Feeling super super super - suicidal!

« Older   Newer »
 
  Share  
.
  1.     +1   Top   Dislike
     
    .
    Avatar

    Junior Member

    Group
    Superior
    Posts
    29
    Reputation
    +43

    Status
    Anonymes!
    « E quindi, cosa fece Merlino nel Settembre del 1207? » La voce di Kali Shan arrivò ovattata alle orecchie dell'ex Grifondoro. Con lo sguardo rivolto altrove, Dew continuava a rigirare quel frullato al cioccolato che, ormai, tanto lo aveva shackerato, era sicuro avesse perso buona parte del suo sapore. « Deeeew? Mi ascolti? » « Oh, sì. Scusa. Continua. Merlino. Mhmh. » L'espressione sul faccino dell'Indiana era esasperata. Non lo sopportava granchè, ed era stata tanto sfortunata, qualche settimana fa, d'essergli stata assegnata come sostegno in prossimità dell'imminente compito di Storia. Il professor Wilkinson, infatti, ormai troppo vecchio per queste cose, in vista della fine dell'anno sempre più vicina, aveva deciso che forse era bene cominciare a far aspirare il ragazzo quanto meno ad un Accettabile, a dispetto di tutti i Troll ch'eran fioccati durante il resto del semestre. E dunque alla povera Kali Shan, che -al contrario di quella capra di Dew- era una delle migliori della classe, e che probabilmente in una vita passata doveva aver fatto qualcosa di davvero brutto per meritarsi tutto questo, era spettato l'arduissimo dovere di aiutarlo. « Il compito è domani, Dewei. Se nemmeno mi ascolti, come pensi di poterlo passare? Per tutte le puffole. Cosa devo fare per riuscire ad attirare la tua cavolo di attenzione? » Il Grifondoro schiuse le labbra ed alzò un dito. « Che non sia spogliarmi. No. » « ..Non stavo mica dicendo questo. » E invece sì. Kali sbuffò, rumorosamente, con delle ciocche di capelli corvini che le sarebbero svolazzate graziosamente sul viso ambrato. Dew, dal canto suo, tamburellò con le dita sul legno della panca. E quiiiiindi... « Riprendiamo. Cosa fece Merlino nel Settembre del 1207? » « Si fece una vacanza ad Honolulu? » Nel film della Disney era così, dopotutto, non poteva esser troppo lontano dalla realtà, come cosa. No? Kali non la pensò alla sua stessa maniera, tuttavia, tant'è che -chiuso il libro in uno scatto- gettò gli occhi al cielo.
    deweigif
    « Siamo rovinati! » « Ma dai! Nel film è così!! » « Davvero ti stai basando su di un cartone animato come fonte attendibile, Chang? » « Beeeeh.. La Sirenetta non è tratta da una storia vera? » « Non c'entra niente. » « Ma c'è scritto ad inizio film! » « NON C'ENTRA AAAAAAAAAAAAH! » Il libro in questione, a quel punto, l'indiana glielo sbattè sulla faccia. « Ahio. » Borbottò « Hai il ciclo, Kali? Scusa, non lo sapevo. Se vuoi continuiamo pomeriggio. » Sarebbe passato, dopo qualche ora, no? Chissà, non sapeva bene come funzionassero quelle cose. Ma la sua apprensione -non avrebbe capito proprio perchè!- non sarebbe stata vista di buon occhio dalla Shan, la quale, con una scintilla nello sguardo che aveva del vero e proprio assassino, si alzò di scatto. « Io ci rinuncio. » « Ma.. - Nonono aspett- Ahia, ahiaaaa! » [..] Alla fine, dove avercelo malmenato, l'ex Corvonero il tomo di Storia glielo aveva lasciato lì. E Dew, che ci aveva impiegato qualche minuto buono a capire da che lato andasse letto -oh magari era come i manga giapponesi!-, ne stava adesso sfogliando alcune pagine. Non era mica colpa sua, se era dislessico. Oltre che scemo. Ed anche un po' rincoglionito. Ma lui, certe cose, proprio non le riusciva a ricordare. Non era mai stato quello intelligente della famiglia. Era al contrario Yerin, piuttosto. Ed era sempre stata lei in un modo o nell'altro, ad aiutarlo. Quando eran piccini, per esempio, e prima che si dimenticasse di lui. Lanciò un'occhiata verso lo schermo del cellulare, sbloccandolo per selezionare la sua chat. Non parlavano da un po'. Il che era strano, visto il loro abituale sentirsi praticamente ogni giorno. Avrebbe magari potuto chiederle di aiutarlo? Avrebbe trovato un po' di tempo per lui, in quella vita Kimcentrica che era diventata ormai la sua? Infastidito, richiuse il display e si riadagiò il cellulare in tasca. Come aveva fatto finora, in qualche modo se la sarebbe cavata. Da solo. Sospirò, passandosi una mano fra i capelli, che gli ricaddero scompostamente -e di nuovo- sulla fronte. S'eran fatti un sacco lunghi, negli ultimi tempi, e forse avrebbe dovuto tagliarli. Ma non aveva granchè voglia, Dewei, che in quelle settimane sembrava campare solo ed esclusivamente per inerzia. Era spento, ecco cosa, mancando di quella scintilla che l'aveva sempre -e da sempre- caratterizzato. Ma in quella marea di non detto che si portava sulle spalle, continuava a non rendersene conto, di quando -per una volta- fosse importante il suo di sentire, e non quello degli altri. Era tuttavia una condizione che difficilmente sarebbe cambiata, cocciuto per com'era, quindi -con ogni probabilità- le cose sarebbero rimaste così ancora per un bel po'. Sospirò, leggendo e rileggendo la stessa riga un milione di volte mentre -annoiato- buttava giù uno o due sorsi di quel frullato che sapeva ormai di niente. « Bleh.. » Stava mormorando, quando fu tuttavia qualcosa -qualcuno- ad attirare la sua attenzione. Alzando gli occhi al cielo, il Grifondoro notò un piccolo figurino affacciato alla Torre dei Superior. E non se ne sarebbe curato poi troppo, perchè magari si trattava semplicemente di qualcuno intento a fumarsi una sigaretta in santa pace come spesso lui stesso aveva fatto, se non fosse stato per.. - Scylla. Cazzo. Che ci faceva, lei, lì sopra? Dopo quello che era successo, Lyall le permetteva ancora di avvicinarsi a posti così pericolosi, da sola? Merda, merda, merda. Si alzò con uno scatto. Stava succedendo di nuovo? Quando l'aveva vista l'ultima volta? Due giorni fa, sì. Era Domenica, avevan preso una cioccolata calda da Mielandia, ed a Dew era sembrato tutto tranquillo. E persino quella mattina, in verità, gli era parso tutto ok. Lei gli aveva inviato il buongiorno con una faccina che mandava i bacini ed un cuoricino rosa. Lui non aveva risposto, però, affannato per com'era nel suo solito ritardo per raggiungere la povera Kali. Un pericoloso senso di colpa gli esplose dentro, e mentre già le sue gambe si muovevan veloci per raggiungere l'ingresso adiacente al cortile, non si curò nemmeno di aver lasciato suppellettili vari sulla panchina. Magari si sbagliava, sì, ma la paranoia gli aveva fatto così da padrona, oramai, che non sarebbe stato più capace di ragionare lucidamente. Per questo le scale le percorse con una velocità tale da prevenire persino il loro cambiare, e quando letteralmente atterrò nel corridoio che lo separava dalla Torre, il cuore gli batteva così forte nel petto da sembrare voler sfondare la cassa toracica da un momento all'altro. Fa' che arrivi in tempo. Fa' che arrivi in tempo. Cazzo, cazzo, cazzo. Visibilmente impanicato finalmente giunse in prossimità della ragazza, sulla quale -senza dir nulla- nel vero senso della parola si lanciò, precipitando entrambi per terra e ruzzolando nell'impeto di quel rocambolesco salvataggio -probabilmente- non richiesto. Ma questo Dew non avrebbe potuto saperlo, impacchettato in quella sua triste convinzione, e con le mani ancora riposte dietro la testa di lei, per non ammazzarla lui stesso nel tentativo di non farla ammazzare, annaspò. Lei sotto di lui, lui sopra di lei. « Scylla. » Era affannato. « Sei qui con me vero? Tutto okay? Ti ho vista sul balcone e.. - » E se non stesse per buttarsi, Dew, come la mettiamo? In fondo l'ex Grifondoro sembrava non ricordare, cosa fosse successo a King's Cross. E non voleva certo esser lui, a rammentarglielo. Mugolò, incerto, mentre si scostava un po' -per darle respiro- e nel movimento le affondava irrimediabilmente tra le gambe. Merda merdissima. Guarda tu se qua le penne, tra i due, non ce le lascio io, gira e rigira. « E.. - » Un sospiro che s'infranse sul visino da bambola di lei. « -eeeee... - volevo dirti di coprirti. Fa freddino, oggi. » Sì. Giusto. Scusa perfetta per averla letteralmente atterrata. Bravo Dew! Grande!
     
    Top
    .
  2.     +1   Top   Dislike
     
    .
    Avatar

    Junior Member

    Group
    Superior
    Posts
    6
    Reputation
    +12

    Status
    Waiting!
    Scylla deve studiare, deve davvero farlo eppure le lettere si confondono sotto i suoi occhi verdastri, costringendola a stringerli per cercare di rimettere in ordine il disastro che ha in testa. Miseriaccia, si ritrova a scaraventare via il libro di Progettazione Magica, stufa e annoiata. Se fosse una persona differente, sapendo di avere l'esame a fine Maggio, il non aver cominciato veramente a studiare - se non si conta lo sfogliare distrattamente - potrebbe essere la causa di una grandiosa crisi di nervi. Ma lei il panico non sa nemmeno dove sta di casa, la paura ha un sapore che le sue papille gustative non hanno mai sentito ed è abbastanza intrepida da imbarcarsi sul vascello della procrastinazione in mezzo alle onde alte di un maremoto annunciato, che la porterà ad un chiusone di studio matto e disperatissimo annunciato. « Ma chi sono io per privarmi di quel pepe che l'Universo decide di lanciarmi? » Decisamente nessuno, in confronto all'operato dalla massima perfezione che gira intorno all'umanità intera, grandiosa opera che non fa altro che ricordarle quanto il tutto non sia scontato e vada benedetto giornalmente. Questa mattina però non l'ho fatto, che stupida, pensavo a studiare e a non ringraziare la vita. Se lo ricorda soltanto in quel momento, con un tale broncio da mettersi tristezza da sola. Perciò è quello che decide di fare, esattamente dove si trova, ovvero nell'ampio salottino comune della Torre Superior. Si infila le cuffie, scegliendo una canzone che le mette particolarmente allegria e comincia a respirare a fondo, pronta a muoversi in quei primi movimenti di yoga, che la porta a guadagnarsi non poche occhiate dalle persone presenti, qua e là, intente - a differenza sua - a studiare piuttosto che a "divertirsi come fa quella puttanella", come legge dal labiale di Marge Perry. È sempre stata brava a quel gioco, Priscilla. Ci giocava con Merope da bambine, si mettevano a turno le cuffie, con la musica sparata, per poi dover capire la frase che l'altra pronunciava tramite il muoversi delle labbra e Scylla ha spesso vinto, cercando di non infierire troppo sulla sorellina. Quindi le sorride bonariamente, Scylla, salutandola con la manina mentre sogna di stringerle il collo, con quelle stesse cinque dita, fino a sentire il fiato venirle meno al di sotto dei polpastrelli, quegli occhietti da procione spalancati e paralizzati nel fissare il volto pulito della sua puttanella preferita. Archivia quel pensiero come se niente fosse, i pensieri intrusivi, in fondo, non hanno mai fatto male a nessuno. Non finché vi si cede, ma questo è un altro paio di maniche. Così continua, la biondina, a roteare le braccia verso il cielo, gli occhi ora fissi verso l'ampia finestra che si affaccia sul cielo limpido, evento più unico che raro nel grigiore tipico del classico Aprile pazzerello. È quando una farfalla decide di poggiarsi sul vetro aperto che i suoi occhi si sgranano di felicità, portandola a farsi avanti, facendo il possibile per poterla accarezzare, l'indice pronto ad essere usato come portantino. L'animale, però, decide di giocare, così prende a volteggiare, in sinuosi cerchi che tratteggiano in aria dei disegni che Scylla non riesce a seguire ma che l'affascinano a tal punto da portarla a sporgersi oltre il parapetto, un braccio allungato verso di lei. « Dai, farfallina, fammi questo regalino prima di andare ad allenarmi. » Ma l'insettino dalle ali azzurre vola più in là, aspettandosi quasi che la bionda riuscisse a seguirla. La Carrow, che un po' senza limiti lo è davvero, si sporge ancora un po' infuori, tenendosi solo con la mano sinistra al muretto e la farfalla deve apprezzare il coraggio perché alla fine si posa sull'indice, facendo riempire di gioia la ragazza. E urlerebbe per la felicità se non venisse placcata e sbattuta a terra di peso in quel preciso istante. « Porca pu-stola. » Le palpebre ben strette per prepararsi all'impatto, si aspetta di sbattere la testa a terra, già pronta ad un eventuale commozione cerebrale, ma c'è qualcosa di morbido e caldo a salvarla dal pavimento. « Scylla. » Spalanca gli occhi, come Aurora che si risveglia dal Sonno in cui il fuso l'ha fatta cadere per ritrovarsi di fronte il viso arruffato e affannato di Dewie. « Sei qui con me vero? Tutto okay? Ti ho vista sul balcone e.. - » Aggrotta le sopracciglia biondicce, Scylla, inclinando appena il capo di lato, un sorrisino a tradire il divertimento provato per quella strana situazione. « Certo che sono qui, dove altro dovrei essere, scemarello? » Risponde, le labbra arricciate in un'espressione confusa e buffa. « Sono qui con te come tu lo sei con me, sì. » Riesce a non ridergli in faccia mentre assiste al suo tentativo, piuttosto maldestro, di spostarsi dallo schiacciarla a terra, allargandole soltanto di più le gambe. « Sono così comoda? » Riesce a liberare un braccio dal loro intreccio di corpi per allungare l'indice ad intrappolare intorno ad esso una ciocca di capelli che continua a solleticarle il naso, portandola indietro per lasciarla ricadere tra i capelli morbidi del Dursley-Chang. « Perché sembri stare comodo e la Perry mi ha già dato di quella bella parola che si dà alle donne quando non si ha altro con cui insultarle, molto carina. Non vorrei darle la possibilità di inventarsene altre, altrettanto simpatiche. » Si stringe nelle spalle, come meglio riesce, mentre la musica continua a scorrerle nell'unica orecchia che ha ancora la cuffietta inserita, perché l'altra è già stata recuperata dalle sue dita lunghe. « -eeeee... - volevo dirti di coprirti. Fa freddino, oggi. » Storce le labbra, la bionda, cercando di camuffare il sorrisetto piuttosto ironico che minaccia di posarvisi sopra. « E hai deciso di coprirmi con te stesso, come sei premuroso. Ma senti qui, ti piace? Mi fa venir voglia di prendere la patente e guidare di notte con la testa fuori dal finestrino. » Allunga la cuffietta verso il suo orecchio, incastrandola affinché anche lui possa ascoltare la canzone che ora risuona nella sua testa. È in fondo tipico della bionda cambiare discorso, cambiare prospettiva, cambiare visuale tutto nell'arco di appena pochi istanti, neanche il tempo di sbattere le ciglia. « Su, comincio a non respirare più. » Fa leva sulle sue spalle con le mani, spingendo quanto più le è possibile per potersi divincolare. Ora seduta a terra, vicino a lui, gli sorride felicemente prima di cambiare, repentinamente umore, un broncino a far capolino sulle labbra. « Non mi hai risposto al buongiorno. » Una semplice constatazione dei fatti mentre scrolla la criniera dorata e si rialza, provando a ripulirsi gambe e sedere da quella polvere impercettibile che si sente addosso, sopra ogni centimetro dei pantaloni della tuta Adidas, rigorosamente lilla. Una scrollata finale di mani per tornare a guardarlo. « E hai interrotto l'inizio di una
    o_1goperscn7b2qqk1q9u13q81noj19
    bellissima amicizia con una farfalla. »
    Lo rende partecipe di ciò che ha causato con quel suo volerle ricordare di coprirsi bene, perché fa freddino, oggi. « E lo sai quanti giorni vive una povera farfalla? Al massimo tre, sicuramente le avrai rovinato il mood oltre ad una delle sue poche e limitate giornate. » Prosegue in quel suo prenderlo in giro mentre rassetta le proprie cose, dimenticandosi tranquillamente di aver cominciato a studiare, prima che accadesse tutto. « Vuoi farti perdonare accompagnandomi in palestra? » Così, di palo in frasca, lo invita agli allenamenti che ha organizzato con alcune delle cheerleader alla palestra di Hogsmeade, ma persa com'è nel suo mondo, ha smarrito talmente tanto la cognizione del tempo da non ricordare che quell'appuntamento non avrà luogo prima di due ore. « Sempre che non avessi altri impegni, oltre il coprirmi. » Gli occhi che si puntano su di lui, un sorriso stretto sulle labbra. « Di ridicolo probabilmente, chissà che penserà ora Marge santissima Perry. » Marge ti spacco quella faccia da procione che ti ritrovi Perry. La stessa che si ritrova a salutare una volta fatta una giravolta su se stessa, gli occhi ora decisamente più pacifici nei suoi confronti. Indica Dew al suo fianco, portandosi poi l'indice a battere due volte contro la tempia destra con fare scherzoso. « Siamo un po' tutti fuori con questo Aprile pazzerello. Deve essere davvero la primavera a renderci un po' tutti così..friccicarelli. Facciamo cose e diciamo cose totalmente a caso, dico bene? » La fissa negli occhi, quelle due insignificanti cavità prive di palese empatia o di amore per il genere umano, ma piene zeppe di appiccicosa stronzaggine. Per un attimo soltanto, il sorriso sulle sue labbra sembra vacillare, lasciando il posto ad altro. Dura tutto talmente poco da non poter essere certi di cosa si possa aver visto in quell'effettivo lasso di tempo pari ad un battito d'ali di farfalla. È allora che con indifferenza, punta le mani contro la schiena di Dew, pronta a spingerlo verso le scale. « I matti e le puttane tolgono il disturbo, au revoir, Shoshanna. » E non è decisamente certa di chi sia chi nell'uso di quelle due specifiche parole.
     
    Top
    .
  3.     +1   Top   Dislike
     
    .
    Avatar

    Junior Member

    Group
    Superior
    Posts
    29
    Reputation
    +43

    Status
    Anonymes!
    « Certo che sono qui, dove altro dovrei essere, scemarello? » Per un breve, brevissimo attimo antecedente a quel pericoloso affondare, Dewei trasse un respiro di sollievo nel percepire il solito tono frizzante tanto caratteristico della Carrow. Sei qui e non chissà dove. Cazzo, che spavento m'hai fatto prendere. « Sono qui con te come tu lo sei con me, sì. - Sono comoda? » Poi però, per l'appunto, quella bonaria consolazione lasciò spazio ad altro. Sì, era piuttosto comoda, la biondina, come comoda lo era stata durante quelle notti in cui -spodestato nell'appartamento di Caleb- eran finiti per dormire assieme sul divano. O meglio, forse Scylla dormiva, ad onor del vero, ma Dewei decisamente no. Al sol pensiero, rabbrividì, e dovette respirare rumorosamente e profondamente, per ripigliarsi un minimo. Non farti venire un durello Dewei che a sto giro te lo stacco, eh. E' tua amica. Ed è vergine. - O almeno credo. E' vergine? - Il tempo, sì, pensiamo al tempo. E magari rispondi pure, che stai boccheggiando come un deficiente. « Abbastanza, sì. » Si sforzò di tagliar corto, seppur il tono piuttosto vibrante l'avrebbe forse tradito. Deglutì. « Ti ho fatto male? La testa? Tutto ok? » « Perché sembri stare comodo e la Perry mi ha già dato di quella bella parola che si dà alle donne quando non si ha altro con cui insultarle, molto carina. Non vorrei darle la possibilità di inventarsene altre, altrettanto simpatiche. » « Che ti ha detto scusa? » D'istinto alzò il capo, gli occhi affusolati ad assottigliarsi ancor più, nel ricercare la sagoma di quell'arpia aldilà della vetrata. « La Perry lo sa quello che si dice di lei, in giro, prima di parlare per gli altri? Magari le rinfresco la memoria. » Più un ringhio il suo, in quel solito atteggiamento aggressivo qualora gli venisse anche solo sfiorato qualcosa di caro. Era fatto così, il Dursley-Chang, d'altra parte: proprio non era capace, a non prendersi le battaglie degli altri. E forse la giovane Carrow lo percepì, quell'istinto omicida rimontargli dentro come un toro imbizzarrito, tanto che in un movimento non troppo impacciato -nonostante la posizione- decise di distrarlo infilandogli una cuffietta all'orecchio. Preso alla sprovvista, il cinese battè più di una volta le palpebre, come un cucciolo di cane di fronte ad un nuovo imput. « E hai deciso di coprirmi con te stesso, come sei premuroso. Ma senti qui, ti piace? Mi fa venir voglia di prendere la patente e guidare di notte con la testa fuori dal finestrino. » Musica. Inarcò le sopracciglia, mentre il ritornello di una canzone che non conosceva esplodeva attraverso le sue tempie. And when I’m back in Chicago, I feel it. Another version of me, I was in it. I wave goodbye to the end of beginning. Aggrottata la fronte, seppur il suo cervellino non fosse mai stato, beh, particolarmente sveglio in certe cose, si domandò perchè quella canzone potesse piacerle tanto. Ed in fondo, la risposta era ovvia. E triste. Per questo motivo, quando lei lo spinse via per riprendere respiro, sedendosi entrambi in terra per alcuni momenti, Dewei sospirò, piegandosi istintivamente in avanti a darle un bacino sulla guancia. « Non mi hai risposto al buongiorno. » Nella testa, quei momenti. Sguardo assente, faccino stravolto, l'ombra della morte negli occhi. Gli si strinse il cuore, e dunque le sorrise, bonario. Intenerito. « Lo so, scusa. Ero in ritardo e mi sono distratto, ma sono contento di vederti. » Sono contento ogni giorno, di averti tirato via da quei fottutissimi binari. « Guidare di notte con la testa fuori dal finestrino, allora, eh? Se mia madre mi ridà la macchina - » Dopo l'ennesima punizione a seguito del danno alla Clifford « Lo facciamo quando vuoi. Ovviamente guido io però. » E allora si alzarono. Solo a quel punto, nell'adocchiarla spolverarsi qua e là, si rese conto di com'era vestita. Leggins aderenti. Toppino ancora peggio. Deglutì, e distolse immediatamente lo sguardo. Quest'amicizia è un suicidio assistito per me. Altro che cazzi. « E hai interrotto l'inizio di una bellissima amicizia con una farfalla. » Una farfalla. Ci mise qualche attimo, per rimettere assieme i pezzi del puzzle. Si era quasi buttata di sotto per rincorrere una farfalla...? « Lo sai che non puoi volare, sì? Scusa per il trauma. » « E lo sai quanti giorni vive una povera farfalla? Al massimo tre, sicuramente le avrai rovinato il mood oltre ad una delle sue poche e limitate giornate. » Annuì, con espressione colpevole. « Mannaggia, dovrò farmene una ragione. Sono un malessere anche per le farfalle, adesso. » L'ombra di una risata a scuotergli il petto, si strinse nelle spalle. Non rideva da un po', Dewei. Non s'illuminava da troppo. Dunque quella certa spensieratezza gli parve..Nuova, e -per tanto- non potè fare a meno d'accendergli il faccino ultimamente spesso imbronciato, di un sorriso sincero. « Vuoi farti perdonare accompagnandomi in palestra? » Esitò, piegando la testa di lato.
    dewscylla-17145669995838
    « Sempre che non avessi altri impegni, oltre il coprirmi. - Di ridicolo probabilmente, chissà che penserà ora Marge santissima Perry. » « No, mh, vabene. Ti accompagno in palestra. » E con quella promessa rientrarono. La suddetta Perry stava ancora lì, e quando le furon vicino, li osservò con occhietti malefici. Dew la inchiodò a sua volta. Vediamo se dici qualcosa. Su su. Vediamo come ti faccio piangere tempo zero. « Siamo un po' tutti fuori con questo Aprile pazzerello. Deve essere davvero la primavera a renderci un po' tutti così..friccicarelli. Facciamo cose e diciamo cose totalmente a caso, dico bene? » Eppure, nel guardare l'amica, il visetto affilato della Perry parve tingersi di una nota di.. - paura? Per un istante. Ma il tempo che Dew impiegò per voltarsi in sua direzione, quel glitch era già sparito. Aggrottò la fronte, e fece per dire qualcosa, quando fu la stessa Scylla, a precederlo. « I matti e le puttane tolgono il disturbo, au revoir, Shoshanna. » E, finalmente -o forse per fortuna- furon fuori.

    Ancora piuttosto stranito, Dew le lanciò un'occhiata di soppiatto. Si stavan adesso incamminando verso la propria stanza -d'altra parte, lui doveva cambiarsi, per poter andare in palestra- e Scylla gli zompettava vicina, tutta contenta. « E'.. - » Tutto okay? Cos'è successo prima? Avrebbe voluto chiederle, in vero. Ciò nonostante - « -..Non è un problema se devo cambiarmi, sì? Faccio subito. » - fu ciò che disse. E dunque, una volta giunti sulla soglia dell'appartamento, il Grifondoro spalancò la porta, facendosi da parte per lasciarla entrare. A quell'ora, Shannon doveva esser di sicuro a lezione. « Prego, entra. » La seguì, richiudendosi l'uscio alle spalle. « Ci sono dei biscotti, in dispensa, se vuoi. E.. - boh, succo di frutta in frigo? » Era ancora commestibile? Da quanto non controllava la scadenza? « Maaaa - non te lo consiglio. » In un'espressione che aveva del colpevole, rise appena, prima di sorpassarla e -camminando all'indietro- annunciare. « Io arrivo subito, okay? » E fu in camera. La tuta. Dove l'ho messa? Mentre cercava qua e là, la porta lasciata socchiusa, si sfilò i jeans chiari, poi la t-shirt bianca. « Comunque! » Urlacchiò, impensierito, mentre si calava sotto il letto per accertarsi che i pantaloni non fossero lì. Niente. « Credo che non dovresti farti dire certe cose da una come la Perry. Ti ha dato.. - » Si alzò con uno sbuffo « - Molto fastidio? Se vuoi che ci parli io, dimmelo, eh! » E a quel punto si guardò attorno, i capelli spettinati, con alcuni ciuffetti corvini a ricadergli sopra agli occhi. Che li avesse lasciati in bagno? Poco probabile, ma valeva la pena provare. Dunque, mentre ancora si guardava alle spalle, Dewei -che era ormai in mutande- uscì fuori dalla propria camera. E nel farlo distrattamente, non si rese conto che.. - Beh, Scylla era in vero molto più vicina di quanto si aspettasse. Di nuovo la travolse e -stavolta- per non farla cadere le infilò un braccio dietro la schiena, cingendole i fianchi. « Ahm.. » I loro corpi ad impattare nuovamente, con la differenza che adesso avrebbe potuto percepire la pressione di lei su ogni centimetro della propria carne nuda. La mano libera se la passò tra i capelli. « Scusa, pensavo fossi in cucina. » Farfugliò, da sotto quella vicinanza. Un sol soffio d'aria a separare i loro visi. Inutile dirlo, con le dita impresse su di lei ed il suo corpo stretto addosso, Dewei si sentì avvampare. In alcuni punti più che in altri. Cristo. Si scostò. « Ti.. - uhm, serviva qualcosa? Io non trovo i pantaloni della tuta e..- » Sospirò, rumorosamente. Ed a quel punto, che Chang non fosse mai stato una persona particolarmente delicata nel dire le cose, lo sapevan tutti, dunque d'improvviso, e senza alcuna motivazione apparente, domandò. « Scylla? » Pausa. « Ma è vero che sei vergine? » Si sarebbe sentito meno in colpa, se così non fosse stato, per tutte quelle volte in cui s'era trovato costretto a prendersi la faccia a schiaffi, pur di non desiderarla in quel senso? « Sì beh - per la Perry, dico. Avresti potuto.. mh - ribattere. » Si sarebbe sentito meno in colpa anche adesso? « No? »
     
    Top
    .
  4.     +1   Top   Dislike
     
    .
    Avatar

    Junior Member

    Group
    Superior
    Posts
    6
    Reputation
    +12

    Status
    Waiting!
    « -..Non è un problema se devo cambiarmi, sì? Faccio subito. » Aggrotta in risposta le sopracciglia, abbastanza da avvicinarle per farle toccare, l'una con l'altra, con quelle linee sottili che si formano sulla fronte altrimenti morbida e pulita. Alla fine si trova semplicemente a scuotere il capo, le labbra schiuse, il volto rivolto verso di lui come una bambinetta che risponde ad un adulto che l'ha appena interpellata, la stessa ilarità a colorarle le iridi che ricordano il tappeto erboso di un giardino appena carezzato dalla rugiada. Lo segue diligentemente attraversando la porta di quell'appartamento, mai varcata prima di quel momento. I suoi occhi si soffermano sull'area comune, così diversa da quella che condivide con Caleb e Ashanti. Non sa cosa si aspettasse ma di certo non quello che nota, non quell'atmosfera cupa e ferma che sembra permeare ogni cosa intorno a loro. Senza dire molto, si avvicina furtiva alla prima finestra che ha a portata di mano e si ritrova a spalancarla, con aria soddisfatta. « C'è aria di chiuso qui dentro. » Si giustifica pulendo le mani tra di loro, in uno sfregare deciso. « Ci sono dei biscotti, in dispensa, se vuoi. E.. - boh, succo di frutta in frigo? Maaaa - non te lo consiglio. Io arrivo subito, okay? » Lui esce dal suo campo visivo e lei si ritrova a guardarsi intorno, ben decisa a non toccare altro visto il bisogno patologico che avverte muoversi dal fondo dello stomaco, che la vorrebbe ad impugnare la bacchetta per passare un po' di Gratta e Netta qua e là. « Qui ci vorrebbe un po' di Palosanto bruciato per le bizzarre onde che avverto. E un po' d'incenso per profumare l'aria, quello che ti piaceva tanto quando dormivi da noi. Se vuoi, te lo vado a prendere subito. » Alza la voce per farsi sentire dall'altra stanza, così come fa lui non appena riprende a parlare della Perry. Solo sentire nominare quel cognome, nuovamente, la porta a stringere le dita con forza lungo le cosce, abbastanza da sentirsi le unghie lasciare il segno sulla pelle, oltrepassando il pantaloncino sintetico. « Credo che non dovresti farti dire certe cose da una come la Perry. Ti ha dato.. Molto fastidio? Se vuoi che ci parli io, dimmelo, eh! » Si ritrova a sbuffare fuori una risata mentre, con le mani adesso ben strette dietro la schiena, si incammina per il salottino, gli occhi pronti a viaggiare per le varie decorazioni appese al muro, inframezzate da qualche quadro e qualche foto. « E come faresti a difendere il mio onore? Raccontandole come tu sappia non sia assolutamente così? » E ride ancora una volta, la bionda, mentre continua a passeggiare, notando qualche vestito a spasso sul divanetto, una scarpa abbandonata vicino ad una poltrona e un paio di orecchini tribali fermi su una mensola vicino all'entrata delle camere. Sta ancora girovagando quando si ritrova ad andare a sbattere contro il corpo di Dewie. Di nuovo. Ma ora il ragazzo sembra avere decisamente più equilibrio nello stringerla a sé per non cadere rovinosamente entrambi ancora una volta. « Ahm..Scusa, pensavo fossi in cucina. » Lo sguardo smeraldino di lei non è evidentemente più focalizzato su quello di lui, è infatti scivolato verso il basso, lì dove il petto notevolmente muscoloso e decisamente nudo è premuto contro il suo seno, altrettanto compresso nel top da palestra. Con una morbida mossa di bacino, scivola appena contro di lui senza guardarlo in faccia, le pupille ancora fisse su quei centimetri di pelle tatuata che si ritrova spalmati addosso, il braccio di Dewie a scaldarle la base della schiena. « E invece sono qui. » Si ritrova a commentare sulla scia di una risatina nel rialzare lo sguardo verso di lui. « E tu sei nudo. » Non che sia così importante, niente di più di ciò che ho già visto negli ultimi mesi. Si porta però entrambe le mani a chiudersi gli occhi, fingendo un pudico imbarazzo che è certa non sia arrivato ai suoi occhi
    cangianti, gli stessi che fanno capolino tra le dita una volta che lo sente scivolare via. La parvenza di un pizzico di delusione le screzia per qualche istante il volto, chiazzandolo a tal punto da portarla a scuotere impercettibilmente la testa nell'osservarlo scappare ancora una volta. Ti devo fare proprio paura. Pensa allora. O forse ti fa paura il non saperti controllare. A quel pensiero, un angolo delle labbra si tende in un sorrisetto sardonico. Hai paura di perdere il controllo, Dewie? « Ti.. - uhm, serviva qualcosa? Io non trovo i pantaloni della tuta e..- » Rimane immobile a fissarlo, un sopracciglio che si inarca appena. « Scylla? Ma è vero che sei vergine? » Sbatte le ciglia, una volta, due volte. Davvero me lo stai chiedendo? Il capo ora si inclina lentamente verso la spalla destra. « Sì beh - per la Perry, dico. Avresti potuto.. mh - ribattere. No? » La malachite fusa che le ribolle negli occhi si abbassa, libera di osservarlo ancora, a distanza questa volta. C'è un punto di vista differente, nello starle lontana, fuori dal raggio d'azione del calore che il corpo di Dewie le ha sempre lasciato addosso, in quelle notti in cui, non riuscendo a dormire, si è rannicchiata contro il suo fianco, in quel divanetto che avrebbe retto a malapena il peso della stazza del Chang, figurarsi l'aggiungervi quello del corpo di lei. « Che sciocchina che sono -» si batte il palmo della mano contro la fronte nel guardarlo ora «- credevo me lo stessi chiedendo perché volessi coglierla proprio tu per primo. » L'affronta in quello scontro diretto, nello sguardo neanche l'ombra dell'imbarazzo, ma c'è piuttosto della tenera sfacciataggine, quella che descrive alla perfezione una bambina che fronteggia la punizione dopo aver combinato un pasticcio. O aver detto proprio la cosa che non doveva dire. Dura tutto qualche istante prima di sciogliersi letteralmente in una risatina dalle tonalità squillanti, stringendosi nelle spalle. Non le interessa davvero cosa si dice di lei in giro, perlomeno non quando è abbastanza tranquilla da non prendersela sul personale, lasciandosi scivolare addosso qualsiasi malignità per rispondere con un gran sorriso. Non le interessa nemmeno che qualcuno con cui è stata veramente possa dire di essersela scopata talmente forte d'averla fatta venire implorando di continuare perché troppo ingorda per fermarsi ad una razione soltanto. Non le interessa sicuramente di quelli che raccontano di quanto faccia dei pompini con i fiocchi, così come quelle che possono testimoniare quanto sia proprio scrupoloso nell'uso della lingua nel leccarla. « E pensi che cambierebbe qualcosa? Neanche se mi spogliassi di fronte a quegli occhi da triglia che si ritrova, per permetterle di controllare, sarebbe più carina con me. Non quando è convinta che possa essermi fatta suo fratello Jeremy, spezzandogli il cuore quando non ho barrato il sì sulla sua richiesta di fidanzamento ufficiale. » Stringe le labbra in un sorrisetto che ha dell'impudente e dello sfrontato, le mani tornate di nuovo dietro la schiena mentre fa ciondolare le spalle con fare giocoso. « E a me non importa essere la cattiva delle storie altrui, non quando li aiuta a dormire meglio la notte. » Questo lo dice quasi sulla scia di un sorriso divertito mentre si incammina, a passo lento, dietro di lui. Quelle parole dure, affilate come le lame di un abile assassino, così in netto contrasto con quell'aria allietata che ha sul volto. « Non dovrebbe interessare nemmeno a te, l'essere il malessere persino delle farfalle. » Un soffio che sa di risata quando le mani ora sciolgono la loro presa per finire nello scivolare sulle spalle di lui in un tocco tanto delicato, in una carezza che gli risale una parte di schiena, facendosi poi decisa nella mossa con la quale constata quanto siano contratti i muscoli che sente al di sotto dei polpastrelli. « Perché poi arrivi ad essere così legato, così condizionato, reprimendo qualsiasi cosa. » Un sussurro che gli arriva all'orecchio, le dita intanto imprimono un po' di forza nel cercare di scaldare il tessuto muscolare. « Smettila di tenerti tutto dentro, Dew, tutto quello che ti succede e non vuoi volutamente far vedere. Non ti fa bene. » Si fa più vicina, il corpo ad appena un passo dal suo, aggiungendo ancora un po' di forza nello spingere i pollici nella sua carne, alla base del collo, lì dove passano i flussi linfatici su cui è ben decisa a lavorare, sciogliendo i nodi che avverte al di sotto. E preme, si imprime sulla sua pelle tramite le semilune che le unghie vi lasciano sopra, quasi a volergli fare male e liberarlo allo stesso tempo. « Devi lasciare andare. Devi scoppiare. » Un soffio caldo andrà a pizzicargli la nuca subito dopo essere stata sfiorata dalle dita che si intrecciano per qualche istante ai suoi capelli, in un morbido massaggio attraverso di essi, risalendo la testa lentamente. « E io ho anche un'idea su come potresti farlo nell'immediato. » Liberarti di tutto il marciume che non ti azzardi nemmeno a dire ad alta voce, ma che ti porti dentro. È così palese che mi sento depressa anche io. Un ultimo sussurro caldo contro la sua pelle più sensibile prima che le dita si serrino intorno al suo collo in una stretta non abbastanza forte da diventare asfissiante ma abbastanza resistente da risultare un sigillo, obbligandolo a girare di scatto verso destra, li dove i suoi occhi potranno focalizzarsi sul divanetto. « Ma guarda, sono sempre stati lì i pantaloni della tuta. Quanto sei disordinato. » Lo lascia andare di colpo, allontanandosi da lui per fare dietrofront di qualche passo. « Dai su, smettila di deconcentrarti. Vestiti che dobbiamo andare subito. » Si allontana, ancheggiandogli davanti fino a rientrare in cucina, mettendosi a sedere sulla prima sedia che le capita a tiro. « Io ti aspetto qui, non si sa mai ti venisse voglia di toglierti anche i boxer, tanto che sai non sarebbe minimamente un problema. » Rimane in silenzio per un istante. « Perché non mi crea imbarazzo, a differenza tua, con tutti i raduni hippy a cui sono stata. » Persino le spiagge ormai le preferisco solo nudiste, almeno non ho quel segno orribile del costume. « Forzaaaaa, che la rage room ti aspetta per farti scaricare tutta quella brutta inquietudine che ti tiene incordato. » Annusa poi l'aria. « Ecco cos'era questo odore: tensione repressa. Prossima volta porto anche il Tea Tree Oil per depurare l'ambiente. Me lo segno subito. »
     
    Top
    .
3 replies since 23/4/2024, 09:50   106 views
  Share  
.
Top