizione per una settimana nella casetta in isolamento. » Le guance si gonfiano appena dell'entusiasmo che quei momenti spensierati, così puri da essere privi di ombre, le provocano dentro. Così reali eppure così distanti. « Ecco, questa sarebbe un'ottima storia sulla quale concentrarsi per ancorarti a terra. » Sbuffa una mezza risata, giusto il tempo di allungare una mano verso la borsetta a tracolla con una mano che vi si immerge alla ricerca della bottiglietta che tira fuori. « Aria e acqua fresca aiutano. » Si dà una leggera spinta in avanti per muovere un passo o due verso di lui, allungando il braccio per offrirgli il piccolo contenitore, rigorosamente di alluminio, riutilizzabile. « E tanto per la cronaca non ti -» odio. « We, ma è qui la festa? Ciao, piacere, sono Elliot! » Una ragazza, dai lunghi capelli scuri, esce dall'ampio finestrone per entrare nella loro visuale, tutta entusiasta. Evidentemente su di giri, pupille dilatate. Registra quasi meccanicamente, facendosi di lato una volta notata la propensione di Ellie a lanciarsi su Baek. « Cos'è questo faccino triste, eh? Ci pensa Elliot a risollevarti il morale, su, così, da bravo » la ragazza porta un pollice all'angolo delle labbra di Jun-Hyeok tirandolo verso l'alto. Gli occhi di Poppy, per tutto il tempo, rimangono incredibilmente fissi sul volto di lui, le sinapsi di nuovo aperte quasi si aspettasse un qualche mutamento della sua quiete. « Aspetta, ho quello che fa al caso tuo. » E nel dirlo, si sfila il cappellino di lana verde - come ha fatto a non creparci dentro? - per farlo scivolare con convinzione sopra i capelli scuri del coreano. « Cazzo Ellie, ecco dov'eri finita, mi hai fatto prendere un colpo! Scusate, è un po' molesta quando è sotto acidi ma è innocua. » Un ragazzo entra ed esce dal loro campo visivo, trascinandosi via Ellie e lasciando Poppy leggermente perplessa, tanto da portarla a non accorgersi subito del buffo contrasto tra l'inusuale - se ne accorge ora - quanto particolare abbigliamento del ragazzo e il cappellino verde calato sulla testa. Non riesce a trattenersi, non quando non si accorge nemmeno della risata che, improvvisamente, le risale la gola per fuoriuscire di gusto dalle labbra piene. È talmente divertita da doversi appoggiare alla ringhiera alla sua destra per sorreggere il peso di quella risata che le fa inaspettatamente bene all'anima. « Scusa, non sto ridendo di te, veramente, ma dovresti vederti perché il verde ti dona proprio. » Prende a dire, tra un tentare di respirare e l'altro. « Ora sì che posso prenderti sul serio quando farai nuovamente il grandissimo stronzo con me. » Cerca di ripulirsi gli occhi dalle lacrime ilari che continuano a formarsi e scendere lungo le guance. « Non vorrai farlo anche adesso, vero, principe ranocchio? » Non sono certa di poter continuare così ancora per molto prima di avere un'insufficienza polmonare. « Che poi- » l'illuminazione « -..perché lo fai? » La risarella scema lentamente, portandola comicamente ad avere un'espressione divisa a metà, tra il divertimento e la serietà. « No, veramente, perché? »



     
    Top
    .
  5.     +1   Top   Dislike
     
    .
    Avatar

    Junior Member

    Group
    Caposcuola
    Posts
    21
    Reputation
    +24

    Status
    Anonymes!

    Jun-Hyeok Juno BaekMa c'ho solo vent'anni, e già chiedo perdono per gli sbagli che ho commesso

    SCHEDA | SUPERIOR | CAPOSCUOLA | 22 Y.O. | SERPEVERDE | BORDERLINE | ♑︎/♈︎/♍︎

    « Da quanto soffri di attacchi di panico? » « Io non.. - » Tu non soffri di attacchi di panico - la voce di suo padre gli riverberò tra le tempie. Smettila con queste stupidaggini e datti una sistemata, piuttosto. Ricordava bene, Juno, quel momento. Uno dei tanti. Nell'enorme salone di Villa Baek, in Corea, le sue guance s'eran rigate di lacrime, quella volta, nell'ennesima, disperata, richiesta d'aiuto scaturita dal sentire il respiro venir meno ed il cuore battergli così forte da fargli dolere l'intero lato sinistro del corpo. La notizia della fallita operazione alla schiena di Leo, l'allora suo migliore amico, per tentare di non fargli condurre il resto dei suoi giorni su di una sedia a rotelle a seguito di quanto lui -gli- aveva fatto, era giunta con una missiva da parte della sfilza d'avvocati assunta dall'intransigente Capofamiglia. E Juno li aveva sentiti tutti, i calci ed i pugni che avevan ridotto in poltiglia il midollo spinale del ragazzo, percependoli sotto pelle con una violenza tale da causargli la nausea. Capogiri, sudore freddo, e l'orribile sensazione di stare morendo da un momento all'altro. Ma, anche quella volta, suo padre aveva deciso d'ignorarlo, lasciandolo solo con quei suoi demoni all'interno dell'enorme salone, e sua madre -invece- s'era girata dall'altro lato, prendendo a parlare di come avrebbero dovuto presenziare ad un importantissimo evento, quella sera stessa. Dei suoi singhiozzi, in quell'afflitto annaspare che lo rendeva soltanto un bambino in preda a dei problemi troppo più grossi e crudeli di lui, nessuno se ne sarebbe curato e col tempo, Juno ci aveva un po' fatto l'abitudine. Bastava arrendersi a quel morire per qualche infinito momento, desiderando nel frattempo di gettarsi dalla prima finestra disponibile affinchè ogni cosa volgesse al termine, ed aspettare che -in fine- tutto passasse da solo. Fin tanto che una vetrata aperta non l'avesse ancora malauguratamente trovata davvero, in quei deliranti momenti, era andato tutto per il meglio. E questo dopotutto poteva bastare.
    « Li conosco. » A quell'ulteriore conferma, l'ex Serpeverde sospirò. Una vita fatta d'abnegazioni, la sua, che -però- dinnanzi all'onice fusa macchiata di fuoco ch'era il volto della rossa, pareva non trovar più spazio. Chissà che non l'avesse percepito, nel profondo di quel suo animo, quanto avessero in vero condiviso, soltanto qualche minuto fa. Chissà se non fu per questo, che decise sarebbe stato quanto mai inutile, mentirle. Ma come fare, a dirle la verità? Come rivelarle che lui, quegli attacchi di panico, avesse cominciato ad averli dopo quanto aveva fatto a Leo? Ed a Nour. Respirò profondamente e -per fortuna- Poppy parlò ancora.
    « Parlare della prima cosa che ti passa per la testa aiuta a deconcentrarla da quello stato di allerta che sembra volerti uccidere, da un momento all'altro, privandoti di tutta l'aria che hai in corpo. » Ma eran troppe le cose che gli passavano per la testa, e -quasi tutte- era sicuro l'avrebbero fatta scappare, dunque scosse il capo. Non era il metodo giusto, decisamente no. « Ma se non ci si riesce, va bene anche concentrarsi sulla voce altrui, sui racconti fantasmagorici che potrebbero fare. » Quello, al contrario, gli parve assai più consono. Dunque fu l'ombra di un sorriso, a piegargli un lato delle labbra sottili. Come già detto, d'altra parte, a Juno era sempre piaciuta, la sua voce. Ricordava ancora -seppur mai l'avrebbe ammesso- quelle notti di un Settembre giunto fin troppo velocemente, durante le quali, ormai tornato in Corea, una versione assai più piccola e spensierata di sè non vedeva l'ora di infilarsi sotto le coperte, per telefonarle e parlare tutta la notte. Quindi, oggi come allora, il parlare delle Granger-Weasley lo calmò. E Juno rimase immobile, lo sguardo scuro fisso sulle labbra di lei che si muovevan, nel ricordare alcuni dei loro momenti. Non se ne accorse nemmeno, di stare sorridendo, ad ogni parola, stavolta assai più apertamente. Sinceramente. Cosa che, di rado, gli capitava.
    « [..] Ecco, questa sarebbe un'ottima storia sulla quale concentrarsi per ancorarti a terra. » « Te lo ricordi ancora? » Ho avuto un minimo d'importanza, nella tua vita, allora? Quel pensiero intrusivo lo scacciò in un respirare profondamente, che culminò -inaspettatamente- in una risatina spontanea a scuotergli il petto. « Mi hai portato una fetta di torta al limone sgraffignata dalla mensa ogni sera, per una settimana. » Perchè sapevi quanto mi piacesse. « Ed io mi sono ingelosito quando l'hai portata anche a quel cretino di Turner, una volta, e ti ho tenuto il broncio per un'altra settimana. » Già, era sempre stato bravo -evidentemente- a tenere il broncio. Esitò alcuni attimi, come prossimo ad aggiungere dell'altro, poi però, alle successive parole di lei, annuì - « Aria e acqua fresca aiutano. » - allungando una mano per agguantare la bottiglietta e chiedere, nello svitare il tappo - « Posso? » - stava avvicinando le labbra all'estremità, quando..
    « E tanto per la cronaca non ti -» Non mi? « We, ma è qui la festa? Ciao, piacere, sono Elliot! » Maledizione. Juno voltò appena il capo, e l'intrusa la inchiodò con uno sguardo tale che -non fosse lei stata completamente fatta- forse l'avrebbe trapassata di parte in parte. Voleva strozzarla? . « Cos'è questo faccino triste, eh? Ci pensa Elliot a risollevarti il morale, su, così, da bravo » Era carina, in vero, ma comunque sobbalzò e sgrunfò, imbronciato, quando decise di gettarsi su di lui, per distendergli forzatamente i lati delle labbra in un sorriso. Juno chiuse gli occhi e strinse i pugni, e si fossero trovati nel multiverso di un anime giapponese, sarebbe stato ben visibile il nervetto rosso pulsante sulla sua tempia sinistra. Respirò a fondo.
    « Grazie, Elliot. » « Aspetta, ho quello che fa al caso tuo. » No ti prego. « Oh, non c'è - » Bisogno. Le parole gli moriron in gola, quando la testa fu costretta ad abbassarla, come un bimbo, nel mentre che la ragazza gli infilava a forza un cappellino di lana. Ma Cristo santo. « Cazzo Ellie, ecco dov'eri finita, mi hai fatto prendere un colpo! Scusate, è un po' molesta quando è sotto acidi ma è innocua. » Confuso ed inebetito, coi ciuffetti corvini dei capelli a coprirgli in parte gli occhi, data la pressione del copricapo, Juno osservò impotente un ragazzo trascinarsi l'irriverente Ellie di nuovo dentro. E nel voltarsi in silenzio verso Penelope, sbuffando rumorosamente per spostare quelle fastidiose ciocche da sopra la fronte, che svolazzaron sbarazzine, fu un altro broncio ciò che si palesò sul faccino stravolto, quando lei scoppiò a ridere. E forse in una situazione differente, ce l'avrebbe gettata davvero giù, da quella ringhiera -conoscendolo- ma non fu questo il caso. Perchè nel sentirla così spontanea, libera, davanti a lui -come quasi mai era più stata, negli ultimi tempi- gli occhi del Coreano s'illuminarono, mentre il cuore perdeva qualche battito.
    « Scusa, non sto ridendo di te, veramente, ma dovresti vederti perché il verde ti dona proprio. » « Il verde ti dona proprio. Gne gne gne. » "Non può rimanere a guardarti mentre mangi la torta e lui no. Non è giusto. Gne gne gne". La smorfia che gli piegò i lineamenti del viso lo rese assai simile, se non del tutto uguale, a quel bambino di ormai troppi anni fa. « Ora sì che posso prenderti sul serio quando farai nuovamente il grandissimo stronzo con me. » « Ne hai ancora per molto? No dico, prego, continua pure. Eh. » Ma non era piccato nel tono, stavolta. Non era con l'intento di ferirla, come spesso faceva, che le si rivolgeva. Anzi, sembrava quasi -la loro- una complicità che ormai da tanto avevan smarrito e che Juno -credeva- mai avrebbero più ritrovato. Per questo, quando quell'inaspettata domanda sopraggiunse, tra di una di lei risata ed un'altra, quasi non se ne accorse. « Non vorrai farlo anche adesso, vero, principe ranocchio? Che poi, perchè lo fai? No, veramente, perchè? » Già, perchè? Coi denti a mordicchiare il labbro inferiore, e le dita della mano libera dalla bottiglietta che ancora stringeva a scostarsi alcuni ciuffetti da davanti agli occhi, Juno ci mise un po', per rispondere. Un bel po', diremmo. Poi, però, sbilanciandosi in avanti..
    « Sto per toccarti. » Un avvertimento il suo, nella speranza che, preparata all'impatto, potesse darle meno fastidio. Si spinse infatti verso di lei, Juno, poggiandole delicatamente le labbra su di una guancia, in un fugace bacetto che avrebbe avuto la durata di un battito di ciglia. Quando si scostò, indietreggiando di qualche passo, la guardò di sottecchi, quasi avesse paura la compagna si potesse rompere in mille pezzettini, tutto d'un tratto. « Perdonami, ho pensato che avvertendoti potesse darti meno fastidio... » Mormorò « E.. - insomma, grazie. Per.. - beh, tutto. » Annuì.
    « Poppy? » Assottigliando lo sguardo poi, in quell'esitare scaturito da una strana domanda che pregustava già di porle, Juno respirò a fondo, le mani a sistemarsi il cappellino sulla testa, prima di pronunciare. « E' una cosa generale, la tua, o.. - Ti dà fastidio il mio, di tocco? Me lo sono sempre chiesto. » Nervoso, continuava a mordersi l'interno della guancia. « Ed è un po' per questo, che lo faccio, forse. Essere stronzo con te, intendo. Ti vedo sempre un sacco.. - distante, con me. » Quando sei arrivata al castello, tanti anni fa, eri diversa. Con tutti. Con me, che ad Hogwarts c'ero per te. Non lo disse. « E spaventata. Lo capisco, davvero, ma.. - Sì ecco, mi dispiace. E reagisco mettendoti il broncio, come sempre. » Si strinse nelle spalle, mentre andava a poggiarsi con la schiena contro la ringhiera del terrazzino. Guardò giù, stupendosi di non aver voglia di buttarsi di sotto. Non adesso. Respirò a fondo. « Scusa se ho reagito male, l'altra volta, quando mi hai chiesto di Leo. E' solo che è un argomento di cui non mi va molto di parlarne. » Di cui non voglio, parlarne. Non con te. « A volte.. A-a v-volte.. - Faccio cose orribili di cui poi me ne pento. Non riuscì a dirlo, e scosse la testa. Merda. « .. - Niente. Mi dispiace solo di averti spaventata. Tutto qua, immagino, volevo dirti questo. Soltanto questo, sì. » Per niente. Sospirò. Lo sguardo pareva, di nuovo, smarrito. « Non hai freddo? Vuoi rientrare? »
     
    Top
    .
4 replies since 23/4/2024, 08:09   101 views
  Share  
.
Top