❝ S-Class ❞

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    Maylin Kumiko Xiang

    Che May non fosse mai stata tra gli studenti più brillanti quando si trattava di seguire le lezioni di pozioni non era un gran segreto per nessuno. Per quanto cercasse di prestare attenzione qualcosa finiva sempre per andare storto. Le sue pozioni scioglievano i calderoni ed i tavoli sottostanti, oppure finivano con l'esplodere con un suono assordante che puntualmente costringeva gli studenti più vicini alla sua postazione a scappar via tra urla terrorizzate. Ci aveva rimesso un paio di volte le sopracciglia la Xiang, durante quelle maledette lezioni. Ci provava, davvero, ma la delicatezza e l'attenzione necessaria a trattare e dosare gli ingredienti sembravano del tutto estranee a quel corpicino sempre smosso da un'energia a stento contenibile in quel fisico troppo minuto. “Devi riuscire ad alzare la media anche nella mia materia se vuoi sperare di diventare un Auror, Xiang.” La voce del professore le aveva gettato addosso un'angoscia che l'aveva perseguitata anche nei giorni a seguire dopo dell'ultima disastrosa dimostrazione fornita dalla cinese al resto della classe durante l'ultima ora di Pozioni per quella settimana. E tuttavia non era nelle corde di May arrendersi senza tentare persino l'impossibile... e persino se quell'impossibile significava richiedere l'aiuto di un qualche Superior che potesse darle una mano per recuperare la serie disastrosa di voti disseminati nel corso di tutto l'anno scolastico. Certo, aveva poi imprecato e maledetto ogni divinità conosciuta nello scoprire come il prescelto fosse quel blocco di ghiaccio di Lyall Carrow, tentata di accampare una qualsiasi scusa pur di riuscire a farsi assegnare qualcuno di quantomeno... sopportabile per darle un aiuto pratico in una materia già di per sé affatto felice. Ma il danno era ormai stato fatto. Aveva passato i giorni successivi con una smorfia ben poco rassicurante a piegarle le labbra verso l'ingiù, persino più scontrosa del solito con chi avesse osato mettersi tra i piedi e decisamente più appiccicosa verso le poche persone con cui si sentiva totalmente libera di mostrare le proprie debolezze. Non era poi una tale tragedia, aveva cercato di rassicurarla Jessie, e forse il Carrow si sarebbe rivelato solo molto timido, ma super simpatico! Certo. Era possibile, non intendeva negarlo... allo stesso modo e probabilmente con le stesse altissime percentuali di probabilità che il giorno seguente Mey venisse eletta regina d'Inghilterra per merito. Come sempre succedeva quando si desiderava che il tempo scorresse lentamente per permettere di ritardare il più a lungo possibile il momento di prendersi le proprie responsabilità, i giorni sembrarono scorrere nel giro di appena due battiti di ciglia. Senza nemmeno avere pienamente coscienza di come ci fosse arrivata fino ai sotterranei, in quella mattinata di un Sabato che sembrava destinato ad essere il peggiore di sempre, May si bloccò davanti alla porta dell'aula di pozioni per concedersi almeno un ultimo, profondo respiro. Con i denti affondati nel labbro inferiore e le mani strette attorno alla tracolla appesantita dai libri e quaderni che si era portata dietro, pensò quanto avrebbe potuto essere infondo grave non presentarsi affatto. E poi, cosa avrebbe fatto? Gli unici Superior con cui la Xiang si potesse dire abbastanza in confidenza erano infondo Dewei e Jun-hyeok. Se il primo era forse persino più incapace di lei nella delicata arte delle pozioni, il secondo avrebbe probabilmente finito con il guardarla come si osservava un moscerino morto spiaccicato contro gli occhiali di protezione durante una partita di Quidditch: fastidioso ed abbastanza disgustoso, ma di certo ignorabile. Per quanto quindi fosse un pensiero ben poco piacevole e rassicurante, il Carrow era alla fine dei conti la sua unica speranza. Premendo entrambe le mani contro le guance May contò mentalmente fino a dieci prima di decidersi a spalancare con un movimento deciso del polso la porta davanti alla quale si era bloccata per fin troppo tempo. « Buongiornoooo! » Sì, partire con entusiasmo e mostrandosi ben disposta era di certo un ottimo inizio. Peccato che quel saluto tanto volenteroso venne accolto unicamente da una stanza... vuota. Che fosse stato il Carrow, alla fine dei conti, a decidere di ritirarsi dalla missione suicida di darle ripetizioni? Rimase per qualche attimo ferma sull'uscio, le sopracciglia aggrottate e le labbra socchiuse in una smorfia piuttosto confusa. Lo sguardo affilato si mosse tra i banchi completamente sgombri mentre il corpo indietreggiava istintivamente di un passo indietro, quasi quella fosse l'occasione perfetta per darsela a gambe senza alcun senso di colpa. Lei ci aveva provato, era Lyall a non essersi presentato! Peccato la schiena si ritrovò ad impattare contro un ostacolo che non era stato preso minimamente in considerazione e che riuscì a strapparle di bocca un urletto in falsetto, tanto fu la sorpresa. « Che cazzo! Vuoi farmi venire un infarto, coglione che non s- Oh. Lyall. Ciao. »
     
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    Non si poteva certo dire che fosse un tipo estroverso, Lyall Carrow, men che meno intenzionato a spendere il proprio tempo ad aiutare chi sembrava non essere sufficientemente in grado di raggiungere quanto meno la sufficienza in qualsivoglia materia studiata tra le mura di quel castello. Questo gli era stato inculcato fin da quando ne avesse memoria e, sebbene in quegli ultimi anni stesse tentando di allontanarsi dagli ideali a cui la sua famiglia aspirava da tempo immemore, non sempre gli veniva facile accostarsi a qualcosa di più, avrebbe detto, umano. Aiutare qualcuno non rientrava solitamente nei suoi piani, a meno di non ricavarne qualcosa. E dubitava seriamente che da Maylin Xiang potesse ricavare alcunché, eppure, andando contro la propria natura, aveva accettato di aiutarla. Sarebbe stato una sorta di esperimento, qualcosa che non sarebbe stato carino far sapere alla diretta interessata, e di cui tuttavia si preoccupò il minimo indispensabile.
    Chiuse il libro di Trasfigurazione, fece scivolare la lingua sulla foglia che aveva iniziato a far macerare nella propria bocca da un paio di giorni, lasciando scivolare lo sguardo su quanto appuntato sul taccuino da allora: 27 aprile, ore 07:27 PM. Ne mancavano ancora troppi, di giorni, pensò il ragazzo alzandosi dalla seduta che aveva occupato per almeno tre ore, avviandosi verso l'uscita della biblioteca. Attraversò l'atrio, tracolla sulla spalla sinistra, mani in tasca e sorriso sghembo ad accogliere Evans, Flint e Greengrass, membri della squadra di Quidditch dei verde-argento. Sarebbe stato puntuale, se non si fosse attardato con loro nei pressi della scalinata che lo avrebbe condotto nei sotterranei, lì dove la compagna di avventure di quel pomeriggio lo stava attendendo. Rise, seguì lo sguardo dell'Evans che si fiondò sul fondoschiena di una Tassorosso del settimo anno e annuì col capo. Il cambiamento poteva essere ormai in fermento, ma certe cose erano destinate a perdurare, e i vent'anni di un ragazzo in piena tempesta ormonale erano qualcosa a cui porre un freno sarebbe stato quasi innaturale.
    «Non è male, ma c'è di meglio.» Si morse il labbro inferiore e trattenne una risata, poi lo sguardo scivolò sull'orologio del compagno e la mano scattò ad afferrargli il polso. «Non è vero.» Imprecò con sguardo allarmato e tentò di convincersene cercando conferma negli occhi del ragazzo, il quale gli rivolse unicamente un cipiglio confuso ritirando il braccio dalla sua presa.
    «Cazzo.» Si passò una mano tra i capelli arruffati e sospirò. «Devo andare. Ci vediamo domani agli allenamenti.»
    Un cenno del capo e volse a tutti loro le spalle, scendendo uno alla volta i gradini che lo avrebbero condotto proprio di fronte alla studentessa che sembrava non poter avere successo senza il suo aiuto. Che prospettiva allettante, rifletté, prima di posizionarsi proprio dietro di lei e ammortizzare con una mano sulla sua spalla il colpo di cui la Grifondoro fu vittima.
    «Ciao.» Lasciò calare il proprio sguardo su di lei e sorrise. «Continua, ti prego.» Si scostò da lei sfilando la mano da quel contatto ed entrò nell'aula vuota. Inalò l'odore aspro di qualche intruglio che doveva essere stato preparato erroneamente da chi, prima di loro, aveva occupato quelle mura. «Sono molto curioso di sapere come mi avresti definito, se non avessi avuto un folle bisogno del mio aiuto.»
    Abbandonò la tracolla su un tavolo da lavoro e si sedette su uno sgabello, le braccia incrociate al petto e l'angolo ricurvo delle labbra che lasciava intravedere la fossetta sulla guancia destra.
    Era annoiato, ma potenzialmente divertito. Il che non rappresentava certo la prospettiva ideale per l'inizio di quella lezione.
     
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