Lost cause.

Che il corso per diventare Auror sarebbe stato impegnativo, Mars lo sapeva sin dal principio: 1) perché si trattava di una carica ministeriale ambita e un obiettivo decisamente ambizioso da raggiungere; e 2) perché Mars aveva passato ben poco tempo sui libri nel corso della sua vita. Studiare da privatista - aveva appreso a posteriori - era stato un vero e proprio privilegio che gli aveva risparmiato non solo di studiare volumi infiniti e pieni di informazioni noiose, ma anche di passare intere notti in bianco a compilare relazioni e temi di sorta. D'altronde, aveva ricorso all'aiuto di un tutor perché, impegnato com'era a raggiungere il successo nella sua carriera di musicista, restava ben poco tempo da passare sui libri e quel tempo, Mars lo aveva sempre dedicato ad altro. Ma contrariamente a quanto il suo aspetto alternativo lasciasse pensare, l'americano non era uno che si arrendeva davanti ad un ostacolo qualsiasi e quando si prefiggeva un obiettivo puntava a raggiungerlo, usando tutti i mezzi e gli strumenti di cui era in possesso. Motivo per cui, quel giorno, quando passando davanti alla bacheca scolastica aveva intravisto, con la coda dell'occhio, un annuncio in cui Poppy Weasley offriva ripetizioni di pozioni, Mars non aveva proprio potuto evitarlo: dopo essersi guardato intorno per assicurarsi che nessuno lo vedesse, aveva strappato l'annuncio e le aveva inviato un gufo con ora e luogo dell'appuntamento. Puro interesse scolastico, chiaramente. O almeno, così avrebbe tentato di dire a Rehan, quando gli avrebbe raccontato di quanto aveva fatto. (E lui, da buon amico quale era, non ci avrebbe creduto).

Quando il Carter-Johnson aveva spedito il gufo a quella che sarebbe diventata la sua tutor per un giorno, non era sicuro che il proprietario dell'Antico Pozionista avrebbe accettato di accogliere ospiti nella sua bottega, ma era bastato allungargli qualche galeone in più perché la sua idea andasse in porto. E così, recatosi sul posto con un po' di anticipo, Mars si era assicurato che la stanza privata avesse tutto l'occorrente per cucinare intrugli di tutto rispetto: d'altra parte, quale posto migliore per preparare pozioni, se non una bottega appartenente ad un vero e proprio pozionista?
In piedi davanti alle alte credenze piene gremite di ingredienti, Mars sbirciò tra le boccette con un certa curiosità. Tra le cose più strane e curiose che lesse ci fu il Fetore di Morte e le lingue di Dugbog. Insomma, da quello che sapeva quei rettili erano particolarmente grandi, come potevano ricavarne la lingua e infilarla in una boccetta come quella? Mistero che un giorno avrebbe risolto, ma che per quel pomeriggio congedò con un'alzata di spalle. Per ingannare l'attesa, il ragazzo passeggiò avanti e indietro per la stanza, si sedette su uno degli sgabelli che aveva fatto posizionare davanti al tavolo da pozionista e aprì persino il libro di pozioni, nel tentativo di sembrare più interessato alla materia di quanto non fosse. E fu proprio mentre sfogliava le pagine del polveroso volume che sentì uno scricchiolio derivante dalla porta che era stata spalancata da niente di meno che...
«Penelope Weasley, sei sempre un gran piacere per gli occhi.» ammiccò il biondo, non appena vide la rossa fare capolino nella stanza accompagnata a destinazione da un borbottante proprietario del locale. Quando l'uomo si fu allontanato e la porta alle spalle di Poppy fu chiusa, Mars si mise in piedi e allargò le braccia, soddisfatto. «Benvenuta nella mia cucina.» ironizzò, facendo un chiaro riferimento a quanto sarebbe stato facile produrre droghe con tutta quella strumentazione. Di sicuro lui avrebbe avuto più possibilità di successo.

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