(circus)

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    Grifondoro
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    Maylin Kumiko Xiang

    « Non ci credo, che ti sei scopata Spellman!» « Cosa c'è, sei invidiosa Katy? Volevi facessi qualche video da passarti per farti compagnia quando ti senti troppo sola? » Le labbra della rossa si arricciarono in una smorfia oltraggiata alle insinuazioni di May mentre continuavano ad avanzare per le stradine di Hogsmade assieme al gruppo di ragazzi, tutti allo stesso modo intenti a scappare dalle mura di Hogwarts per poter godere dei soli giorni concessi loro per allontanarsi dalla scuola durante il fine settimana. Proprio come previsto la voce su di lei e Jessie si era sparsa fin troppo in fretta, prendendo piede tra i corridoi del castello per arrivare alle orecchie di ogni studente. Sarebbe stato difficile per chiunque, a quel punto, prendere ancora una volta di mira il Tassorosso con l'appellativo di verginello. Maylin esibì un sorrisino malizioso a fronte dei dubbi della sua compagna di casata, lasciando intendere senza dover scendere in altri particolari di come l'esperienza si fosse rivelata per lei tutt'altro che insoddisfacente. Katy era una brava ragazza, certo, ma il fatto che fosse una pettegola era ben risaputo. Lasciarle credere che non solo lei e Jessie avessero scopato, ma che la cinese ne fosse rimasta entusiasta era l'equivalente di appendere enormi cartelloni in giro per la tenuta e di certo la Grifondoro non aveva intenzione di lasciarsi sfuggire un'opportunità tanto propizia per alimentare quei chiacchiericci. Quanto ci fosse di vero, aveva ben poca importanza. Con una bella risata a scuoterle il petto la mora prese l'altra ragazza sottobraccio, così da poterla trascinare più vicina al suo fianco per lasciarle un morbido bacio all'altezza della tempia. « Andiamo, non tenermi il muso ora. Ti offro una burrobirra per farmi perdonare, va bene? » Katy provò a divincolarsi con poca convinzione prima di cedere alle lusinghe della Xiang, assestandole tuttavia un pizzicotto piuttosto forte contro la guancia pallida, arrossandola all'istante per via della pressione dispettosa di quelle ditina affusolate. A dire il vero May aveva la netta sensazione che la ragazza fosse piuttosto curiosa su come potesse essere finire tra le sue lenzuola, senza tuttavia trovare il coraggio per rendere palesi quei dubbi che avrebbero fatto traballare pericolosamente la sua fama da eterosessuale convinta. Dal canto suo non trovava in alcun modo interessante quella prospettiva e così si limitava a tener buona l'altra con qualche battutina gettata tra loro con tono fin troppo scherzoso, lasciando tuttavia cadere ogni possibile situazione compromettente in un nulla di fatto. Andavano avanti così da ormai mesi. « Senti, perché dopo la burrobirra non facciamo due passi da sole, così... » Oh oh. Le sopracciglia scure si alzarono istintivamente sul visino pallido, in un chiaro quanto inequivocabile segnale d'allerta che tuttavia sembrò essere totalmente ignorato da Katy, a quel punto lanciata in un monologo che doveva averle richiesto parecchio coraggio. Fortunatamente fu una figura ai margini del campo visivo della cinese a darle la giusta occasione per cacciarsi fuori da quella situazione spinosa. La figura di Sylas, esattamente come ogni fine settimana, se ne rimaneva immobile sempre allo stesso angolo della cittadina, in attesa di tutti quegli studenti che sarebbero arrivati come pecorelle al suo cospetto per chiedergli un po' di erba, disposti a pagare prezzi del tutto fuori dal mercato pur di riuscire a portare al castello un po' di quella roba. Come ogni volta May avrebbe fatto finta di non notarlo, se Katy non fosse stata ancora a quel punto aggrappata al suo braccio e sul punto di rivelarle chissà quale indicibile segreto che lei non aveva alcun intenzione di stare a sentire. « Cazzo, c'è il mio ragazzo... Katy per favore. Non fare parola di Jessie, va bene? Per favore, o mi ammazza davvero stavolta.» Approfittò della sorpresa dell'altra per divincolarsi dalla sua mano, così da poter correre verso il Grisha a braccia aperte, come se trovarlo lì fosse la sorpresa più inattesa del mondo. E dire che l'orgoglio le aveva impedito persino di rivolgere parola al biondo da quando l'aveva scaricata senza troppi giri di parole, ormai diversi anni prima di quel giorno. Come se fosse la cosa più naturale del mondo si lanciò contro quel corpo che in passato aveva creduto appartenergli, premendo prontamente la bocca contro quella linea perennemente scontrosa che era la sua, infilando con forse eccessiva cattiveria i denti nel suo labbro inferiore prima di allontanarsi il tanto necessario a sussurrargli appena qualche parola. « Reggimi il gioco o giuro che ti vendo agli auror. » Gli occhi affusolati sostennero con aria di sfida quello sguardo burbero, un attimo prima che la vocina isterica di Katy arrivasse ad interromperli. « Vi disturbo? » « Katy! Ti presento Sylas, il mio ragazzo. Sylas, tesoro, lei è Katy. Una mia compagna di casata e... » « Una sua amica speciale. » « Qualcosa del genere. »

     
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    Sylas Lupo MasonSo what if you can see the darkest part of me?

    Spaccacuori
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    Non era la prima volta che Noel Ghaller gli prenotava tre grammi e gliene pagava effettivamente soltanto uno, era uno di quegli effetti collaterali che qualsiasi attività illecita dovrebbe mettere in conto, gli imprevisti ammessi e perdonati, quei cuscinetti ammortizzatori che ti convincono a non sollevare un polverone solo perché ti attireresti addosso le attenzioni più scomode. Esisteva un limite persino a quell'elasticità, però, e quel limite rispondeva al nome di Sylas Mason. «Trentacinque per il disturbo, Ghaller, non sono il tuo fottuto schiavetto.» Gli occhi stillavano più serietà di quanto già facesse la sua voce, incastrati come breccia nelle iridi languide dell'altro affinché comprendesse che quel giorno sarebbe tornato a casa senza merce e senza denaro, ma finalmente anche senza debiti. E che ringraziasse, se almeno le gambe aveva scelto di lasciargliele, considerato il concreto rischio di qualche contusione educativa.
    Affondata la mano nella tasca dei jeans che avrebbe custodito l'invenduto fino all'indomani, il Grisha contrasse i reni per staccarsi dal muretto che avrebbe presto lasciato, consumando l'asfalto su appena un paio di passi prima che l'ennesimo colpo di scena giungesse a strattonargli la giornata. Un ostacolo dagli occhi a mandorla e labbra capaci di far girare la testa, un intoppo di cui Sylas aveva già esplorato ogni singolo centimetro di pelle e che ad oggi si impegnava ad evitare al solo scopo di autopreservarsi: in sintesi, Maylin Xiang.
    Che cazzo stava facendo? Riusci a chiederselo solo nella mente, in tempo appena a reimandare il blackout di qualche istante, un tempo soppiantato dallo slancio della ragazza verso la bocca dello Spaccacuori, gesto così terribilmente familiare da incastonarsi in maniera incoerente nell'indifferenza che si rivolgevano ormai da mesi, eppure anche l'innesco più efficace per la carne del Mason, talmente semplice nel suo essere intrisa di istinto che non contemplò neppure la tentazione di soffermarsi a riflettere sul perché, preferendo piuttosto sospendere il flusso della razionalità per chiudere gli occhi su un bacio ruvido e pretenzioso, cruento di rancore e sporco di proibito; a quello dischiuse le labbra ed offrì la lingua, lasciando che il sapore già noto della cinese gli scivolasse sul palato come un balsamo d'altri tempi senza tuttavia neppure riuscire a sfilarsi le mani dalle tasche. «Che cazzo stai facendo?» Lo biascicò con un accenno di fatica, mordendosi dal labbro inferiore le tracce di un'intraprendenza a dir poco sconclusionata, e riuscendo ad attribuire il riflesso sbiadito di un qualche senso a quanto appena successo solo accettando di allargare il campo visivo, arrivando ad attenzionare così anche il visino affilato della Grifondoro famosa tra gli spogliatoi di Betha per la più squallida generosità: Katheryn Neyoung. Non avrebbe saputo dire neppure più tardi se a stordirlo fu l'epiteto di mio ragazzo o piuttosto l'insinuazione che tra le due figlie di Godric potesse intercorrere una qualche interessante trama d'intesa, vero fu che la minaccia della prima riecheggiava nella sua testa come un'eco ridondante, convincendolo ad affrontare una questione alla volta. «Speciale, mh? Quanto speciale?» Nessun pudore a rallentarne i gesti, mentre il braccio sinistro si allungava sulla schiena di May conducendo il corrispondente palmo aperto ad impattare in uno schiocco sulla sua natica, territorio che non avrebbe abbandonato prima di averne saggiato la consistenza in nome degli apprezzamenti passati. Se lei avesse pensato di voltarsi a cercarlo con lo sguardo, avrebbe incontrato la beffa di un sogghigno sornione sulla faccia da schiaffi. Era quello che avrebbe fatto, il suo ragazzo.
    Altrettanto vero, comunque, era che Katy Neyoung sapeva essere una zavorra difficile da sganciarsi di dosso, e nell'indole del newyorkese un seme di magnanimità nella sua forma più fantasiosa pareva essere stato piantato. «Ascolta, Katy, io non ti sto dicendo niente, okay?» Si fece dunque cospiratorio, tenendo stretta a sé la Xiang mentre sporgeva il busto in avanti per invitare l'altra a farsi più attenta. «Conosci Miller, vero? Josh, il capitano, proprio lui.» Lo indicò con un cenno del mento, intento a raccontare le gesta eroiche dell'ultimo campionato a qualche scagnozzo limitrofo; era un assiduo consumatore di artiglio di drago, nello specifico prima delle partite cruciali, ma quello Katy non aveva davvero bisogno di saperlo. «Sono mesi che cerca disperatamente il tuo numero, dice che segue tutti i tuoi profili senza mai ottenere risposta e questa cosa...» Salì con la mano libera a toccarsi due volte la tempia, un cenno eloquente che voleva sottolineare un svalvolamento cerebrale. «Beh, sai come funziona.» Lei doveva saperlo sicuramente meglio di lui: avrebbe scommesso il culo di sua nonna immaginandola a strapparsi i capelli per un messaggio senza risposta - era addirittura certo che, impegnandosi a scorrere l'elenco, avrebbe ritrovato addirittura una chat in cui lui stesso la piantava in asso dopo qualche sterile scambio di convenevoli - non c'erano dubbi sul potenziale dell'esca appena sfoderata, dunque.
    Ammesso che non bastasse, o che servisse piuttosto un'ultima spinta d'incoraggiamento, Sylas avrebbe portato la destra sul volto della giovane per reclamarne l'ascolto più assoluto, la voce che si abbassava verso il tono dei segreti più inconfessabili. «Lei non posso condividerla, ma Miller è tutto tuo.» Le avrebbe allora strizzato l'occhio, liberandola solo per vederla zampettare verso il ciglio opposto della strada, là dove l'aitante giocatore di quidditch avrebbe avuto grane da gestire per i giorni a seguire. Sylas intanto indietreggiò, lasciando che la mano sul fondoschiena di Maylin fungesse da leva per tirarla con sé, costretta così a voltare le spalle all'amica per fronteggiare lui e lui soltanto, intento dal canto suo a tenere d'occhio i passi di chi aveva appena liquidato. «Non ancora.» L'avrebbe ammonita, se avesse palesato l'intenzione di allontanarsi troppo presto, simulando un'allerta che doveva avere a che fare solo con l'impegno di Katy verso altri lidi, una copertura altruistica e premurosa che cercava di assicurarle una via libera. Mentiva, ovviamente, fingere di tenere d'occhio chi aveva già condotto altrove i propri interessi non era che un infantile espediente per indugiare ancora qualche secondo sul suo corpo, nel suo profumo, nell'orbita sbarazzina del suo ciuffo nero. «Sei così vigliacca da costringere me a spezzare anche i cuori che non riesci a scaricare te?» Non ebbe bisogno di smettere di mormorare per farsi sentire, per vicini che erano ancora i loro volti; solo gli occhi di Sylas restavano lontani, persi in un punto indistinto oltre la testa di lei, quasi caritatevoli nel privarla della loro incombenza per permetterle di rispondere in totale sincerità. «O devo dedurre che ti mancassero le mie attenzioni?» Solo adesso, infido, li abbassò su di lei come avvoltoi in picchiata, bramoso di catturarle nello sguardo ogni guizzo di inconfessabile. Che si accorgesse pure che l'amica era già sparita dall'orizzonte, ammesso che le sue dita addosso riuscissero a risultarle esageratamente fastidiose.
     
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    Grifondoro
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    Maylin Kumiko Xiang

    Il sapore di quel bacio rubato le rimase sul palato e sulle labbra come il fantasma del Natale passato in quel famoso film che era solita vedere durante le vacanze invernali da bambina, comoda e senza alcun pensiero sul divano della casetta in stile coloniale comprata dai suoi genitori poco prima del matrimonio ed il trasferimento a Londra. Le lasciò addosso persino gli stessi brividi di agitazione che ricordava bene prenderla durante quelle scene, forse troppo impressionanti per una bambina tanto piccola. Eppure avrebbe dovuta essere cresciuta abbastanza May da poter affrontare a volto aperto i suoi fantasmi, persino quelli che corrispondevano al nome di Sylas Mason e che portavano con sé il bruciante risentimento per l'essere stata scaricata senza alcuna spiegazione valida proprio da quella bellissima faccia da schiaffi che si ritrovava a stringere in un mezzo abbraccio che potesse quantomeno convincere la pettegola Katy della veridicità di quella scenetta tirata su unicamente per sfuggire a qualsiasi possibile avances da parte sua. Con il cuore a batterle in petto ad un ritmo appena più veloce del normale, la mora si sforzò di tirare fuori il sorriso più convincente del suo repertorio persino quando sentì la mano del Grisha colpirle con confidenza la natica destra. Che stronzo. La pressione delle sue dita contro la carne non le era certo sconosciuta ed a dire il vero erano state proprio quelle mani a guidarla per la prima volta attraverso le sue prime esperienze con il sesso, in sua qualsiasi forma e declinazione... ma era da parecchio tempo che il biondo aveva perso il diritto di toccarla a quel modo. Avrebbe dovuto aspettare tuttavia che Katy si decidesse a levare le tende prima di potersi vendicare in qualche modo per quella mossa del tutto sleale. In caso contrario sarebbe stato fin troppo facile per l'altra intuire come ci fosse qualcosa di decisamente poco onesto in tutta quella situazione. «Ascolta, Katy, io non ti sto dicendo niente, okay? Conosci Miller, vero? Josh, il capitano, proprio lui.» Non era affatto una sorpresa scoprire come Sylas fosse rimasto nei mesi di lontananza incredibilmente abile nello sparare stronzate, tessendo con le parole la realtà che più poteva rivelarsi vantaggiosa per lui. Beh, almeno per una volta May poteva approfittare di quella dote innata invece che rimanerne passivamente vittima. Si sforzò di non alzare platealmente gli occhi al cielo, concentrandosi piuttosto sul rimanere aggrappata a lui, una mano stretta sulla stoffa della maglia sulla schiena e l'altra intenta a carezzargli con movimenti lenti un braccio, quasi la necessità di mettergli le mani addosso fosse troppo impellente per riuscire a contenersi persino davanti allo sguardo diffidente della compagna di casata. Certo, che quelle mani avrebbe preferito chiuderle in due pugni pronti a rifargli i connotati era ben altra storia. Lasciò modo ai due di confabulare per qualche altro minuto, decidendo di rimanersene il silenzio con lo solo scopo di evitare di smentire accidentalmente tutte le frottole che il suo ex stava sviolinando alla bionda Grifondoro, pregando nel mentre mentalmente che l'altra si allontanasse il più in fretta possibile per poter prendere a sue volte le distanze dal corpo del ragazzo. Non era spiacevole ritrovarsi improvvisamente e nuovamente così vicino a lui, eppure sentiva l'orgoglio bruciare come fuoco lungo ogni vena, arrivando a pompare risentimento fino al cuore ed il cervello. Non era affatto facile per chi come May non contemplava la parola perdono nel proprio vocabolario. Con un ultimo, gigantesco sforzo, non si ribellò in alcun modo al movimento con cui Sylas la condusse a voltarsi verso di lui, dando le spalle a qualsiasi altra cosa per ritrovarsi ancora una volta ad un soffio dal suo volto e con le mani improvvisamente premute contro il suo petto. Dal basso, vista la differenza d'altezza, si ritrovò costretta a dover osservare per interminabili attimi quei lineamenti che un'infinità di volte aveva ripercorso con scie infuocate di baci in un passato ormai lontano millenni da loro. Attese con il fiato sospeso qualche secondo prima di azzardare un passo che fosse in grado di sciogliere quel contatto, ma le braccia del Grisha continuarono a stringerle addosso impedendole di prendere le distanze tanto in fretta. «Non ancora.» Un sopracciglio scuro si sollevò sul visino pallido a quell'avvertimento pronunciato mentre ancora gli occhi di lui rimanevano fissi oltre le sue spalle, evidentemente intenti a seguire la figura di Katy ancora troppo vicina per poterle concedere una fuga tanto veloce. Finì con lo far scorrere le braccia esili attorno al suo collo, allora, in una specie di abbraccio che non facesse trasparire l'insofferenza che sentiva appesantirle il petto nel sentirsi il naso invaso da quell'odore che aveva imparato a conoscere tanto bene nel corso della loro burrascosa relazione. «Sei così vigliacca da costringere me a spezzare anche i cuori che non riesci a scaricare te? O devo dedurre che ti mancassero le mie attenzioni?» Un sorrisino pieno di sarcasmo distese le labbra carnose della cinese, in netta contrapposizione con l'irritazione provocata da quella provocazione bella e buona che Sylas le gettò addosso nel riportare finalmente lo sguardo su di lei. « No, sai... è che tra i due sei sempre stato quello più bravo a troncare i rapporti, quindi ho preferito lasciar fare all'esperto. » Mentre una mano tornava languidamente a scivolargli sul petto ed il viso ad avvicinarsi al suo, tanto da permettere al fiato di solleticargli le labbra socchiuse nella promessa di un nuovo bacio, gli occhi affilati della Xiang mantennero con ostinazione il contatto visivo per tutto il tempo. « E per dirla tutta, non mi sei sembrato affatto dispiaciuto dall'avere di nuovo la possibilità di baciarmi. O forse ti aspetti delle scuse, ora? » Qualche altro centimetro venne divorato dal lento movimento del capo della giovane, mentre tuttavia le dita ancora poggiate alla base del collo nervoso finivano improvvisamente per arpionarsi alla carne, lasciando modo alle unghie di disegnare piccole mezzelune dolorose lì dove affondarono senza alcuna pietà. Non ci fu un altro bacio, ma solo una smorfia d'insofferenza. « Puoi lasciarmi andare ora, Sylas. Direi che per oggi hai fatto abbastanza e non ho intenzione di approfittare oltre della tua gentilezza. Non vorrei una delle tue nuove fidanzatine ci vedesse e finisse con il pensare male. »



     
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    Sylas Lupo MasonSo what if you can see the darkest part of me?

    Spaccacuori
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    Non era famoso per l'empatia, Sylas, si poteva in realtà considerare ad essa pressoché immune; era un frammento di odio rifinito di rabbia e livore, il Grisha, costretto ad affilare unghie e denti prima del tempo per non finire ammazzato troppo presto dal sangue del suo stesso sangue. Era immaginabile, a voler essere compassionevoli, che persino il più qualificato strizzacervelli avrebbe potuto rivalutare le proprie scelte professionali di fronte al quadro clinico del newyorkese, figurarsi un'innocua anima intrisa di buona fede come Maylin Xiang, che di scelte professionali ne aveva fatte ancora troppo poche, quanto poco meritasse effettivamente di avere a che fare con un tale avanzo della società.
    Aveva ragione, ritrovare il suo sapore non gli era affatto dispiaciuto - d'altronde non era certo stata una mancata attrazione a causare l'allontanamento dei due - ciò a cui Sylas si dimostrò piuttosto completamente repellente fu l'intuizione del sarcasmo che impregnava le parole sillabate dalla mora. «Si dà il caso che la giornata sia iniziata bene, considerati perdonata.» Sogghignò sornione, tenendo in piedi un gioco che stava evidentemente divertendo soltanto uno dei due, e il volto della Grifondoro comprovò presto che no, non era lei. All'ammonizione che seguì, Mason perse completamente di vista Katy e la farsa appena messa in scena, accettando di allentare la prigione delle braccia sul corpo dell'altra per poi innalzare al cielo uno sbuffo stizzito e insofferente. «Oh andiamo, May, cos'è questo? Rancore? Sul serio?» Allargò le braccia solo per lasciarsele ricadere subito dopo lungo i fianchi, la testa a ciondolare su ambo i lati delle spalle come sempre incapace di trovare una posizione composta. La verità era che la realtà dei fatti gli stava sempre piuttosto stretta addosso, soprattutto considerando che nella stragrande maggioranza dei casi questa lo vedeva come l'emerito stronzo della situazione.
    Scartando allora di lato, approfittò della distanza conquistata per estrarsi dalla tasca dei jeans un pacchetto sgualcito di sole tre sigarette, insieme a un accendino e uno sbuffo di trinciato che precipitò a terra senza rimedio. Si prese il tempo di incendiare la punta della carta e di infilarsi in gola la prima acre boccata tossica, prima di alzare gli occhi su un cielo plumbeo che ingoiò il grigio analogo del fumo espirato. «Sai che Katy non è l'unico argomento degli spogliatoi di Betha, vero?» Erano tante le cose che a Sylas Mason non erano mai state insegnate, tra queste rientrava sicuramente la capacità di discernere una reale esigenza di difesa dalla semplice ammissione di colpa, entrambe le cose spesso coincidenti in un'aggressività priva di fondamento che finiva per bruciargli tutt'intorno ogni germoglio di legame possibile o immaginabile. «Vuoi che ti racconti che cosa si dice di te?» Agganciò il pollice della mano libera alla tasca dei pantaloni, impegnandosi in qualche modo mentre dalle dita dell'altra continuavano ad innalzarsi riccioli nebulosi. Ricordava tutto della May con cui aveva condiviso notti e baldorie, ricordava anche il momento in cui aveva iniziato a sentirsi soffocare alla sola idea di sapersi incastrato in qualche progetto o routine di sorta; allora erano cominciate le sparizioni, il telefono spento per giorni, gli assortiti oggi non posso, mi faccio vivo io, fino ad arrivare alla spietata ghigliottina con cui aveva troncato di netto ogni immaginabile legame. Non era stato delicato, non aveva voluto esserlo, consapevole che lasciarsi indietro anche solo una feritoia di compassione avrebbe potuto significare una possibilità ancora aperta.
    Lui non era fatto per le relazioni, lui non sarebbe diventato come suo padre.
    Che poi circolassero davvero dei pettegolezzi in merito all'integrità morale della giovane era tutt'altra storia, era infatti molto più usuale che Mason li rifuggisse piuttosto che ascoltarli, ben poco interessato a giudicare una morale che lui stesso brandiva nelle medesime condizioni. Non era mai stato un perbenista, ma in quel momento impugnare le accuse a suo carico era necessario per uscire pulito dalle sabbie mobili. «Sicuramente non che te ne sia rimasta a piangere la nostra storia finita.» La guardò allora di sottecchi, continuando a fumare con controllato nervosismo senza tuttavia più alcuna traccia di sarcasmo sul viso. La sfidò a chiedergli se gli interessasse davvero di chi si portasse a letto, a domandargli quanto reputasse fossero ancora affari suoi, e nell'attesa rincarò la dose. «Spellman, mh? Caduta in basso, non ti pare?» Ché la guerra gli era sempre riuscita molto meglio della pace.
     
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    Maylin Kumiko Xiang

    Non impiegò molto tempo, Sylas, per lasciare la presa da May. Non era mai stato infondo un grande problema per il Grisha allontanarsi da persone e situazioni che finivano in qualche modo con il risultargli strette. La Xiang non era tanto innocente o stupida da non essere giunta alla fine della loro relazione proprio alla medesima conclusione: lei era stata solo l'ennesima situazione soffocante dal quale il ragazzo aveva preso prontamente le distanze. L'aveva tagliata fuori senza lasciarle alcuna possibilità di difendersi o di dire la propria, costringendola ad accettare passivamente la sua decisione senza darle almeno il dovuto rispetto in un ultimo confronto che potesse fornirle delle spiegazioni che le dessero modo di farsene una ragione ed andare semplicemente avanti. Non era stato un caso, allora, che la cinese fosse stata in seguito incapace di gettarsi nuovamente in una relazione che potesse definirsi tale, rifuggendo a quelle dinamiche che l'avevano evidentemente portata a pretendere troppo senza nemmeno accorgersene. Quasi Sylas fosse riuscito a farle scivolare subdolamente in testa il pensiero di poter essere un peso per chiunque. Che a provare ad aprirsi nuovamente e completamente con un nuovo compagno od una nuova compagna, avrebbe finito con il soffocare e far allontanare anche loro. Era infondo un'età complicata quella, troppo delicata per potersi semplicemente aspettare che certi pensieri scivolassero via tanto facilmente invece che finire con il depositarsi nell'anima e crescere silenziosamente fino a prendere delle dimensioni preoccupanti. In ogni caso, la lontananza da Mason aveva dato modo alla mora di rendersi conto anche di quanto poco di bello ci fosse infondo stato anche durante la loro relazione, priva di fondamenta stabili o di quel briciolo di sentimento reciproco che potesse riuscire a sostenere un edificio traballante in ogni sua parte. Era stata sicura di voler davvero bene a quel viso dall'espressione perennemente burbera, ma il suo sentimento unilaterale non aveva potuto nulla da solo. Non fece quindi male vederlo allontanarsi ancora una volta, ma fu quasi un sollievo non trovarsi più le sue braccia strette attorno. Nuovamente libera di muoversi la Xiang si concesse appena il tempo necessario a recuperare dalla tasca della divisa un pacchetto di sigarette, seguendo senza volerlo ogni gesto dell'altro nel concedersi quella piccola consolazione che potesse allentare con il pronto intervento della nicotina la tensione a cui stava sopperendo ogni nervo del corpicino esile. Era pronta a compiere già i primi passi per lasciarsi la figura di Sylas alle spalle, a dire il vero, quando le sue parole arrivarono a scivolarle addosso come una secchiata d'acqua gelata. «Sai che Katy non è l'unico argomento degli spogliatoi di Betha, vero? Vuoi che ti racconti che cosa si dice di te?»No, non le importava di certo quali voci circolassero su di lei tra gli spogliatoi di Betha, o in qualsiasi altro spogliatoio pieno di ragazzini colmi di ormoni quanto a corto di neuroni. Che dicessero che Maylin Xing era una facile oppure che inventassero qualsiasi altra cazzata sul suo conto, May aveva con il tempo sviluppato abbastanza amor proprio da non lasciare a certe dicerie modo di ferirla. Aveva imparato a rispondere con insolenza a quelle accuse, alzando il mento con aria di sfida per far sentire il proprio interlocutore come un totale coglione nel rendersi conto di quanto poco certi dispettucci riuscissero a colpirla. Non avrebbe certo lasciato modo a qualcuno di farle di nuovo chinare il capo, dopo la fatica fatta per uscire dagli anni di soprusi subiti. Il fatto che fosse proprio Sylas a cercare di attaccarla tanto subdolamente, tuttavia, era abbastanza per costringerla ad arrestare un passo a mezz'aria e far scattare il volto nuovamente verso la sua figura. Non sorrideva più May, nel lanciargli un chiaro sguardo d'avvertimento, come a volerlo mettere in guardia sulla scelta delle prossime parole che avrebbe deciso di pronunciare. «Sicuramente non che te ne sia rimasta a piangere la nostra storia finita. Spellman, mh? Caduta in basso, non ti pare?»Risposta sbagliata. Sarebbe stato facile rispondere per le rime ad una provocazione tanto infantile. Davvero, May sentì balenarsi per la mente una decina di risposte, una più sagace e tagliente dell'altra. Ma non sarebbe stato abbastanza soddisfacente, no. Un sorriso che nulla prometteva di buono le distese le labbra al punto da far intravedere tra di esse le file di dentini perlacei, mentre le mani prendevano a slacciare con una calma che aveva del preoccupante il legaccio che teneva al proprio posto il pesante mantello che la giovane indossava. Di tanti argomentazioni che il Grisha avrebbe potuto scegliere, le sue labbra si erano riempite di uno dei pochi nomi che May non avrebbe mai permesso venisse sbeffeggiato con tanta leggerezza in sua presenza. Oltre quello che tra lei e Jessie poteva essere successo, era la più urgente necessità di non permettere a nessuno di trascinare il nome del Tassorosso nel fango, usandolo come metro di paragone per elevarsi al di sopra di lui a farla letteralmente andare a fuoco. « Hai tre secondi per ritirare quello che hai detto. Uno... » Il mantello scivolò a terra con un fruscio leggero, accasciandosi ai suoi pedi tra le mattonelle irregolari di quella pavimentazione tanto caratteristica del villaggio di Hogsmade. « Due. » Si arrotolò con attenzione le maniche della camicetta indossata fino all'incavo dei gomiti mentre teneva la sigaretta stretta ad un angolo della bocca ed ancora lo sguardo rimaneva fisso in quello di Sylas in attesa di una ben improbabile ritirata da parte sua. Era una follia cercare uno scontro fisico con un Grisha, notoriamente dotati di una forza superiore a quella umana. Ma non aveva importanza quale fosse stato il risultato dell'incontro, a patto che May fosse riuscita a chiudergli per anche un minuto quella cazzo di bocca. Sarebbe stata comunque una vittoria. « Tre. » Preso lo slancio, May gli fu addosso nel giro di pochi secondi, gli occhi accesi da una scintilla omicida mentre puntava con la base del palmo della mano sinistra – quella dominante – al setto nasale e contemporaneamente sollevava di scatto il ginocchio per poter raggiungere l'inguine. I Grisha avevano anche riflessi particolarmente veloci?



     
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    22 y.o.

    Se solo si fosse soffermato un istante in più ad osservare il volto della Xiang, a cogliere le contratture impercettibili delle microespressioni, e non in ultimo a rispondere alla tacita esigenza dell'altra di porre fine all'attacco ancor prima di vederlo completato, allora forse le cose sarebbero andate diversamente. Sylas invece non era fatto per le microespressioni, lui che contemplava solo nero e bianco per quelli che erano, accettando sfumature di grigio solo quando gli effetti delle sostanze arrivavano piacevolmente a disinnescargli lo stress. Sylas non era fatto per l'osservazione né per l'intuizione, si era sempre preso in faccia tutta la più cruda realtà insieme agli schiaffi necessari, molto più comodo in equilibrio su una fune a metri d'altezza che non con le caviglie bloccate nelle sabbie mobili delle certezze.
    Non riconobbe la minaccia come tale finché non vide il corpicino della cinese slanciarsi di scatto verso di lui, una catapulta umana che frammentò la realtà in uno squarcio d'allerta, sufficiente tuttavia solo a tendergli in maniera spasmodica i nervi ma non a permettergli di approntare una strategia abbastanza reattiva. Un caleidoscopico lampo di dolore gli si irradiò sul volto non appena il colpo lo raggiunse sul naso, punto da cui due densi fiotti di sangue non tardarono a sgorgare, ma nel frammento di tempo che sfuggiva al controllo delle menti umane avvenne poi qualcosa, un colpo di coda del destino che salvandolo gli proponeva l'ennesimo sgambetto.
    Il ginocchio di May non raggiunse mai l'inguine del Grisha, infatti, anticipato da un istinto che era energia pura e incontrollata, difesa impulsiva e ribelle a qualsiasi disciplina. Se la sentì vibrare nel petto, Sylas, l'onda sganciatasi direttamente dalle viscere e direzionata di getto addosso alla ragazzina, un'aura dello stesso viola che gli impregnò gli occhi a scontornarne il profilo per un istante infinito. Maylin avrebbe avvertito chiaramente il proprio cuore mancare un battito, un tuffo nel torace che avrebbe stroncato tutte le funzioni vitali per il tempo di un battito di ciglia.
    «Che cazzo, May?!» Salì con una mano a controllarsi il setto, scoprendolo ancora inondato di sangue, strofinò allora il resto del braccio sul volto per ripulirsi grossolanamente dall'eccesso più fastidioso, ma non tardò a colmare la distanza che lo separava da lei per poterla sorreggere quando avrebbe vacillato. Perché avrebbe per certo vacillato. «Ti sei fottuta pure il cervello, tra le altre cose?» Avrebbe approfittato di quella debolezza per issarsela rude su una spalla, le braccia a circondarle le gambe e poche falcate a condurli fuori da tutti i più vicini occhi indiscreti.
    «Sh, non è successo niente.» Cantilenava sottovoce, sbrigativo e a denti stretti, guadagnando lo spazio di un viottolo secondario dove spiccava una panchina sudicia di parole sbombolettate. Su quel marmo avrebbe lasciato riposare il corpo indebolito, tentando disperatamente di dar pace al proprio battito impazzito; sentiva sulle mani la melma di un passato ancora vivo, negli occhi i due volti privi di vita, e nella gola la stessa nauseabonda amarezza di quando un simile scoppio di energia gli era costato un'intera esistenza stravolta. «Respira, adesso passa.» L'avrebbe lasciata riprendere contatto con la propria carne, indietreggiando di un passo solo per consumare la stessa lingua d'asfalto avanti e indietro per almeno tre o quattro volte, nervoso e teso come poche altre volte poteva dire d'esser stato in vita sua. «Riesci a muoverti?» Non la guardava, a stento l'avrebbe ascoltata, vegliava su di lei senza in realtà assicurare di poter essere davvero d'aiuto.
    Maylin aveva appena avuto un infarto.
    Salendo ad affondarsi le dita di entrambe le mani nei capelli, lo Spaccacuore continuava ad allontanarsi dalla realtà pur restando fermo su una mattonella di mondo da cui era incapace di scappare. Non di nuovo. Si arrampicava piuttosto lungo le liane della propria coscienza domandandosi perché, perché proprio a lui spettasse un girone infernale senza il sollievo della morte. «Perché l'hai fatto? Perché?» E perché ogni persona con cui azzardasse anche solo il tentativo di una qualche forma di legame, finiva irrimediabilmente per divenire il suo personale Ade infernale?
     
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    Maylin Kumiko Xiang

    Un sorrisino trionfante arrivò a piegarle le labbra per appena qualche secondo nell'osservare come due fiotti di sangue avessero preso a scorrere giù dalle narici del Grisha. Ci era riuscita, l'aveva colpito. Gli aveva restituito un po' di quel dolore che le sue parole avevano tentato di strapparle di dosso e...
    Tum Tum Tum Tum.
    Il mondo sembrò sfocarsi all'improvviso davanti agli occhi di May. Un attimo prima la sensazione di trionfo ad invaderle la mente, quello dopo il cuore come sul punto di scapparle via dal petto per via di quel battere tanto forte. Le labbra si socchiusero, forse alla ricerca d'aria, forse nel tentativo di chiedere aiuto per quell'improvviso dolore all'altezza del petto, tanto lancinante da svuotarle completamente i polmoni d'aria. Sto per morire? Il pensiero le invase la mente con prepotenza, come mai prima di allora. Era solo una ragazzina di diciassette anni, Maylin, con così poche esperienze sulle spalle da non aver mai avuto modo in effetti di ritrovarsi così vicina a quell'annientante certezza. Come tutti gli adolescenti viveva infondo nella certezza di essere immortale e di poter fare qualsiasi cosa le passasse per la mente senza doverne poi davvero pagare le conseguenze. Quasi la fortuna fosse sempre pronta a tirarla fuori da qualsiasi cazzata per stringerla tra le proprie braccia. Ma le braccia le formicolavano al punto da non riuscire a sollevarle e la vista sembrava sfocarsi sempre di più. Non riusciva più a vedere la strada davanti a lei, né la sagoma di Sylas che fino a qualche secondo prima aveva fronteggiato con tanta sfrontata audacia. Solo una confusa tavolozza di colori sfumati tra loro, sempre più scuri ai limiti del campo visivo. E se fosse morta lì, cosa sarebbe stato di lei? Chi avrebbe avvertito i suoi genitori del fatto che la loro Maylin non ci fosse più? Non capivano nulla di come andassero le cose nel mondo magico, i suoi. Qualcuno li avrebbe accompagnati fino al San Mungo per vederla un'ultima volta? Li avrebbero aiutati a trovare la strada per evitare che si perdessero come al solito? Erano così privi di senso dell'orientamento alle volte e... Jessie? Chi avrebbe difeso Jessie al suo posto? Chi lo avrebbe coperto per evitare che gli altri si accorgessero come fosse quasi sul punto di piangere?. Lui e Thursday sarebbero rimasti vicini, aiutandosi a vicenda e sostenendosi nei momenti peggiori. Avrebbero fatto il bagno in piscina l'estate, quando la scuola li avrebbe lasciati liberi di godersi le vacanze estive. Avrebbero preso il diploma, bevendo fino a perdere i sensi per festeggiare. Jessie avrebbe stretto e baciato altre ragazze, finendo pian piano per dimenticare di come fosse stato bello tra loro. La sua adorata Thursday avrebbe finalmente trovato l'amore, qualcuno in grado di comprenderla ed apprezzare il suo animo. Era così ingiusto. May avrebbe dovuto essere con loro. Non sarebbe diventata un Auror, oppure una giocatrice di Quidditch. Non avrebbe più visto Dew. Cazzo, non sarebbe nemmeno riuscita a dirgli che un eroe non può sempre salvare proprio tutti e di non preoccuparsi. Non si accorse di come le gambe fossero sul punto di cedere, o delle mani che arrivarono prontamente a salvarla da quella rovinosa caduta. Non riusciva a pensare ad altro che non fosse che quelli erano i suoi ultimi attimi. Non sentì la differenza di posizione quando il corpo venne adagiato su una panchina, né il freddo della pietra a contatto con la schiena irrigidita dal dolore e dalla paura. Riuscì a stento a portarsi a quel punto le mani al petto, stringendo le ditina tremanti contro la stoffa della camicetta che sembrava impedirle di respirare. « Sto per morire? » Se solo fosse riuscita a mettere per solo un secondo da parte il terrore, la Xiang si sarebbe resa conto di come il battito stesse lentamente tornando a rallentare. Avrebbe riflettuto su come anche solo essere in grado di pronunciare qualche parola poteva essere infondo considerato un buon segno. Ma il coraggio che May aveva trovato negli ultimi anni sembrava essere del tutto svanito. Era solo una ragazzina. Una bambina terrorizzata dal pensiero di sparire. Calde lacrime presero a riempirle gli occhi, scivolando poi in bollenti scie fino alle orecchie e più giù, a perdersi tra le ciocche disordinate di capelli corvini sparsi su quella fredda panchina. Singhiozzò. « Io non voglio morire. Non voglio. » Man mano che gli occhi sembravano tornare a mettere a fuoco qualche vaga figura, Sylas tornò a catturare quello sguardo colmo di terrore verso di sé, seppur sembrasse così preso dal camminare avanti ed indietro da rendersene appena conto. Stavano litigando e poi... poi era successo qualcosa. May non sarebbe mai riuscita ad immaginare che la colpa potesse essere sua. Aveva detestato il Grisha per averla lasciata, certo. Lo aveva persino colpito. Ma lui non avrebbe mai cercata di ucciderla. No? L'avrebbe aiutata, in qualche modo. « S-Sylas aiutami. Ti prego. Sto per morire. Io... il mio cuore- » Un altro singhiozzo. « -c'è qualcosa che non va. »



     
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