Staying up.

Privata; Kira.

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    Sdraiata sul divano, Robyn fumava l'erba più buona che avesse mai provato e fissava il soffitto, pensierosa. Suo fratello, nonché suo coinquilino, avrebbe passato il weekend fuori porta e lei poteva finalmente dedicare del tempo ai suoi pensieri, cosa che non riusciva a fare se Ambrose era nei paraggi. Insomma, non c'era niente che avrebbe nascosto a suo fratello, il loro era sempre stato un rapporto terribilmente sincero e non c'era niente che non avrebbe condiviso con lui, ma Robyn odiava che lui si preoccupasse costantemente per lei e, da quando la madre aveva scelto di togliersi la vita - macchiando indissolubilmente la loro reputazione - lui si era praticamente sostituito alla figura paterna (che aveva invece preferito mettere una distanza tra lui e quel mostro).
    Fece un lungo tiro dal filtro di carta che aveva personalmente ricavato strappando la confezione dei cereali e fece cadere la cenere della sigaretta dentro ad una tazza vuota lì vicino, poi espirò una fitta nuvola di fumo. Ci pensava spesso a sua madre, a quello che era arrivata a fare pur di non andare incontro al suo destino. Una causa persa, era così che si vedeva Robyn da quando la donna che avrebbe dovuto proteggerla, l'aveva invece aggredita, fino quasi ad ucciderla. E che senso aveva, tutto quel vivere, se alla fine avrebbe dovuto rinunciare ai suoi ricordi, ai suoi progetti e persino alla propria umanità per via di una fottuta maledizione? Ma prima che la sua mente la risucchiasse in un vortice di pensieri negativi che si sarebbe presto trasformato in un buco nero, l'irlandese decise di uscire. Così, fece un ultimo tiro dal filtro, spense la cicca nella stessa tazza dove aveva posato la cenere un attimo prima, e - fatto lo slalon tra una montanga di abiti stropicciati sul pavimento e una serie di bottiglie di birra vuote - si diresse al piano superiore, dove avrebbe fatto una doccia e si sarebbe messo qualcosa di carino. Quella sera aveva voglia di rimorchiare, ed era quello che avrebbe fatto.


    «Un whisky, liscio per favore.» fece al barman, appoggiata con entrambi i gomiti al bancone. La Corte della Notte era un quartiere che aveva mai frequentato molto, ma quel Club dei Corvi quella sera era tutto ciò che gli serviva. La musica suonava alta. Batteria, basso, chitarra elettrica: amava sentir vibrare le note nell'aria, amava il fatto che il volume degli amplificatori gli impediva persino di pensare. Avvicinò il bicchiere alle labbra e le inumidì col liquido ambrato, dal forte odore aromatico. Quando appoggiò il fondo del bicchiere sul bancone, si umettò le labbra con la lingua e passò il polpastrello dell'indice a disegnare il bordo del bicchiere, rapita dalla band che suonava quella sera.

    Some part of me feels a little bit naked and empty
    I'm stuck underneath a few dirty old blankets to comfort me
    How can I sleep if I don't have dreams?
    I just have nightmares
    How can it be?
    I still believe something is out there


    Si guardò intorno per un istante, Robyn, così coinvolta dal testo di quella canzone da temere che qualcuno la stesse cantando a lei. Accertatasi che si trattava di una semplice coincidenza, sorrise brevemente al barman e tornò a giocare col suo bicchiere di whisky, chiedendosi se non sarebbe stato meglio restare a casa, che in fondo - lei - una causa persa la era davvero.

     
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    « Dai, sbrigati, non fare musona! » La biondina sbuffò, nel camminare un po' scompostamente dietro l'amica, pur di stare al suo passo. Era ormai sera -forse quasi più notte- ed il Club dei Corvi le aspettava. Non aveva mai avuto nulla, contro i Fatati, la Grayson. Ma contro un certo tipo d'uscite, e posti non proprio raccomandabili - beh, inutile specificarlo, sì. In verità, si diceva che quel luogo non fosse poi così male. Mrs Fraser, la proprietaria, si raccontava tra le mura di Hogwarts fosse molto gentile, coi clienti. Ed il fatto che si rivelasse in vero una donna, la rassicurava un po'. Ma era ormai buio, fuori, ed alla Corte della Notte giravan così tante persone, che Kira proprio non se l'era sentita, di lasciar andare la sua amica da sola. Quindi ecco, per tornare a noi, piuttosto nervosa le stava dietro, come a coprirle le spalle. La Clark, al contrario suo, invece, saltellava tutta contenta. S'era messa una minigonna che le lasciava scoperta una buona porzione di pelle nuda, un paio di stivaletti bordeaux, ed un toppino dello stesso colore al di sotto del giubbetto di pelle. Provocante, al contrario di Kira, che dall'alto del suo muso lungo indossava jeans larghi e maglietta semplice. Come se questo dovesse fermarli dal saltarti addosso, Kì, se necessario - tentò di non pensarci, scuotendo la testa e sorridendo nei riguardi della compagna. Non le avrebbe mai rovinato la serata col suo malumore. O almeno ci avrebbe provato. « Sei un sacco carina vestita così. Non è che ti aspetta qualcuno e dovrò fare il terzo incomodo della serata? »
    kira11
    Perchè col cazzo che ti ci lascio sola. Petunia Clark rise, scuotendo la testa e stringendosi nelle spalle. « Ma che dici! Ovviamente no. - O magari sì. Ma non ti arrabbiare, ti prego, ti prego, ti prego! » Schiaffandolesi addosso, l'ex Tassorosso la guardò da laggiù con grandi occhioni scintillanti. Kira sbuffò. « Non mi arrabbio ma - » « Grazie! Ti voglio bene! » - Stammi vicina. « Petunia, aspetta! » Ma sarebbe stato troppo tardi. Petunia era già scorrazzata dentro il locale. Imprecando a denti stretti, la Lupa fu costretta a seguirla. Maledizione. [..] Una volta dentro, fu un miscuglio di luci ed odori, ad investire quei suoi sensi più sviluppati del normale. Dovette battere le palpebre più di una volta, la biondina, respirando a fondo e stringendo i pugni per far sì che il fastidio delle proprie unghie infilate nella carne le desse la forza di restar vigile. Niente ansia, Kì, non tutti i posti sono quel posto. Non tutti gli uomini sono Lui. Cercò di ripetersi, mordicchiandosi il labbro inferiore. Eppure, suo malgrado -o forse no- quel mantra non sembrò convincerla alquanto, perchè quando notò un gruppo di tre ragazzi osservare sin troppo insistentemente la schiena -o meglio, il fondoschiena- di una giovane girata di spalle, la Lupa quasi non se ne accorse, di stare già caricando come un toro. Non la conosceva, no -da dietro, ancora, non l'avrebbe identificata- ma d'istinto ruggì - « Vi levate dalle palle? » - visibilmente nervosa. La musica continuava, la vita scorreva, ma lei teneva i pugni stretti, pronta a riversare contro i poveretti tutto il suo odio, se necessario. « Weilà, che è - è la tua ragazza? » Kira s'avvicinò alla sconosciuta, insinuandole un braccio attraverso i fianchi. Ancora non la guardava. « E quindi? Ti fa strano perchè non ho il cazzo? » « Aspetta, dai. Frena, frena, frena. Non abbiamo fatto niente di male. » Già, per ora. « E nemmeno io. Ma prima di farmelo fare, qualcosa di male, che ne dite di schiodare? » Era il suo ultimo avvertimento. « Dai, Scott, lasciale stare. Andiamo. » « Ma..- » « Andiamo. » I tuoi amici sono molto più intelligenti di te, Scottie. Con ancora i denti digrignati, finalmente si voltò verso di lei. Ed a quel punto, trasalì. Poi, indietreggiando d'un passò, borbottò. « Ah - sei tu. » Sbuffò, le labbra adesso piegate in una smorfia. Robyn Murphy, una delle fiamme di Dash. Non le aveva mai fatto in vero nulla, di male, ma a Kira riusciva assai semplice, avere in odio qualcuno. Specie quando quel qualcuno s'era rotolato per chissà quante volte tra le lenzuola di suo fratello. Era una persona patologicamente gelosa, la piccola Grayson. « Sei, mh, qui da sola? »
     
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    Era inusuale che una ragazza apprezzasse il whisky. Robyn lo aveva capito dal modo in cui i bar tender - di solito maschi - reagivano davanti alla sua richiesta: c'erano quelli che alzavano un sopracciglio e fingevano di non aver sentito bene, quelli che ridevano sotto i baffi ma decidevano di servirle lo stesso la sua ordinazione (quasi intendessero sfidarla) e, infine, c'era una terza categoria a cui appartenevano tutti quei ragazzi che invece finivano per guardarla con ammirazione e curiosità. Quella sera era stata proprio fortunata e il ragazzo dietro al bancone si era rivelato meno maschilista della maggior parte dei suoi colleghi, senza contare che lo trovava persino carino e, dal momento che era uscita con l'intento di non tornare a casa da sola, il ché non guastava. Dieci punti a suo favore. aveva immediatamente pensato Robyn, mentre quello gli serviva il suo drink con il massimo rispetto ed un bel sorriso stampato sulla faccia.

    «Cosa ti ha portata fin qui? Aspetti qualcuno forse?» domandò il ragazzo, intento ad asciugare un mucchio di bicchieri prima che un nuovo cliente gli chiedesse di riempirne uno. «Oh, io...no Risata nervosa. Che cazzo ridi Robyn? Si portò indietro una ciocca di dread e si ricompose prima di parlare ancora. «No, no, sono qui da sola e cerco di fare ciò che immagino cerchino di fare tutti, qui dentro: divertirmi.» aggiunse, distogliendo lo sguardo dal liquido ambrato che aveva nel bicchiere per puntarlo dritto negli occhi del ragazzo. Era da così tanto tempo che non flirtava con qualcuno che temeva di aver persino dimenticato come farlo. «E ti stai divertendo?» domandò lui, lanciandole uno sguardo intenso e colmo di aspettative. Al ché, la ragazza non poté fare a meno di lanciargli un amo. «Oh, beh, dipende... a che ora stacchi?» gli domandò, senza alcun pudore, mordendosi il labbro inferiore per nascondere un sorriso, certa che il suo tentativo sarebbe andato a segno. E probabilmente sarebbe stato così, se la conversazione non fosse stata interrotta da un contatto inaspettato. Il braccio di una ragazza le avvolse la vita, costringendola a voltarsi proprio nel momento in cui la sconosciuta abbaiava qualcosa ad un gruppo di ragazzi poco distanti da loro. «E quindi? Ti fa strano perchè non ho il cazzo?» Robyn aggrottò la fronte, ma non riuscì a collegare subito quel timbro di voce alla legittima proprietaria. Sapeva di conoscerla, persino l'aspetto le era familiare, ma... dovette assistere a tutta la scena per riuscire a collegare i puntini. Quando finalmente riuscì a dare un nome e persino un cognome alla sconosciuta, decise di assecondarla in quel teatrino per pura solidarietà femminile, visto che - distratta dal bar tender - si era persa la miccia che aveva fatto scattare la Grayson fino a quel punto. «Ragazzi, ragazzi, per favore.. Fatevi un giro, mh? Non siamo interessate a...qualunque cosa vogliate.» le diede man forte Robyn, imitando uno sciò-sciò con le mani, in modo da enfatizzare il messaggio e allontanare quei brutti ceffi prima che Kira facesse scoppiare la terza guerra mondiale.

    Contrariamente a quanto si aspettava, però, la ragazza non sembrò apprezzare la sua intromissione, perché non appena i loro sguardi si incrociarono, la bionda fece un passo indietro, quasi pentita di aver dato prova del proprio temperamento non proprio pacato. «Delusa?» chiese Robyn, dando nuovamente le spalle ai ragazzi per prestare tutta la propria attenzione all'irlandese. La osservò con la coda nell'occhio, sconvolta che quella potesse essere la stessa piccola Kira che ricordava correre come una forsennata da una parte all'altra durante i balli stagionali cui entrambe erano tenute a partecipare insieme alle rispettive famiglie. Avevano persino qualche anno di differenza, eppure ormai maggiorenni entrambe, nessuno avrebbe mai notato la differenza d'età se le avesse viste insieme quella sera. «Io-» stava per dire qualcosa Robyn, ma prima che potesse intercettare lo sguardo del suo bar tender (ormai perso in chissà quante altre conversazioni), qualcuno la trascinò di peso contro un muro poco distante da loro. «Un bacio, solo un bacio e ti faccio cambiare idea. Che ne dici bellezza le alitò addosso lo stesso ragazzo che qualche minuto prima aveva animatamente discusso con Kira. Puzzava di birra e di salsa barbecue, e la Murphy trovava quella distanza fin troppo ravvicinata per essere considerata "adeguata", ma la sua espressione - mentre cercava di allontanarsi da quel corpo estraneo - non era spaventata, piuttosto infastidita da quell'invasione di campo. «Senti, coso, che ne dici di portare tutta la tua eccitazione altrove?» cercò di domandargli con diplomazia, nella speranza che sarebbe bastata.

     
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2 replies since 25/4/2024, 18:23   64 views
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